I peccati della bocciofila - uno spaccato di provincia davvero accattivante quello raccontato da Marco Ghizzoni
“Castiglione della Pescaia è quell'angolo di Paradiso in Toscana che
conosco bene. Quest’anno non ci sono potuto venire, ma l’ho consigliata a due miei
zii, ed è stata la loro meta di vacanza”.
L’intervista a Marco Ghizzoni, lo scrittore che sta avendo un gran successo
di lettori per il suo secondo lavoro “I peccati della bocciofila", inizia con
questa affermazione.
Ghizzoni ha al suo attivo, con il suo romanzo d’esordio “Il cappello del
maresciallo”, 15 mila copie vendute.
Ho già intervistato Ghizzoni dopo aver letto il suo primo lavoro e con “I
peccati della bocciofila”, continua un gradevole viaggio.
A Boscobasso arriva il vizio, approfittando di una delle grandi passioni
dei suoi abitanti: le bocce. Il maresciallo Bellomo capisce fin dal giorno
dell'inaugurazione che il nuovo bocciodromo gli darà dei problemi, ma trovarsi
subito alle prese con una rissa, un caso di scomparsa e un'indagine che non
s'ha da fare gli sembra un po' troppo. D'accordo, i campionati provinciali si
avvicinano e serve un locale dove il loro miglior giocatore, Dermille
Valcarenghi, possa allenarsi come si deve con la squadra. Ma è proprio
necessario affidarlo a una barista brasiliana così sexy e così disponibile? Nel
volgere di pochi giorni la febbre del gioco e dell'intrigo dilaga nel paesino e
tra adulteri reali e presunti, maldicenze e drammi della gelosia si rischia la
tragedia vera. Non si salva nessuno: il rude oste Raffaele, il rigoroso
appuntato Cannizzaro, l'impeccabile perpetua Franca... L'unico a fare i conti
con la propria coscienza, a quanto pare, è il parroco don Fausto. Vale più la finale
del campionato o l'anima delle sue pecorelle? In questo nuovo episodio della
commedia di paese di Marco Ghizzoni, il maresciallo Bellomo e la sua
sgangherata squadra tornano protagonisti di una storia d'amore e menzogne che
si tinge di giallo, nell'irresistibile estate di Boscobasso: la più calda delle
stagioni.
Dopo aver letto questo libro le domande per Ghizzoni sono molte e parto a
raffica.
Una brasiliana, non
bella, ma soltanto grazie all’immaginario collettivo che si viene a creare, pensando
a donne di quei posti, in un paese di provincia può davvero provocare questo
scombussolamento?
“L'esperienza personale me lo conferma! Non importa la bellezza, ciò che
conta sono i centimetri di pelle nuda e la provenienza da un altro
"branco". Non so se mi spiego...”.
Il maresciallo Nitto
Bellomo è proprio uno scansafatiche?
“Lo è in misura moderata, ma lo diventa all'ennesima potenza quando gli
fanno girare le palle e se ne fa, quindi, un punto d'onore. Già l'avventura in
quel di Boscobasso parte male- immaginatevi voi di essere sradicati da un
incantevolo posto di sole e mare per essere catapultati in un buco infestato di
nebbia e zanzare- quando poi si rende conto di essere attorniato da prime
donne, quel po' di voglia di fare che aveva gli passa del tutto.
Ma fondamentalmente è buono, un mostro che più umano non si può”.
Non crede di aver fatto
lavorare troppo i tre militi della caserma di Boscobasso?
“La colpa non è mia, ma dei loro compaesani. Scherzi a parte, si tratta di
un meccanismo antropologico tipo della provincia: la prossima volta tocca a me
essere protagonista, e a forza di pensarla così, succede il finimondo. Ci
vuole sempre qualcosa di cui parlare, e non far parte di ciò che accade,
significa essere tagliati fuori dall'intera comunità che su un castello di
sabbia ci costruisce una rocca medievale”.
Il cappello del
maresciallo, sua prima fatica ha venduto oltre 15mila copie, con i peccati
della bocciofila a che punto siamo?
“A buon punto, direi. È andato in ristampa dopo meno di un mese e continua
a godere della fiducia dei lettori, che ringrazio. Il secondo libro è sempre il
più ostico, quindi non posso proprio lamentarmi”.
Stiamo aspettando il
terzo romanzo ambientato su Boscobasso, la cittadina immaginaria che proprio
così non lo è, ma un accenno su cosa ci appresteremo ad acquistare in libreria?
