ADRENALINA ALTENELANTE MA TENDENTE AL RIBASSO PER MAURINO UN ALTRO FLOP L’ALLENAMENTO DELLA DOMENICA E METTE NEL SUO CURRICULA ALTRE SONORE SCONFITTE PER COLPA DELLA MATEMATICA
Ristoro al Bozzone |
Maurino se fosse il
presidente del Consiglio dei Ministri le forze politiche che lo appoggiano gli
chiederebbero la verifica di maggioranza, qualcosa non sta andando per il verso
giusto nel suo modo di guidare il gruppo.
Dopo
il sabato da dimenticare, la domenica è andata pure peggio per il
velocista-scalatore sceso dal colle.
Uno
dei grossi fardelli che si porta dietro è quello di non conoscere i propri
limiti. Pensa di essere un atleta di primo livello, ma non accetta che la sua
levatura ciclistica è di parecchio inferiore a quanto sogna.
Solo
quando riconoscerà la sua statura atletica reale e non quella virtuale vivrà meglio l’andare
in bicicletta.
La
sua irrequietezza ormai conclamata lo porta a non voler stare con chi lo sopporta
in tutti i suoi gesti spesso pericolosi che compie a sua insaputa con il
velocipede. Maurino pensa di reggere
le ruote con i big, ma ci resta male e ci soffre disperatamente quando li vede
andare via. Questo è quanto accade come consuetudine tutte le volte che andiamo
assieme in bicicletta nei fine settimana.
Cronaca
di questa domenica. Al quinto chilometro Renato
Ricci, classe 1940, vincitore della volata di ieri, sabato, non ne vuole
sapere di andare oltre 35 km/h e molla, mandando garbatamente a quel paese
tutti quanti. Ero alla sua ruota e ci sono rimasto. Dopo di me si adegua anche Attilio Nocciolini, ma Maurino come vede sfrecciargli davanti Vincenzo Suero e Loris Topini non resiste e ci molla.
Nei
pressi de Il Grilli lo vediamo venirci incontro mestamente, si mette a ruota e
non fiata. Nessuno gli chiede spiegazioni. Il copione è sempre il solito. Raggiungiamo
Braccagni, svoltiamo verso il passaggio a livello e trovando le sbarre
abbassate. In quei minuti di attesa arriva una telefonata dell’atleta che Maurino vuole battere da sempre: Vincenzo Suero. Assieme a Loris Topini ci stanno venendo incontro.
Saputa
la notizia, come le sbarre del passaggio a livello si cominciano ad alzare, Maurino parte immediatamente
sfrecciando davanti a una serie di macchine che lo ammoniscono con il suono del
clacson e con gesti imprecanti tutti gli stessi da parte di chi sta alla
guida.
Con
quel primo sprint Attilio Nocciolini
mi aggiorna dall’alto della sua esperienza sulla carenza della logica
matematica che Maurino sta
dimostrando.
«Vedi, ancora Maurino un sa calcolare quando partire. Voleva farsi vedere da Suero e Topini che era
in fuga e ora è già ultimo e oltre a essere scoppiato soffia come una
locomotiva, tipo quelle che guidava quando lavorava a Piombino».
Durante
la pausa caffè Maurino resta muto
come un pesce a dieta. L’adrenalina si rifà viva in lui quando si presenta
davanti a noi il valico delle Strette. Maurino
affianca Suero e si studiano per
tutto il tratto in salita.
Mancano
50 metri alla vetta e l’atleta di piazza Lampedusa teneva sul filo del rasoio
quello sceso da Buriano. Si controllavano e rallentano. Ho osato e li ho
staccati tutti. E questo la dice lunga su come sia concio Maurino. Perdere dal sottoscritto allo sprint è davvero la notizia
del giorno.
La
discesa che porta all’Ampio tutti continuano a restare in religioso silenzio.
Avermi visto vincitore del GPM era un sintomo che stavo bene e che avrei dato
battaglia anche all’arrivo.
Ai
meno due dal traguardo riprendono le schermaglie. Parte Loris Topini con a ruota, o meglio attaccato Renato Ricci, dietro si mette prontamente Maurino. Prendono un centinaio di metri. Suero cambia rapporto e con lui ci accodiamo io e Attilio Nocciolini. A Loris gli fa male la spalla perché la
presa di Renato è semplicemente
ermetica e decide di staccare il motore. Maurino
anche in questo caso ha calcolato male il tutto e si trova vuoto di gambe. Gli
sfrecciamo davanti. La vittoria la lasciamo a Attilio Nocciolini che sta diventando da allenatore a avversario
storico di Maurino.
Rossano Scaccini
©Riproduzione
riservata.
I
personaggi sono veri, come i luoghi. Le storie non si allontanano dalla verità,
ma c’è un po’ di sana ironia e tanta fantasia.