giovedì 22 aprile 2021

I ciclisti del Villini IV – Le avventure di Gino con la Fiorella e la bella figura del notaio.

 Giovanna e Dario uscirono una sola volta dal campeggio per andare a vistare il Museo civico archeologico di Vetulonia dove nei mesi estivi si organizza sempre una mostra evento di prestigio ed ogni anno l’esperto informatico fa  immancabilmente tappa.

Dario metteva da sempre l’archeologia con tutto il fascino che gli provocava al pari del suo interesse per il lavoro che svolgeva e quando riusciva a ricavarsi del tempo libero, soprattutto nei fine settimana, si organizzava per andare a scoprire i beni racchiusi all’interno delle strutture museali in lungo ed in largo per l’Italia.

“Stamattina ti porto a vedere un posto bellissimo, ma non avremo tempo per fare tutto il tour. Vetulonia merita almeno una giornata da trascorrerci intensamente, immergendosi nella sua storia.

Giovanna salì sullo scooterone e si strinse a Dario. Attraversarono il centro di Castiglione della Pescaia e raggiunsero in venti minuti la frazione etrusca. Parcheggiata la moto in piazza Vatluna, si spostarono in un bar nel cuore del borgo e dopo il caffè visitarono il museo accompagnati da una simpaticissima guida. 

Prima di scendere dal colle e fare ritorno in zona Rocchette, Dario si accostò con lo scooter vicino all’ingresso di un’area archeologica e dalla recinzione gli indicò alcuni scavi. Da buon accompagnatore erudito iniziò un racconto contestualizzando il luogo con la vita della popolazione di quei tempi. 

A Giovanna però quella gita inaspettata le provocò dopo il momento di curiosità iniziale, un senso di fastidio già dal momento che aveva messo piede a Vetulonia, che però mascherò vedendo la passione e la gioia provata da Dario, ma davanti a quei resti di storia infierì drasticamente sul suo giovane amante.

“Questa avventura è in scadenza, fra qualche giorno torniamo alla routine quotidiana nelle nostre rispettive città ed a me non piacciono gli addii. Lo sapevamo entrambi che sarebbe finita in questo modo. Prendiamo Vetulonia come punto di arrivo di un bel momento. Lo ammetto e non mi vergogno mi sono divertita, abbiamo fatto tanto buon sesso, ma basta così”.

Giovanna aveva deciso anche altro. Rientrata ad Arezzo rivelò al marito la lunga relazione clandestina che stava portando avanti con il medico e che voleva chiudere il loro matrimonio, incolpando il coniuge principalmente di averla sempre data per scontata.

Finita quella confessione che avvenne davanti al portone dell’ufficio della donna, lei già si preoccupava dell’inizio di una forte reazione emotiva di Rodolfo, ma dopo quell’annuncio l’infermiere si rivelò quell’uomo che la moglie aveva conosciuto durante il loro fidanzamento ed i primi mesi di matrimonio, essenziale e diretto facendole assumere immediatamente e con lucidità le proprie colpe.

“Io sono uno che fa pubblicamente il piacione, il giullare, ma se volessi davvero tradirti non sarei così plateale come tutti mi vedono”.

Rodolfo, fatto il primo punto della situazione si appoggio all’auto parcheggiata nello spazio riservato al suocero che ancora non era arrivato in studio e proseguì.

“Tu sei completamente il mio opposto” le disse con un sorriso tagliente, pronto a difendere il suo modo di vivere. “Mi stai mentendo su tutto da troppo tempo e che stavamo andando alla deriva lo avevo capito da molto. Mi ero dato una scadenza che non era l’estate ma con l’inizio delle scuole potevo lasciare la casa anche perché i nostri figli avrebbero le loro molte attività da seguire ed avrebbero sofferto meno la mia assenza, che potevo sopperire nei fine settimana. Hai solo anticipato il momento. Hai deciso tutto te senza un confronto serio e ti sei anche disegnata un alibi per il tuo egoismo intellettuale creandoti una storia parallela con un altro uomo da potermi spiattellare per darmi il ben servito”.

“Credimi – aggiunse Rodolfo - io non ti ho mai tradito ed ero pronto ad aspettare il tuo riavvicinamento e non per i nostri figli ma per come ho conosciuto la mia Giovanna, quella donna attenta a me ed ai nostri interessi, che però ha deciso di farmi fuori dalla sua vita senza motivarmi il perché”.