“Il terzo episodio è già pronto e vedrà presumibilmente la luce in
primavera dell'anno prossimo. Uscire quando sbocciano i fiori e ricomincia la
vita in natura ha un che di benaugurante. Questa volta sarà un notaio venuto
dalla città a creare scompiglio; affetto da un ego gigantesco, inversamente
proporzionale alla sua altezza, decide di assecondare le sue velleità attoriali
nel paese sbagliato. E siccome il lavoro lo seguirà fin lì, sarà coinvolto in
un raggiro che vedrà protagonista il meccanico di Boscobasso e nientepopodimeno
che don Fausto, ad opera di una persona al di sopra di ogni sospetto.
E mi fermo qui, per non togliere il piacere della lettura a chi vorrà
acquistarlo”.
I peccati della
bocciofila sono ambientati molto all’interno di un bar, che sveliamolo lei ha
frequentato da piccolo, era quello di sua mamma?
“Esatto. È lì che ho assorbito le dinamiche sociali tipiche dei piccoli
paesi di provincia e questa esperienza mi ha consentito anche di farmi una
scorta di storie e personaggi pressoché inesauribile. Quando si dice che la
realtà supera la fantasia...”.
Lei è un agente di
commercio e a tempo perso scrittore, quanto ci manca quantificando le vendite,
parlando di libri, per dedicarsi a tempo pieno a questo che ad oggi lei
definisce un hobby?
“Attualmente posso dire di svolgere entrambi i lavori part time: la mattina
la dedico ai miei clienti, il pomeriggio ai miei personaggi. Quantificare non è
semplice, io mi sono posto l'obiettivo delle 30 mila copie, giusto per renderlo
accessibile. Se poi i lettori volessero premiarmi con 100 mila copie, non mi
tirerei certo indietro!”.
Documentandomi su di lei
ho letto che a casa sua, quando era bambino, in ogni stanza trovava libri, ma
voliamo basso, come si può invogliare a leggere?
“L'invito alla lettura deve partire fin dalla prima infanzia, abituare i
bambini ad ascoltare e raccontare storie, svelar loro il piacere delle parole e
del ritmo dettato dalla punteggiatura, un po' come si fa con la musica. Il
resto viene da sé, poiché saranno loro i primi a voler leggere qualsiasi cosa
non appena impareranno a farlo. La scuola, poi, dovrebbe sostenere questa
passione attraverso letture consigliate e mai obbligate di cui parlare in
classe senza verifiche e voti poiché la lettura non può e non deve essere
didattica né didascalica, mai è poi mai. Il problema, arrivati a questo punto,
non è leggere Delitto e castigo o Harry Potter, ma è leggere. Il 60% degli
italiani, l'anno scorso, non hanno letto nemmeno un libro! Non ne sono più
capaci abituati come sono a contenuti video che li rendono passivi. Mettere
insieme le lettere e girare pagina sono diventate attività alla portata di
pochi e questo non va bene. Nei Paesi anglosassoni si legge tanto perché si
inizia presto attraverso iniziative mirate e intelligenti al servizio dei
bambini. Sono loro gli adulti e i lettori del futuro. Per concludere con questa
tirata prima di diventare pedante, sa qual è il vero limite? Tutti questi
adulti che vogliono far leggere i propri figli e sono loro i primi a non farlo.
Buon esempio, tutto qua”.
Marco Ghizzoni scrive
piacevolmente satira. A me piace, ma adesso nei luoghi dove vive e ambienta le
sue storie, ci sono persone che le hanno fatto richieste particolari, anche
insolite?
“Per fortuna no. Ma hanno tutti un'irrefrenabile voglia di raccontarmi la
loro vita, così interessante, a loro dire, che potrei scriverci un libro”.
Ha definito lo scrivere
come un passatempo, e la lettura invece la descrive in che modo?
“Passatempo sarebbe riduttivo. Per me scrivere è un'attività estremamente
piacevole e divertente, ma è anche impegno e metodo poiché un romanzo non si
scrive solo con l'ispirazione e l'immaginazione. Trovare un equilibrio nella
storia, come nella vita vera, e assai più complicato di quel che sembra. La
lettura, per me, è semplicemente l'esperienza più bella che si possa fare. Non
già per vivere una fuga dalla realtà, come la retorica impone, ma proprio per
capirla meglio attraverso le vite e le esperienze altrui.
Leggere un libro è leggere una parte di mondo”.
Rossano Scaccini
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