sabato 23 luglio 2011

"LA BICICLETTA HA UN'ANIMA" PAROLA DI ILARIA RINALDI


E’ stata una professionista del ciclismo per diversi anni, ma poi Ilaria Rinaldi, donna concreta e con le idee chiare, ha scelto un altro stile di vita, non ha abbandonato però questo sport che pratica sempre con entusiasmo.
Classe 1985, Ilaria Rinaldi vive a Castelfiorentino è conoscendola meglio si percepisce la sua solarità. Leggendo la nostra chiacchierata lo avvertirete immediatamente.
Che tipo di persona è Ilaria Rinaldi?
“E' sempre difficile parlare di sé, cerco di essere una ragazza solare, che desidera divertirsi e di divertire, rimanendo sempre seria e professionale in ciò che faccio”.
Attualmente che lavoro svolge?
“Collaboro con uno studio grafico, curando la parte commerciale”.
E quando si allena?
“Se riesco a organizzare bene gli appuntamenti di lavoro ho tempo anche per gestire al meglio gli allenamenti, anche se alle volte non è sempre possibile”.
Andare in bicicletta per lei vuol dire?“E' la mia passione, la mia vita. Non riesco a pensare a me senza la bicicletta. E' la cosa che mi permette di estraniarmi da tutto ciò che è "il quotidiano" e di vivere emozioni che gelosamente conservo”.
Le donne che vanno in bicicletta sono?
“Belle ovviamente! Scherzo! Per alcune persone sembra ancora un miraggio vedere una donna in bicicletta, specialmente se si valuta il lato agonistico. L'idea che il sesso femminile possa arrivare a far delle fatiche come i maschietti è quasi difficile da immaginare e quando lo si dimostra con fatti concreti suscita sempre un grande stupore. Le donne sostanzialmente vivono "la bicicletta" nella stessa intensità di un uomo, con la stessa voglia e spirito di sacrificio che concerne questa attività”.
E gli uomini?
“Determinati, alle volte più di certi professionisti. Per tanti la bici è stata una scoperta tardiva, altri invece coltivano una passione che hanno fin da piccoli e tutti lo fanno con grande determinazione”.
Allenarsi con le altre donne è?
“Quando si esce in allenamento il gruppo è misto, per cui non si nota questa grande differenza. Se fossimo solo donne forse potremmo "spettegolare" un po' di più”.
E con gli uomini?
“Dipende dalle giornate e dal gruppo con cui ti trovi. Personalmente penso di esser molto socievole in allenamento quindi mi piace far diventare il piccolo gruppetto una "carovana di divertimento" nel quale si riesce ad allenarsi ma in allegria, con un sorriso in faccia si affronta meglio la fatica”.
La bicicletta se avesse un sesso secondo lei quale manifesterebbe?
“Secondo me non si può stabilire se uomo o donna, è ciò che vuoi farla essere, una parte di te stesso che gelosamente proteggi, con cui condividere momenti di fatica e felicità. Quando si parla di bicicletta l'unica definizione da cui mi allontanerei è "un oggetto" perché penso che nel suo piccolo abbia una sua anima ma solo chi la vive con passione sacrificio può veramente capirla”.
Rossano Scaccini
Foto gentilmente concessa da Ilaria Rinaldi
© RIPRODUZIONE RISERVATA

sabato 16 luglio 2011

Ancora un successo per Federico Moccia

Ho acquistato tutti i libri di Federico Moccia e l’ultimo: “L’uomo che non voleva amare” per me è da ritenersi il migliore in assoluto.
Tancredi, uno dei personaggi del romanzo, persona potente che ha mezzi, denaro e potere per avere tutto, ha un qualcosa che gli impedisce d’essere felice completamente nella sua dorata esistenza di migliardario.
Sofia, pianista di fama internazionale per un voto decide di interrompere la sua carriera di musicista e si limita ad insegnare.
Il loro incontro, la voglia di lui di conoscerla e la reticenza di lei di creare questa opportunità, ma Tancredi scopre il punto debole della donna.
Il finale a sorpresa di questo libro merita l'acquisto.

domenica 10 luglio 2011

MARGHERITA OGGERO: UNA SCRITTRICE CHE TI AFFASCINA CON LA SUA SCRITTURA


Con Margherita Oggero ho in comune la data di nascita, il 22 marzo (io di qualche anno dopo), ma da quando l’ho scoperta in uno scaffale della biblioteca di Castiglione della Pescaia con la sua prima fatica “La collega tatuata”, non ho perso gli altri libri che ha scritto.
Da quel romanzo è stato tratto un film ed ad interpretarlo un’attrice che reputo fra le donne più intelligenti, pungenti e sensibili d’Italia, Luciana Littizzetto.
Chi è Margherita Oggero?