Rodolfo già da quella sera si sposto in un attico in centro dei suoi genitori e la Giovanna il giorno seguente chiuse anche la relazione con il medico, andando alla ricerca di una serenità interiore che al momento non vedeva all’orizzonte.

Gino, l’uomo del salvataggio dello stabilimento Villini era il bagnino che nessun titolare di attività balneare avrebbe richiamato dopo averlo provato l’anno seguente. La sua fama da  tempo lo precedeva, ma la fortuna e gli incidenti di percorso all’interno degli stabilimenti balneari gli offrivano tutti gli anni l’opportunità di lavorare sul litorale castiglionese per dei brevi periodi.

Sulle disgrazie organizzative degli altri il Gino riusciva a tirare fuori un po’ di denaro che assieme al lavoro nei filari dell’uva in occasione della vendemmia, alla raccolta delle olive, all’andare a fare funghi per venderli metteva assieme un reddito di sopravvivenza ormai collaudato nell’arco della sua esistenza.

Gino viveva con la sorella, single come lui, in una casa di proprietà alle Paduline ereditata dai genitori. Il luogo comune, del bagnino “sciupa femmine” a lui non calzava a pennello, nonostante che nella sua carriera di operatore di spiaggia qualche avventura l’avesse vissuta. Cosa che non era mai accaduta a sua sorella Agnese, la classica donna che si occupava della casa, accudiva due anziani, marito e moglie, che vivevano nel palazzo davanti al loro e nel tempo libero andava a tutte le funzioni possibili ed immaginabili organizzate dalla parrocchia e di fidanzati nessuno ne ha mai avuta notizia.

Sarà che ormai ogni anno pur di guadagnarsi lo stipendio Gino doveva accettare anche compromessi con i titolari degli stabilimenti, ma un’invasione sotto l’ombrellone rosso del responsabile di tutti i salvataggi come gli si prospetto al Villini non gli era mai capitata.

Carmela aveva fatto le presentazioni della madre a tutto il suo staff e finiti i convenevoli fu la Fiorella a chiedere a Gino di sistemargli un lettino sotto il suo ombrellone: “L’aiuto a controllare chi farà il bagno quando lei avrà altro da fare”. Giustificò così sorridendo la richiesta la moglie del notaio. L’uomo obbedì ma prima di far ritorno in spiaggia gettò nuovamente gli occhi, questa volta entrando più nel dettaglio sulla sua autoproclamata aiutante e il pensiero che trattenne non fu dei migliori, già si sentiva un ostaggio sessuale.

Tornato in spiaggia Gino prese uno dei lettini accatastati all'inizio delle  cabine e lo sistemò sbuffando a poca distanza dalla sua sedia. Poi, senza continuare a pensare alla nuova situazione iniziò il solito giro sotto gli ombrelloni, raccattando gli umori degli ospiti. Dopo circa un’ora tornò nel suo quartier generale e trovò l’ospite già distesa a prendere il sole che con gli occhiali scuri in volto fissava il mare davanti dove erano immerse già molte persone.

“Da quel lato sta arrivando un po’ di aria fresca, perché non sposta la sedia in riva al mare così possiamo stare bene tutti e due?”.

A Gino in un secondo passò per il cervello tutto il repertorio di imprecazioni che conosceva, ma non ne pronunciò nemmeno una e trovo anche il modo e difese il suo territorio.  

“Il bagnino con la sedia rossa sta sotto l’ombrellone di colore rosso”. Non si spostò di un solo centimetro.

I modi del tutto crudi del guardia spiagge del Villini diventarono in pochi giorni del tutto naturali per la Fiorella. Lui pensava di aver prodotto tutt’altro risultato e prendendo per attrazione la pazienza della donna,  ma in occasione del brindisi di mezzogiorno a ferragosto che si tenne in spiaggia qualcosa avvenne, La Fiorella si portò verso il Gino e lo baciò sulle  guance. L’uomo con tanto di canotta rossa indosso fu travolto da un attimo di impetuosità e le mise la mano che aveva libera, nell'altro teneva il bicchiere, sul fondo schiena accarezzandoglielo pesantemente. La Fiorella non reagì e non si scostò immediatamente, ma lo fissò senza dire e fare piazzate. Trascorsero pochi secondi e  si voltò per raggiunse la zona bar dove brindò con la figlia.

