MEGLIO LE CORNA CHE UNA MALATTIA
Il test farlocco del martedì eseguito sul
valico delle Strette da diversi ciclisti che oltre alla fascia cardio avevano
le biciclette troppo assistite con incorporato batteria e motore, doveva essere
l’argomento di discussione davanti al cancello di Dino il tipografo del sabato,
dopo che giovedì per paura di bagnarsi Quelli del Gruppo B non si sono allenati
e pensare che avevo preso pure un giorno di ferie per farmi la gamba con i miei
compagni di squadra, ma il re dell’inchiostro su carta senza tentennamento
alcuno, lungimirante, rimanda quell’allenamento.
Arrivo puntuale al ritrovo del sabato, mancano cinque minuti alle nove e mi trovo davanti a una strana situazione. In molti sono attorno alla Carla di Cortona che sta piangendo, ma ci pensa il mio amico Maurino detto Scheggia sceso da Buriano a ragguagliarmi.
“Anacleto l’ha lasciata. Finché stavano in
Valdichiana lui amava la gallina vecchia, approdati in Maremma si è accorto che
non gli dispiacciono le pollastrelle nostrane”.
Chissà perché, ma dopo quella ricostruzione
con paragoni da pollaio, sento che sto per essere coinvolto.
Percezione che si avvera trascorsi neanche
dieci minuti dal via all’allenamento.
“Ho lavorato per te”, mi dice Renato affiancandomi e facendo spostare bruscamente Maurino detto Scheggia sceso da Buriano, in mezzo di strada.
Renato |
“Anacleto l’ha fatta cornuta alla Carla di
Cortona – mi conferma l’imprenditore della calcina – adesso vedi di fare le
cose a modo, perché una così un la trovi da nessuna parte”.
Poi, senza tanti altri discorsi mi riassume,
avendo seguito tutto quanto accaduto dalle 8.45 con l’arrivo della Carla di
Cortona al ritrovo.
“Si è presentata – mi dice Renato - con
gli occhi lucidi. Le ho chiesto cosa stava accadendo ed è scoppiata a piangere.
Lui, l’Anacleto, l’ha lasciata martedì appena tornata dall’allenamento.
Rientrata a casa ha trovato quel ragazzotto che metteva le valigie in macchina.
Arrivederci e grazie”.
Renato torna a farmi presente che poco
prima, pedalando accanto alla donna, aveva intercesso nei miei confronti e la
cosa mi cominciava a preoccupare.
“Te sei un bravo cristiano, stalle accanto
secondo me presto vi sposate pure”.
Detta in quel modo mi è sembrato al
momento una minaccia e neanche troppo velata, ma poi mi sono immedesimato
nell’animo gentile dell’imprenditore edile in pensione e capite le sue nobili
intenzioni ho aspettato il momento meno peggio per avvicinarmi alla donna,
vista la nostra rispettosa amicizia, sperando di trovare le parole giuste.
Affianco la Carla di Cortona nel piazzale
del bar-panificio di Ribolla dove abbiamo programmato la sosta caffè. Mettiamo
le biciclette appoggiate al cordolo del giardino e la guardo. Lei mi sorride e provo
a iniziare una conversazione accettabile.
“Renato è sicuro che presto noi due
diventiamo marito e moglie. Vedi te”.
“Lo
sai che ha detto a me?”. Mi chiede la Carla di Cortona dopo che riacquista
un’aria tranquilla, indicandomi Renato.
Non le rispondo, allargo le braccia
rassegnato e lei mi sintetizza il concetto.
“Meglio le corna che una malattia, ma è
stato anche pungente aggiungendo che uno giovane come l’Anacleto lo facevo
invecchiare io a letto, ma quello, secondo lui, era davvero troppo ragazzotto anche
per me”.
Sorridiamo entrambi e ci stiamo per unire
al gruppo seduti fuori dal bar, ma Renato ci viene incontro. Metto
immediatamente in allarme la Carla di Cortona.
“Preparati questo potrebbe già chiederci
di fare il testimone al nostro matrimonio o addirittura di ufficiare lui le
nozze se queste saranno con rito civile in Comune”.
Ci vado poco lontano.
“E’ sabato e stasera – mi dice fissandomi
con aria risoluta - la porti fuori a
cena. E’ stata anche troppo sola in questi giorni a farsi male con i ricordi.
Voglio sentirvi dire che uscite assieme e domattina mi raccontate cosa è
successo”.
Stanco della pedalata, fino a Ribolla, non
ci arrivavo da un paio d’anni, accontento pubblicamente Renato.
“Ti va?”.
Fissiamo per le 21:00.
“Ti sei vestito da appuntamento galante,
ma non credo di essere dell’animo giusto”.
Mi saluta così la donna appena sale in
macchina.
“Non potevo venire con il completo
ciclistico aderente alle mie forme atletiche perfette”.
Le rispondo prontamente e aggiungo:
“Andiamo a cena in un locale di un mio caro amico, ma dubito fortemente che
conciato in quel modo mi avrebbe fatto entrare”.
Ridiamo, ma poi ci tengo a puntualizzare
che quello non è altro che il mio abbigliamento ordinario per andare in
ufficio.
“Ho solo messo una giacca con sotto una
camicia bianca che sta sopra a un paio di jeans antichi di quelli scuri e non
tutti tagliati come vanno di moda adesso”.
Lei ammette di avere un po’ voluto
smorzare la situazione, ma ci penso io a pareggiare i conti.
“Dei due te sei molto più provocante”.
Le indico la gonna che ha uno spacco molto
generoso sul davanti.
“Tanto le gambe vanno sotto al tavolo”.
Afferma diventando un po’ rossa in volto.
Stiamo due ore all’interno del ristorante
e riesco a tenere la conversazione fuori dalla storia del recente suo ritorno
alla singletudine, ma quando arrivando inaspettatamente a parlare di estate, lei
abbina il discorso alla sua casa vicino alla spiaggia e quanto le piace
passeggiare sulla battigia al tramonto e vira improvvisamente sul suo status di
ritrovata zitellaggine, affermando sconsolata che non potrà passeggiare con
lui, l’Anacleto, quello che pensava fosse il suo uomo per sempre.
A quel punto cosa dire un mi viene proprio
in mente e resto in silenzio e penso che Anacleto di brutto aveva solo il nome.
Giovane alla moda con barba sapientemente tenuta incolta, capelli biondi
lunghi, alto più di un metro e ottanta, palaestrato e se malauguratamente
avesse avuto la passione per la bicicletta di sicuro avrebbe pure vinto il
Campionato di Quelli del Gruppo B, ma tutti questi miei giudizi alla Carla di
Cortona li ho risparmiati e non mi cavo da quell’impiccio malinconico.
La serata finisce proprio in quel momento,
sui sogni infranti della donna.
L’accompagno a casa. Ci salutiamo davanti
al cancello della sua villetta.
“E domattina che gli racconto a Renato?”.
Con questo pensiero sono infilato sotto le
coperte a stomaco pieno e mi sono addormentato immediatamente.
Rossano Scaccini
©Riproduzione
riservata
I
luoghi sono reali come quasi tutti i personaggi castiglionesi, ma Saetta
dell’hinterland milanese, Carla da Cortona, Irene di Sanfatucchio, Anacleto di
Poggibonsi sono di fantasia, come le storie che leggete.