domenica 25 settembre 2011

L'opinione di Gianni Minà su sport ed attualità

L’opinione di Gianni Minà sul mondo dello sport e sull’attualità la voglio condividere con voi lettori del mio blog.
Signor Minà quali sono, secondo lei, i valori sia buoni, sia cattivi, che lo sport trasmette?
“Innanzitutto che si può vincere ma si può anche perdere senza fare drammi, una realtà che molti dimenticano in un mondo dove in teoria conto solo chi arriva primo (anche se non si sa in che cosa)”.
Ed i giovani che cosa trovano nel mondo dello sport?
“Ultimamente trovano molto poco, data la crisi assoluta dei valori più elementari, compresa etica, solidarietà e rispetto degli altri”.
Continuiamo a parlare di ragazzi: il calcio come li influenza in positivo o in negativo?
“Il calcio ormai influenza solo in modo negativo i ragazzi, perché ormai è un business spietato, ipocrita e che si propone con valori che non ha più. Forse c'è qualche speranza finché i ragazzi sono adolescenti, ma bisognerebbe spesso cacciare i genitori che stanno attaccati alle reti dei campi dove giocano i propri figli”.
Cambiamo sport: la boxe oggi non ha più un grande seguito come negli anni 60, ma come si può far rifiorire questa nobile disciplina sportiva?
“La boxe è andata in crisi quando in teoria sono migliorate le condizioni di vita dei proletari di molti paesi che producevano campioni del ring. Poi l'affermazione di altre discipline - non solo il basket, la pallavolo, ma anche il beach volley o la stessa atletica e il tennis - hanno offerto occasioni ai più giovani di guadagnare soldi con sport con discipline di minore sofferenza”.
Se le dico ciclismo lei cosa mi risponde?
“Purtroppo una volta le avrei parlato subito di Coppi, Bartali, Koblet, Kubler, Bobet. Poi il quadro è cambiato ed anche la voglia di prendere scorciatoie per arrivare davanti agli altri. Pantani è stato il primo esempio di un campione che non aveva bisogno di niente, ma che è stato triturato dalle esigenze e dai vizi dell'ambiente ed è caduto negli stessi errori di altri compagni dopati. Un vero spreco, un vero peccato”.
Usciamo dal mondo sportivo e parliamo di tivù. Lei, come uomo di televisione lei ha creato e portato al successo molte trasmissioni, ma oggi come giudica quello che gli italiani vedono sulle tivù generaliste?
“C'è ancora qualcosa da vedere nella terza rete, specie per quanto riguarda i programmi di storia, ma in generale il panorama è deprimente, anche dal punto di vista tecnico, perchè è un mondo dove non si rispettano più i canoni del buon montaggio, del buon mixaggio, insomma delle regole del racconto per immagini. La tv generalista ha ceduto ai pubblicitari delle ditte che sponsorizzano i programmi che sono i veri padroni, ormai, degli spettacoli tristi che vediamo. Ma la tv generalista non è per principio brutta. E' anche peggio, molte volte, quella che si presenta come "innovativa" e non lo è perché scopre e vende l'acqua calda o è interessata solo al marketing”.
Prendendo in prestito il titolo di un suo saggio le chiedo: oggi un mondo migliore è possibile?
“La mia amata America Latina conferma da almeno dieci anni che un mondo migliore è possibile, perché recupera giorno dopo giorno, frammenti di democrazia e libertà. Chi ha molte meno speranze è la vecchia Europa che accetta, in molti casi, di essere depredata dei propri diritti dalle leggi spietate dalla finanza speculativa”.
Concludiamo con un sogno ed un auspicio: che cosa si augura che accada domattina?
“Che il nostro Paese ritrovi la democrazia e il rispetto dei lavoratori che si era guadagnata negli ultimi 40 anni”.
Rossano Scaccini
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sabato 10 settembre 2011

UN VERO SIGNORE DEL CICLISMO: VI PRESENTO DAVIDE CIMOLAI


Realizzare un sogno, centrare un obiettivo importante nella vita. Quando una persona ci riesce prova un’immensa soddisfazione. Vedere avverarsi quanto si è sperato, ma soprattutto riuscirci in giovane età, credo che debba essere un fatto da far conoscere.
Vi presento un ciclista che in futuro farà parlare di se, Davide Cimolai. E’ un ragazzo di 22 anni, che dopo diverse stagioni di duro lavoro e sacrificio è riuscito a realizzare il proprio sogno, quello di passare professionista con una squadra importante. Oltre alla passione per il ciclismo, Davide Cimolai è un gran tifoso interista, adora le macchine sportive (Porsche 911 su tutte) e come la maggior parte dei suoi coetanei, ama il divertimento, andare in discoteca, ma facendo questo lavoro, per dieci mesi l’anno, pensa esclusivamente ad allenarmi e a fare la vita da atleta per poter rendere al 100% in bici.
Il ciclismo per lei è?
“Vita, non riuscirei ad immaginarmela senza la bici”.
Invece come pensa che la gente giudichi questo sport?
“Purtroppo il ciclismo in passato si è macchiato di problema doping, oggi dopo anni di lotta, posso confermare con piena certezza che il 99% di noi professionisti è pulito, poi è normale che i furbi ci saranno sempre (come i ladri), l’importante è che i controlli funzionino. Mi piacerebbe che la gente sapesse che ora siamo umani, e soprattutto che si fidasse di questo meraviglioso sport”.
Faticare in sella alla bicicletta per Davide Cimolai equivale a?
“Mettersi alla prova, affrontare la fatica. E’ una sfida tra e il dolore. Almeno io la interpreto cosi”.
Se le dico salita lei mi risponde?
“Mal di gambe”
Pianura?
“Limare”.
Discesa?
“Limiti”
Come è una giornata di ritiro con la squadra?
“In ritiro le giornate passano molto velocemente. Al mattino, dopo la colazione, si esce in bici, dopodiché si rientra e trascorso il momento del pranzo si svolgono diverse attività come lo streatching, massaggi oppure riunioni”.
Quanti giorni all’anno sta lontano da casa?
“In genere, tra gare e ritiri, trascorriamo più di seimesi via di casa. Infatti non facile soprattutto se hai famiglia”.
Quando attaccherà la bicicletta al fatidico chiodo ha già deciso cosa farà?
“Sinceramente non ho ancora pensato a cosa fare il giorno che smetterò di correre e per ora non voglio neanche pensarci perché per altri 15 anni voglio correre”.
Rossano Scaccini
© Riproduzione riservata
Foto gentilmente concessa da Davide Cimolai