Gino, rimasto solo, pensò di aver raggiunto un nuovo record: “Sarò licenziato il giorno di Ferragosto, una cosa del genere non credo sia mai capitata ad un bagnino almeno qui a Castiglione, ma entrerò nella leggenda del gossip estivo del paese, mandato a casa per palpeggio alla madre della titolare”.

Il guardiano della spieggia era già rassegnato a questo epilogo, ma intanto valutava velocemente osservando verso la piattaforma dello stabilimento Villini se il notaio fosse stato messo al corrente del fatto, ma non lo vide e rimase sorpreso anche dalla Fiorella che era intenta a parlottare con la Carmela e le sembrò pure felice.

“Se dopo quella torna qui sotto l’ombrellone le chiedo di incontrarci stasera e finiamo il discorso. Una scusa per uscire di casa da sola a cinquant'anni sarà capace di trovarla”.

Gino stava di nuovo portandosi avanti con i suoi progetti, ma gli occorreva un luogo sicuro, soprattutto per lei e al momento non lo aveva. Dando vita a tutta la sua creatività e fervida immaginazione in pochi secondi trovò una location ottimale per il suo piano: “Le darò appuntamento al cinema all’aperto, lì poi mi organizzo”.

Giacomo Bazzetti, notaio in Milano non era a festeggiare a mezzogiorno del 15 di agosto al Villini. Aveva lasciato detto alla figlia che sarebbe andato a vedere pescare sul molo e poi a pranzo in un ristorante lungo la fiumara, ma non fu del tutto veritiera questa giustificazione. Proprio di buon mattino, nonostante fosse in ferie gli arrivò addosso una questione improvvisa della quale era stato messo al corrente solo per quanto riguarda l'urgenza con una telefonata della sua fedelissima segretaria, la Beatrice Gertini.

“Dottore, buon Ferragosto. La disturbo perché avrei bisogno di un suo aiuto che per me è vitale, mi sto trovando dentro ad un incubo e prima di compiere una sciocchezza, solo lei mi può togliere da questo impiccio”.

Il Bazzetti dopo aver detto “Buongiorno Beatrice” era rimasto a bocca aperta senza aggiungere altro. L’enfasi della sua segretaria l’aveva spiazzato e continuò ad ascoltare.

“Sto arrivando a Castiglione della Pescaia, credo di essere lì verso mezzogiorno, lascio la macchina in uno dei parcheggi del centro, ci possiamo vedere vero? La prego”.

Un attimo ancora di silenzio dell’uomo e poi l’invita al ristorante da “Genny” per le tredici dove il pesce era sempre fresco e cucinato come si deve.

In 34 anni di onorata carriera notarile il Giacomo Bazzetti aveva avuto con se sin dall’apertura dello studio la Beatrice. Nubile, orfana, con la passione del podismo, le fu raccomandata da un suo collega prossimo alla pensione. Entrata nello studio Bazzetti per un periodo di prova a metà settimana, il lunedì successivo al suo arrivo trovò sulla scrivania il contratto di assunzione a tempo indeterminato.

La Beatrice andava tutti i giorni ad allenarsi al campo scuola poco distante saltando la pausa pranzo e tornava nuovamente alla sua occupazione verso le 15:30. La sera, acquistato quello che le necessitava per la cena all’interno di un centro commerciale, si rintanava in casa fino al giorno dopo. Vita sociale, quella del gruppo delle donne podiste, ma la maggior parte erano sposate con figli e quindi le occasioni per uscire erano poche e mai nei fine settimana, riducendosi a qualche appuntamento conviviale organizzato dai vari gruppi podistici.

Sul lavoro era professionale e impeccabile e guidava altre due segretarie, mai una virgola. Nell’arco degli anni non cambiò mai il suo stile di vestire, sempre tailleur con tonalità dal grigio al marrone ed il blu nelle varie sfumature, mai un vestito più eccentrico ed audace.

 Beatrice fece l’ingresso nel locale con dei pantaloni di cotone bianchi al ginocchio ed una camicetta floreale trasparente che lasciava intravedere il reggiseno. Ai piedi indossava un paio di trampoli che dopo i convenevoli e davanti ad un bicchiere di vino bianco ghiacciato il notaio volle essere rassicurato: “Mica avrà guidato con quei cosi ai piedi da Milano a qui?”. La donna, per un attimo trovò la voglia di sorridere e gli spiegò immediatamente che nel parcheggio di piazza Ponte Giorgini, stando in macchina alla meglio si era agghindata per questa occasione.

