martedì 30 agosto 2016

L'eredità del Fantini: unanime il consenso della critica. Marco Ghizzoni ha fatto un altro centro

Il notaio Ersilio Cristalli è appena arrivato a Boscobasso e si è già scontrato con il maresciallo Bellomo. Passi il fatto di averlo quasi investito, ma installarsi nella villa del fu liutaio Antonio Arcari è davvero troppo: significa precludere ogni possibilità di ritorno dell’amata Edwige Dalmasso. Ma così è. Il notaio a Boscobasso potrà esercitare la sua professione, superare quel piccolo handicap dell’altezza, anzi, della bassezza, che tante prese in giro gli ha causato, e soprattutto dedicarsi al suo sogno segreto di diventare un attore. Peccato che don Fausto prima gli prometta il ruolo da protagonista nella recita di Natale e poi esiti, comportandosi in modo molto misterioso. Non solo: Amilcare Fantini, titolare dell’omonima officina del paese, decide di passare a miglior vita e lascia il notaio esecutore testamentario delle sue ultime volontà, ma un imprevisto farà saltare i piani. Mirella Fantini, nipote del meccanico e suora in quel di Brescia, si presenta alla porta del notaio in una gelida mattina di dicembre, senza velo e ben decisa a non indossarlo mai più. Con quell’eredità, i progetti per la sua vita sono cambiati... Come se non bastasse, l’auto dell’impiegata comunale Gigliola Bittanti, proprio quella sotto cui è morto l’Amilcare, sembra sparita nel nulla, e don Fausto è vittima di un ricatto a luci rosse.
“L’eredità del Fantini” terzo libro di Marco Ghizzoni, è stato definito da molti addetti ai lavori uno dei fenomeni letterali dell’estate, ma dell’autore di Cremona ho già parlato spesso, intervistandolo in precedenza e ho scoperto molte cose.
L’anno scorso ha mandato i suoi zii a Castiglione della Pescaia e per il 2016 è venuto a farci visita?
“Quest'anno, dopo 10 anni di mare, ho raggiunto un compromesso con ben due donne - moglie e figlia, non so se mi spiego! Sono andato in montagna. Abitando in quel piccolo forno estivo chiamato Cremona,  ho sentito il bisogno di scappare al fresco”.
Un libro all’anno: i primi due con importanti numeri di vendite e il terzo basterà solo dire che è in libreria. Si sente già uno scrittore affermato?
“Il mondo dell'editoria è così volubile, oggigiorno, che non basta più neanche vendere un milione di copie. Per il momento la scrittura resta un secondo lavoro o qualcosa di simile, e va bene così”.
Quale altro sogno nel cassetto ha Marco Ghizzoni oltre a quello di essere diventato uno scrittore ormai conosciuto in Italia e oltre?
“Nessun sogno, ma solo obiettivi. La differenza è netta, poiché i sogni si realizzano indipendentemente dalla nostra volontà, gli obiettivi invece si raggiungono. Scrivere era e continua ad essere uno di questi insieme a leggere il maggior numero di libri possibile”.
Nei suoi tre romanzi, ci trovo personalmente ben inserito del sano pettegolezzo: è una mia sensazione, o ci ho azzeccato?
“Azzeccato in pieno. Il pettegolezzo è il sale della vita nelle piccole comunità di provincia. Senza quello, che altro non è se non una delle tante sfumature del racconto orale, le storie non esisterebbero. Riuscite ad immaginare un paese senza le vecchine sedute in cortile a ciacolare? “.
Rossano Scaccini

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