sabato 20 agosto 2011

L'AVVOCATO G. IL SECONDO ROMANZO DI FEDERICA SGAGGIO - CONOSCIAMO MEGLIO LA GIORNALISTA-SCRITTRICE


In questo mio blog cerco di ospitare persone che secondo me sono interessanti, ma quando accade due volte con lo stesso individuo vuol dire che sono rimasto affascinato da questo personaggio.
E’ successo con Federica Sgaggio. Ha scritto un secondo libro, “L’avvocato G.”, ed anche questo, come “Due colonne taglio basso” mi è piaciuto. L’ho letto in un pomeriggio, ma mentre lo scorrevo mi sono venute in mente molte domande, forse alcune curiose. Ho contattato la giornalista veronese che è intenta a chiudere il suo terzo libro in uscita a settembre e gentilissima come al solito, mi ha concesso un po’ del suo tempo. Spero che leggendo le sue risposte di proporvi o riproporvi una persona da seguire e magari cominciare a leggere i suoi due romanzi.
Per chi non ha voglia di scorrere le pagine del mio blog e ricercare la prima intervista, ci dice di nuovo chi è Federica Sgaggio?
“Ommamma: non mi ricordo che risposta ho dato l’altra volta! Una donna, una madre, una moglie, una cittadina, una giornalista, una scrittrice. Sono una che adora l’Irlanda e non ha ancora capito bene perché, anche se un po’ di cose cominciano a farsi più chiare. Lavoro nei giornali da vent’anni, vivo a Verona. Dopo due cose di finzione – «Due colonne taglio basso» e «L’Avvocato G.» – in settembre esce un mio saggio per la minimum fax. Si intitola «Il paese dei buoni e dei cattivi» ed è una specie di radiografia delle retoriche giornalistiche articolata in cinque capitoli, uno dei quali riguarda la questione della «meritocrazia»...
Una come lei che ama l’Irlanda e ci passa molto del suo tempo, conosce il mio paese, Castiglione della Pescaia?
“Sono stata al mare, a Castiglione della Pescaia! Certo che lo conosco! È un posto bellissimo, meraviglioso”.
Che tipo di romanzo ambienterebbe a Castiglione?
“Un memoir di finzione. Un tale, 30-40 anni, che scrive la sua storia e si ricorda di quando sentiva il rumore del mare da bambino, e andava al castello aragonese, e c’era una bambina che giocava con lui. La bambina era muta. Comunicavano scrivendo. Ha trovato i biglietti. Le memorie sono tornate tutte insieme. Vuole trovare la bambina. E scopre che la parola ce l’aveva, ma non la usava perché...”.
Torniamo all’attualità. «L’avvocato G.» è la sua seconda fatica editoriale, l’ho letto in un pomeriggio. Una storia intensa e sempre pronta a farti trasalire: come è scoccata questa scintilla?
“Io sono madre di un figlio maschio. Sono sempre stata molto consapevole del fatto che una donna ha nelle sue mani il potere di «svirilizzare» completamente un uomo. Lo fanno le mogli, le compagne, ma lo fanno anche le madri. Io non vorrei mai commettere quest’errore con mio figlio. La storia è nata da quest’idea: il desiderio di vedere cosa succede a un uomo quando una donna lo priva della sua virilità. Ovviamente, la cosa funziona anche al contrario: anche un uomo ha il potere di «defemminilizzare» una donna. In realtà, io penso che ciascuno di noi si scopre donna o uomo perché donna o uomo si vede riflesso negli occhi di qualcun altro. Scrivere finzione è meraviglioso perché ti permette di arrivare alle estreme conseguenze di un’immaginazione e di un’intuizione”.
Leggendo il libro mi sono venute in mente delle domande, di sicuro non hanno molto a che vedere con la trama della storia, ma potrebbero essere curiose ed io provo a fargliele: perché l’avvocato G. è di sicuro irlandese?
“Perché è un uomo senza radici nel luogo in cui vive, e ha bisogno di «radicarsi» in una donna. È irlandese perché l’Irlanda è il mio altrove, il mio «lì»; uno dei miei due luoghi interiori, che sono il «qui» e il «lì», oscillano fra l’Italia delle pietre veronesi della mia infanzia e delle montagne dell’Irpinia di mia madre e il mare e il cielo dell’Irlanda”.
Lei il tradimento in quanti tipi lo può classificare?
Non lo so, non mi sono mai posta la questione in questi termini. Il tradimento brucia sempre. Tra genitori e figli; fra compagni di vita; fra amanti; e anche – moltissimo – fra amici. È sempre il momento di una rivelazione, però. Di una scoperta. Dopo un tradimento le cose cambiano: purtroppo è un formidabile motore per il cambiamento”.
Il più meschino?
“Se una persona è meschina, è meschino anche il suo tradimento, credo. In generale, però, il tradimento più meschino è quello delle proprie idee”.
Fare sesso e fare l’amore per Federica Sgaggio in che cosa sono diversi?