Mentre mangiavano gli spaghetti allo scoglio, Giacomo Bazzetti ruppe gli indugi in quanto la conversazione aveva esaurito tutti i convenevoli e le frasi di circostanza.

“Beatrice mi dice cosa le sta succedendo e come posso aiutarla?” anche se il notaio un film tutto suo se lo era immaginato, dove aveva già messo in conto la possibilità che la donna fosse stata raggirata da qualche bell’imbusto. Una cosa che le poteva essere capitata e non sarebbe stata né la prima e neanche l’ultima e magari poteva essere accaduto proprio nel giro del mondo del running.

Prima di dare spiegazioni la Beatrice posò le posate sul tavolo, bevve un sorso di vino del secondo bicchiere che gli aveva versato il notaio e si confidò.

“Credo di aver contribuito a rovinare una famiglia”.

A quella frase il notaio Giacomo, si riconobbe nel ruolo di uomo di mondo e già si predispose meglio ad ascoltare il resto delle spiegazioni. Per fortuna non c’erano problemi di salute, ma solo di sentimenti che andavano ascoltati e poi indirizzati verso le scelte di chi li stava illustrando perché di solito una soluzione la lasciano intravedere.

“A casa mia dai primi giorni di agosto si è trasferita una mia amica conosciuta al campo scuola e con lei che mi alleno tutti i giorni, si chiama Doriana. Non credevo di essere lesbica, ma è una cosa bellissima e sono profondamente innamorata di lei”.

Beatrice s’interruppe. Il notaio ne approfittò lui stavolta per rifocillarsi con un bicchiere di vino ed ordinandone un’altra bottiglia.

“Siamo amanti e vogliamo vivere la nostra storia”, aggiunse la segretaria. “Lei ha un marito, per fortuna non hanno figli, ma quell’uomo ci sta rendendo la vita difficile ed abbiamo paura”.

Beatrice entrò nei particolari delle ultime ore vissute con Doriana consigliandole di raggiungere i suoi fratelli in un paesino delle Dolomiti e lei subito dopo prese l’auto per spostarsi a Castiglione della Pescaia dove voleva un aiuto dal suo datore di lavoro che nel mondo del capoluogo lombardo conosceva le persone giuste.

“Come usciamo di qui faccio una telefonata, ma adesso non la posso mica farle riprendere la strada per Milano? Lei ha bisogno di riposarsi, se si adegua alla situazione è ospite a casa mia, credo che potrà dormire in camera con mia figlia Carmela”.

Mentre andarono assieme a recuperare l’auto  l’uomo si affrettò a telefonare alla moglie per dirgli la novità e ricevette un sì sbrigativo e poi, allontanandosi qualche metro, chiamò un ispettore della Polizia, amico suo che sapeva essere in servizio in quel periodo nel capoluogo lombardo. Parlarono qualche minuto e terminata la conversazione le rivelò il risultato, riassumendo il tutto ermeticamente.

“Lei starà a casa mia per qualche giorno, la Doriana, che dopo chiamerà le chiederà di fare altrettanto stando sulle Dolomiti intanto sta iniziando un incontro delle forze dell’ordine con quell’uomo e appena la situazione si sarà sistemata, due o tre giorni, potrete tornare a Milano”.

® Riproduzione riservata. I luoghi sono veri ma presi in prestito per dare continuità alla storia che è completamente di fantasia come i personaggi.

 

lunedì 19 aprile 2021

I ciclisti del Villini III – Paride Dettacci e Fiorella Zagani in Bazzetti

 

“Qui ci si sta proprio bene e potremmo continuarci a venire finche non chiude” Proposta lanciata dal Paride, che ebbe immediatamente l’assenso dai sui amici pedalatori e nel tempo e con qualche avvenimento vissuto in quella location arrivarono a definirsi “I ciclisti del Villini”.

L’agosto ciclistico proseguì con un consistente gruppo di atleti che si sfidavano sulle strade della Maremma partendo ed arrivando a Castiglione della Pescaia. Allenamenti della lunghezza attorno ai cento chilometri con rientro dopo aver pedalato al massimo quattro ore quando le campane del borgo medioevale suonavano il mezzogiorno e per tutti gli atleti scattava la ritirata verso casa.