“Sono una persona che h avuto 2 vite: la prima dedicata alla scuola, la seconda alla scrittura”.
Come è scandita una sua giornata tipo?
“Al mattino non sono troppo lucida, o meglio, sono svogliata e quindi mi dedico ad attività di sopravvivenza: spesa, cucina, chiacchiere. Al pomeriggio, dalle 15 in poi, mi metto al computer e scrivo, alla sera spesso sono a cena fuori oppure ho amici da me, in ogni caso leggo per 2 o 3 ore e vado a letto molto tardi. Però, non sempre lo schema regge: ci sono pomeriggi in cui non lavoro e vado al cinema, a sentire presentazioni, a vedere mostre. In altre parole: non mi sento obbligata al lavoro, non più”.
Ho letto tutti i suoi libri, ma l’ultimo, “L’ora di pietra”, l’ho programmato per i prossimi giorni, cosa ha di particolare questo suo novo viaggio che starò per intraprendere?
“L'ora di pietra ha alcune caratteristiche dei gialli, ma non è un giallo. Se proprio dobbiamo incasellarlo, direi che è un romanzo di formazione”.
Camilla Baudino, l’interprete dei suoi romanzi, quando tornerà in azione in televisione ed in libreria?
“Camilla Baudino tornerà in azione quest'autunno alla televisione in una nuova serie di sei episodi, e in libreria l'anno prossimo prima di Natale”.
Rossano Scaccini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto gentilmente concessa da Margherita Oggero

lunedì 4 luglio 2011

OLTRE IL PERDONO IL ROMANZO DI MONICA DE MARCO


Quando decise di mettersi davanti al computer e scrivere “Attimi di felicità”, Monica De Marco ha cercato di sensibilizzare i lettori, ed in molti hanno conosciuto grazie a lei il mondo della displasia ectodermica, malattia genetica rarissima di cui è affetto un suo familiare.
L’autrice, che vive a Prato, in questi giorni manda in libreria la sua seconda fatica: “Oltre il perdono”.
Provo a presentarvela meglio.
Chi è Monica De Marco?
“Sono una normalissima donna di mezz’età che coltiva da sempre un sogno molto ambizioso, scrivere, e la speranza di riuscire un giorno ad avere un pubblico che giudichi, apprezzi, critichi, assolva o condanni, la speranza cioè di realizzare il sogno nel sogno”.
Come è scandita una sua giornata tipo?
“Famiglia, lavoro, le solite cose. E la scrittura logicamente, nei ritagli di tempo, di notte. Ho già iniziato il mio terzo romanzo. Le ore che passo davanti al pc a scrivere sono fra le mie ore migliori”.
Torniamo per un istante al suo primo libro pubblicato, decisamente autobiografico: “Attimi di felicità”, che ha scosso molto l’opinione pubblica, lo può riassumere in poche battute per coloro che ancora non l’hanno letto?
“Attimi di felicità è una storia vera, la mia. E’ la storia di gente semplice, normale, che si trova a dover combattere con mille difficoltà, alcune al limite del paradosso, come purtroppo troppo spesso avviene nella vita, dove la realtà supera davvero la fantasia. Credo che chiunque vi possa trovare delle pagine in cui riconoscersi. Scrivere per me è stato come guardare in uno specchio per riflettere su tutto ciò che era accaduto, e liberarmene, oltre a tentare di sensibilizzare il lettore sulle problematiche della displasia ectodermica, malattia genetica di cui è affetto il mio nipotino, rarissima e praticamente sconosciuta e quindi completamente ignorata”.
Come è arrivata alla sua seconda fatica: Oltre il perdono?
“Ancor prima di aver scritto la parola fine a “Attimi di felicità”, avevo già capito che scrivere mi era ormai diventato indispensabile. Era stato relativamente facile scrivere della mia vita, ma sarei stata in grado di partire dal nulla, immaginare una storia, inventare dei personaggi, cercare di dar loro un volto e un’anima? Ho scommesso con me stessa che ci sarei riuscita. “Oltre il perdono” è nato da questa scommessa”.
Un romanzo rosa, come si evolve il racconto?
“Con “Oltre il perdono” ho partecipato e vinto il concorso indetto dalla Ciesse edizioni per la selezione di opere da inserire nella collana Pink, ma a detta dello stesso editore, Carlo Santi, non è solo un romanzo rosa. E’ un romanzo, punto, che parla sì d’amore e tradimento, ma cerca, scusate il gioco di parole, proprio di andare “oltre”.
Questo libro sta riscuotendo un discreto interesse fra gli addetti ai lavori, lei come lo promuoverebbe per convincere magari di leggerlo sotto l’ombrellone durante questa estate?
“Per chi come me scrive e ammette di scrivere sognando di conquistare una fetta di pubblico, il lettore è l’unico vero giudice, colui che decreta o meno il successo di uno scrittore. Chiedo molto umilmente che mi venga data questa possibilità, non essere un nome famoso non significa non saper scrivere belle storie, e scriverle bene. In ogni caso preferirei sentirmi dire: “Signora, il suo libro fa schifo” che non sentirmi dire nulla, quindi via, tutti a leggere “Oltre il perdono” e dopo passate parola se il libro vi ha convinto oppure stroncatelo, però leggetelo, mi raccomando”.
Monica De Marco cosa legge?
“So che può sembrare una risposta banale, ma Monica De Marco non ha problemi a leggere di tutto, anche se non tutto le piace. Quello che chiedo a un libro, a un racconto, una poesia, è che dopo aver letto mi lasci dentro qualcosa. Può sembrare poco, invece è tutto”.
©Riproduzione riservata
Foto gentilmente concessa da Monica De Marco