“È una domanda difficile, perché «L’avvocato G.» – in cui si discute in modo per così dire «critico» questa differenza – non parla di una storia che io ho vissuto. Io penso che dipenda dai momenti, e non dalle persone. Non ci sono persone con cui si fa solo sesso e altre con cui si fa solo l’amore, intendo. E penso che le due dimensioni – la pelle e il «cuore» – si intreccino in continuazione”.
L’apparenza per Federica Sgaggio è?
“E’ quel che si vede, ma il fatto è che non tutti vedono la stessa cosa. «Solo i superficiali non giudicano dalle apparenze» è una citazione attribuita all’irlandese Oscar Wilde. Penso che sia meravigliosa. In ciò che vedi c’è tutto ciò che serve. Una persona è come si muove, come parla, come ti guarda, come occupa lo spazio; è il suo tono di voce, è l’ampiezza dei suoi gesti; è il modo in cui, vestendosi in un modo invece che in un altro, ha deciso di volersi vedere percepita dal mondo, o ha dovuto accettare (magari per mancanza di denaro) di farsi percepire dal mondo. Una persona è come sta nel mondo, è l’odore che ha. È il modo in cui la assorbi. Le apparenze dicono moltissimo a chi vuole guardare. Ingannano anche le apparenze, certo; ma come qualunque altra cosa. Non di più; anzi: di meno”.
Come si conquista una donna?
“Il verbo «conquistare» mi mette in difficoltà. La seduzione è un gioco che va condotto in due, ed è un continuo aggiustamento del tiro. Si lancia un dado. Si attende. Si guarda. Tutti abbiamo bisogno di sentirci desiderabili; il fatto è che non abbiamo, per fortuna, il bisogno di sentirci desiderabili da tutti. Quindi, ecco, la prima cosa da capire se si intende sedurre una donna o un uomo è se lei o lui sono interessati al fatto che noi li consideriamo desiderabili, credo. Ma anche qui occorre fare attenzione, perché il mondo è pieno di narcisi e narcise monomaniacali, che una volta appurato di essere in grado di suscitare un interesse si ritirano, perdono ogni interesse per l’altro o l’altra, e rischiano di farlo-farla sentire come una specie di molestatore o di molestatrice. Sedurre e lasciarsi sedurre è l’accettazione di un rischio. Non tutti lo vogliono; e anche chi lo vuole una volta, non per questo lo vuole sempre”.
Se una donna decide di conquistare un uomo sposato, secondo lei come arriva a razionalizzare questa scelta?
"Razionalizzare? Non lo so. Non so neanche se serva. Razionalizzare, dico. Come arriva a perdonarsi, forse? Non sono sicura di volerlo sapere!”.
La convivenza che stile di vita può rappresentare?
“La convivenza come alternativa al matrimonio, intende? Non saprei. Dipende dal modo in cui la si vive. Ci si può sentire sposati anche se si vive insieme senza aver firmato un documento”.
Il matrimonio invece?
"Penso che sia una delle più grandi idiozie che sono state dette sia quella secondo cui il matrimonio è la tomba dell’amore. Due persone cambiano, e la loro vita in comune cambia, e le loro aspettative cambiano, e il loro aspetto fisico cambia, e la loro identità cambia. Ma io penso che il matrimonio sia una questione di pelle; non di cervello, non di calcolo; non di comodo. Ci si deve prendere cura di sé e della persona con cui si sta; bisogna soffiare sulle braci del caminetto, aggiungere legna, ogni tanto mettere fogli di carta per alzare le fiamme”.
Sentirsi desiderati non solo dal partner, ma anche nei luoghi di lavoro e di ritrovo, quanto può essere pericoloso?
“Sentirsi desiderati può essere appagante, ma può anche farci sentire violati: ci sono persone il cui desiderio per noi può irritarci, darci fastidio. Non credo che ci sia questo gran pericolo per la propria vita di tutti i giorni, però. È la vita in se stessa che è pericolosa!”.
Secondo lei quando si decide di tradire c’è poi una sofferenza da sopportare?
“Non lo so. Penso che dipenda dall’intensità della storia nuova che nasce da un «tradimento» e della storia con cui questo «tradimento» si incrocia. Ma la sofferenza è un sentimento così difficile da definire”.
La felicità lei la trova?
“Sì. È dietro l’angolo e arriva a sorpresa. Oppure è l’attesa, la promessa. È mio figlio che mi dice che la vita è bella e lo scrive nel suo status di Skype, o canta sotto la doccia. È mio marito che mi guarda e io capisco che mi «vede», mi vede intera, non si perde un pezzo, e mi «sente» con gli occhi. È la musica. Il cielo, il rumore del mare. È la consapevolezza che l’adesso non torna e va vissuto adesso. È un profumo. È la parola affettuosa di un amico, l’abbraccio di mamma. È la speranza”.
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Foto gentilmente concessa da Federica Sgaggio