Rodolfo Gentilini tornò con gli amici più fidati del gruppo dei ciclisti vacanzieri al Villini per instaurare un rapporto con la Carmela e come i dialoghi presero una certa consistenza, almeno secondo lui, decise di avventurarsi da solo all’interno dello stabilimento e lanciarsi alla conquista. Purtroppo arrivato a fine mese non aveva fatto grandi progressi, anzi alle due proposte di invito serale fatte alla Carmela ricevette altrettanti no convinti, cosa che invece non era successa alla moglie dell’infermiere, dove all’interno del campeggio in una delle prime mattine, dopo aver lasciato i figli agli animatori e salita nella veranda del bar conobbe Dario Gialdelli, un informatico bolognese, dieci anni meno di lei, che era in vacanza con alcuni amici. Il loro primo incontro avvenne nel modo più innocente. I tavoli per fare colazione erano tutti occupati e lei ne aveva preso uno tutto da sola. Dario quella mattina si era alzato prima dei suoi compagni di vacanza e si anticipò per la colazione. Chiese a Giovanna di ospitarlo e lei senza nemmeno degnarlo di uno sguardo gli rispose di sì, ma solo dopo che lui le domandò se poteva sfogliare il suo giornale economico, mentre lei leggeva l’inserto fissò il suo compagno di tavolo. Dario le sorrise immediatamente e recepita l’attenzione della donna si sporse per darle la mano e presentarsi. 

L’uomo con una carnagione bianchissima tendente al rosso, dopo le prime focate di sole prese nei due precedenti giorni di vacanza, si giustificò immediatamente leggendo nel pensiero della donna, andandole a spiegare  il suo status del momente. “Ogni anno è così, vengo al mare, mi brucio e quando riparto sono spellato e basta. Una tortura, ma a queste quattro settimane in spiaggia proprio non ci rinuncio”.

La conversazione poi prese la direzione su argomenti finanziari dove la Giovanna era per deformazione professionale molto preparata e Dario non esitò a farle domande su alcuni investimenti che la sua banca gli aveva proposto e accettato. Rassicurato sulla bontà di quanto firmato, gli argomenti di approccio cambiarono, entrando nel personale. Lui un single e lei sposata con marito in bicicletta e figli lasciati all’animazione, alla proposta lanciata dall’uomo di raggiungere assieme la spiaggia la donna rispose di sì senza esitare.

In quelle poche centinaia di metri Dario si presentò meglio agli occhi di Giovanna, facondo venire fuori le sue passioni musicali, dove il blues la faceva da padrone e la smisurata attenzione che aveva per i musei lo facevano spesso sembrare un giovane con tendenze snob cosa che a lui non interessava.

La moglie del ciclista in ambito musicale era molto più nazionalista e amava il mondo del cantautorato italiano, ma come Dario le offrì una cuffia del suo auricolare, la posizionò all’interno dell’orecchio e prima di premere su play dell’app aggiunse guardandola: “Questa sarà la nostra canzone”.

Una situazione al limite del paradossale pensò Giovanna, stava accettando il corteggiamento di uno sconosciuto che voleva avventurarsi in un gioco di sesso, ma invece di finirla lì, come aveva fatto con il medico amante aretino, decise che quella sarebbe stata nuovamente la giusta ricompensa per il continuo atteggiamento di trascuratezza che le riservava il marito e decise di tradirlo anche con l'informatico e da preda passò a condurre il gioco. Un’ora dopo i due erano all’interno del bungalow dove chiusa la porta lei si tolse il pareo e assieme a quello caddero sul pavimento le due parti del bikini.

Fiorellla Zagani in Bazzetti era la mamma di Carmela e moglie del notaio Giacomo. Maestra già in eta da pensione ma continuava a lavorerper hobby e non era una brava insegnante. Quando si imbatteva nei bambini più irrequieti perdeva spesso la pazienza e doveva intervenire la collega con cui era di turno all’interno della scuola privata. Se fosse stata sotto la presidenza di un istituto pubblico forse avrebbe avuto qualche problema in più, ma della fondazione che gestiva quel plesso scolastico ne faceva parte anche il marito, che l’aveva fatta assumere e quindi non avrebbe rischiato niente fino al giorno della pensione.

La mamma di Carmela in spiaggia andava tutte le mattine e ci restava fino al tardo pomeriggio. Il marito doveva arrangiarsi per il pranzo spostandosi, spesso da solo, nei vari ristoranti della zona, situazione normale anche in Lombardia dove si spostava in quello a pochi metri dallo studio. La maestra aveva preso posto nell’ombrellone del Gino il primo bagnino del Villini gestione Carmela, che gioco forza si adeguò alla situazione, ma non la gradiva perché da solo poteva fregarsene della clientela che negli anni stava diventando sempre più esigente.

Alla Fiorella non riusciva bene fare amicizia in generale, neanche con le mogli degli amici del marito, era una solitaria e la prima persona con cui instaurò un rapporto colloquiale accettabile a Castiglione della Pescaia fu con Paride Dettacci il ciclista più longevo del paese.

Il loro approccio lo instaurò maldestramente l'atleta. Girandosi con la tazzina del caffè in mano per controllare se arrivavano i suoi più fedeli amici si scontro e piazzò il suo gomito nel costato della donna che indietreggiò impaurita. L’uomo si imbratto la t-shirt di caffè compreso dei tre cucchiaini di zucchero aggiunto, ma dopo un iniziale imbarazzo, chiese scusa e con i suoi metodi gentile alla donna e le propose di berne un altro assieme. Lei, prese alla sprovvista e sotto gli occhi di tutti i presenti nella pedana del Bagno Villini accettò.

Un orzo in tazza grande per la maestra e un espresso per l’ex muratore-impresario Paride. Lo sorseggiarono tranquillamente seduti al tavolo davanti al bar dove furono serviti per l’occasione dalla Carmela che aveva assistito alla scenetta di qualche istante prima preoccupata per l’imminente e probabile scatenarsi di male parole nei confronti di quell’anziano signore da parte di sua madre, ma fortunatamente la cosa non si concretizzò.

Paride era bravo a fare conversazione e anche con la maestra ottenne da subito la sua attenzione. “Io ho murato da tutte le parti qui a Castiglione della Pescaia” furono le prime parole dell’uomo dopo i convenevoli e scoperto che quella donna era la mamma di Carmela prosegui facendo un rapido giro di presentazioni tutte fatte secondo il suo criterio indicando i suoi amici che assieme  a lui avevano iniziato a frequentare quella struttura. Poi si mise nuovamente al centro dell’attenzione. “Pensi che ho smesso da 15 anni di fare il muratore, ma ancora l’odore di calcina per me è come il viagra un eccitante che mi risveglia la voglia di lavorare, ma poi desisto”. L’insegnante prese l’occasione al volo chiedendogli di andare a vedere una parete di casa che stava prendendo l’umido e non esitò a reclamare un primo ipotetico preventivo.

“Dopo che ho attaccato la mestola al chiodo, anche a casa mia faccio venire la gente giovane a lavorare. Nella mia vita di muratore-impresario ho guadagnato abbastanza per me, per mia moglie e per altre tre generazioni di nipoti. Quando ho detto basta, ho buttato tutto, ma certe cose come l’odore della calcina non si dimenticano come lo sguardo delle belle donne”.

Paride voleva fare un complimento alla mamma di Carmela che recepì, ma al momento le interessava la versione muratore dell’uomo e incassato il diniego sull’eventuale lavoro da realizzare non si perse d'animo e gli chiese bruscamente nominativi e numero di telefono delle ditte alle quelli lui si rivolgeva, cosa che però non ottenne in quanto nel suo cellulare con un nuovo numero preso al momento del pensionamento teneva solo pochi numeri e nessuno collegabile al suo ex lavoro, ma solo familiari e ciclisti. "Ai lavori di casa ci pensano mia moglie e le figlie, io sono un pensionato e basta". 

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domenica 18 aprile 2021

I ciclisti del Villini II – Rodolfo Gentilini

 

La Carmela diceva sempre meno convinta che non amava i ciclisti, ma a loro la cosa non importava e quando si ritrovavano anche nei pomeriggi d’inverno, nella panchine davanti al “Villini” perfettamente sigillato dai bandoni di ferro e si accorgevano di qualche danno causato dal vento o dalla pioggia non esitavano a chiamarla e non lo faceva uno soltanto per tutto il gruppo, ma nell’arco della giornata di nascolo le arrivavano sempre molte chiamate e messaggi su Watsapp, un attaccamento affettivo senza secondo fini nato subito che a lei piaceva.

La donna a Castiglione della Pescaia viveva  nella casa dei genitori in una delle traverse di Poggio alle Trincee e raggiungeva il mare con lo scooter color fucsia che anticipava il suo arrivo, appena si distingueva il colore  Finita la stagione la Carmela rimase in paese fino a novembre e ci fece ritorno già a febbraio, la città da sempre non la sentiva sua ed amava la vita di provincia dive riusciva a rigenerarsi in attesa di riprendere le giornate, spesso molto nebbiose di Milano.

 La mezza estate di lavoro con il bagnino assunto fra quelli che non avevano trovato lavoro e come aiutanti al bar molto approssimativi, uno che venne subito soprannominato “simpatia” per quanto fosse poco sociale e una ragazza, non castiglionese, ma sempre con il broncio in viso, che già dopo un paio di mesi nessuno si ricordava il suo nome, ma la stagione si concluse senza intoppi.  

Il notaio Giacomo Bazzetti, padre della titolare, arrivò a Castiglione della Pescaia nella tarda serata del primo venerdì d’agosto e dal mattino seguente si piazzò di vedetta sulla piattaforma del “Villini” sistemandosi in un angolo dietro il bar da dove con una scaletta in legno si poteva raggiungere la spiaggia. Un punto talmente risicato dove entrava a fatica un piccolo tavolo ed una sedia che lui fece sua, dove al mattino leggeva i giornali e nel tardo pomeriggio lasciava asciugamano e ricambi prima di avventurarsi nelle acque del mare. Carmela aveva la situazione sotto controllo e di questo il genitore rimase pienamente soddisfatto.

I ciclisti arrivarono a frequentare il “Bagno Villini” dopo che Rodolfo Gintini, aretino di nascita, ciclista per passione, si era insediato, come faceva da alcuni anni in un campeggio vicino al mare nei pressi delle Rocchette. Da lì al mattino inforcava la sua bici e raggiungeva l’ex punto di ritrovo in un parcheggio vicino al cantiere comunale all’ingresso nord del paese.

Il Gintini, un 40enne che si sentiva un uomo decisamente piacente ma nella media, nella vita di tutti giorni lavorava come infermiere al pronto soccorso dell’ospedale della sua città. Sua moglie, Giovanna Denzini, figlia di un commercialista che aveva scelto di continuare la dinastia del padre, prendendo la stessa laurea e affiancare il genitore nello studio, teneva sotto controllo in modo maniacale il marito e la cosa al Gintini lo rendeva soddisfatto affermandolo tranquillamente sia nell’ambiente di lavoro che fra i ciclisti della zona. 

La Giovanna, donna decisamente più concreta, si dedicava al lavoro, ai figli, teneva i cordoni della cassa familiare e si ritagliava del tempo da trascorrere con il suo amante, un medico che le aveva presentato il marito in occasione di una festa in ospedale.

Quel primo sabato mattina d’agosto la Carmela Bazzetti, come tutti i giorni della settimana era già dalle 7:00 sulla pedana del “Villini”. Vide che il bagnino era già a buon punto con il vaglio della spiaggia, il barista “simpatia” stava parlando con il pasticcere che gli aveva appena consegnato un cartone di bomboloni, e brioche, tutto stava procedendo normalmente. Decise di  spostarsi a spazzare la parte esterna dello stabilimento dove aveva visto poco prima, appena parcheggiato lo scooter alcune lattine sotto una panchina, ma  ancora gli operatori ecologici non avevano tolto in quanto non raggiunto quel punto e a lei dava noia visivamente quell'inciviltà.

Il Giuntini, arrivato al bivio della panoramica sud, svoltò a destra ed imboccò  il lungomare di via Roma e vide la Carmela che senza rendersene conto aveva alzato lo sguardo dall’asfalto dopo aver messo nella paletta la spazzatura raccattata. Con gli occhi guardava davanti a se dove il Gentini stava giungendo e lui pensò immediatamente di essere stato notato, rimanendo piacevolmente sorpreso da quella visione. Lui, che aveva sposato Giovanna, donna mora, un metro e sessantaa con dci seni prepotenti, si trovava davanti la Carmela, alta cenotonovanta centrimetri longilinea e bionda, la sua donna ideale di sempre e come arrivò al ritrovo chiese immediatamente informazioni.

La maggior parte dei ciclisti in genere si allena al mattino, dedicano molte ore  a questo sport. e d'estate i castiglionesi vanno in spiaggia o al pomeriggio, se in ferie, ma la maggior parte di quelli interpellati da Rodolfo Gentilini per avere notizie sulla  donna del “Vilini” nessuno sapeva più di tanto, ma per farlo contento decisero che al rientro dal giro di Massa Marittima si sarebbero fermati lì per una bibita di gruppo, della serie si comprano un paio di bottiglie da un litro e mezzo e con una decina di bicchieri di plastica si disseta tutto il plotone.

Alle 11:30 si presentarono al bar davanti a Carmela. Il Gentilini apriva il raggruppamento degli atleti molto sudati che si fecero subito spazio fra gli avventori anche grazie al cattivo odore. 

La titolare fissò Rodolfo aggrottando la fronte e già con quell’espressione lo smontò a tal punto che non pronunciò neanche un monosillabo. In suo aiuto arrivò Paride Dettacci, il ciclista più anziano di castiglione che con le sue 80 primavere sulle spalle involontariamente tolse dall’imbarazzo l’infermiere di Arezzo. “Devo tornare a casa presto, oggi tocca a me preparare il pranzo. Se voglio venire in bicicletta alle 13:00 in punto mia moglie aspetta sotto l’ombrellone l’insalata di pomodori, che come la faccio io non ci sono paragoni”. Ai commenti ironici di alcuni ciclisti entrò in sua difesa Carmela: “Un uomo d’oro” affermo sorridendogli mettendo in mostra uno sguardo luminoso e tenero.

“Oggi pomeriggio tutti qui a prendere il caffè” sentenzio Paride e alle 17:00, stavolta con abbigliamento in borghese si ritrovarono sia i ciclisti locali e quelli vacanzieri, ma il Rodolfo non trovò la scusa per lasciare moglie e i due figli che lo coinvolsero ai giochi che l’animazione del campeggio avevano in programma.

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sabato 17 aprile 2021

I ciclisti del “Villini” - Carmela Bazzetti

 

I ciclisti del “Villini”

Carmela Bazzetti

I ciclisti di Castiglione della Pescaia si ritrovano sempre allo stabilimento balneare “Villini”, sul lungomare di ponente, in via Roma, direzione Riva del Sole. Quando è aperto, da maggio a settembre, la mattina del martedì, giovedì, sabato e domenica già alle 7:00 sono lì, la partenza è fissata per un'ora doma, ma controllare l’umore di Carmela Bazzetti, la titolare arrivata dalla Lombardia è sempre uno spettacolo.

La donna, nonostante non ami molto vedere questi personaggi colorati e fasciati con completi irrispettosi dei chili di troppo  che li fanno fuoriuscire senza ritegno, ormai lì sopportare con rassegnata simpatia. 

Una ventina di caffè prima del via e spesso altrettanti aperitivi al rientro li mette in cassa, ma poi ci sono i ritrovi al pomeriggio dove nuovamente dal tavolo estremo vicino alle gabine si piazzano in quel punto meno panoramico per chi vuole vedere il mare, ma da dove si possono osservare senza essere notati sia chi entra e coloro che lasciano il bagnetto. 

Molto diligentemente prima preparano l’ordine lo portano sempre alla Carmela e poi appena saputa la spesa raccolgono i soldi e quando arrivano i  camerieri consegnano il denaro e proseguono in quello che gli riesce meglio parlare di percorsi e spesso avventurarsi in un becero gossip, tenendo sempre sotto controllo cosa fa la Carmela.

Carmela Bazzetti è arrivata a Castiglione quando aveva appena diciannove anni ed adesso ne ha quaranta. A Milano, dove viveva con la famiglia, appena diplomata al liceo scientifico, aveva inferto una grossa delusione per i genitori, il padre notaio in carriera e la madre maestra d’asilo. Di continuare a studiare la loro unica figlia non ne voleva sapere era determinata nel trovare lavoro e lontano dalla metropoli lombarda, sperando di poterlo fare  a Castiglione della Pescaia, dove da sempre trascorreva le vacanze estive da giugno a settembre sia con i genitori che con i nonni.

 Giacomo Bazzetti, il padre di Carmela, da uomo con profondi principi morali di un’altra epoca, si sentiva mortificato dalla figlia alla quale voleva lasciare il suo studio ma conosceva la tenacia della figlia e grazie alle sue conoscenze nella cittadina balneare arrivò ad acquistare quello stabilimento balneare, intestando il tutto alla figlia, che il giorno dopo la prova orale della maturità aveva già le valigie pronte per andare a sistemare il “Bagno Villini” che in quell’estate aprì il primo giorno di agosto.

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