lunedì 18 luglio 2016

Ulisse dall’Odissea di Omero - il successo dell'estate di Giacomo Moscato


Giacomo Moscato con Il laboratorio teatrale Ridi Pagliaccio, torna anche quest’anno in piazza Solti, nel salotto all'aperto del borgo medioevale di Castiglione della Pescaia.
Moscato con il “suo” laboratorio, in 22 anni di attività ha messo in scena 36 produzioni teatrali, per un totale di 533 spettacoli e con più di 57mila spettatori.
“L’Odissea – spiega Moscato - è considerata dai più come il primo romanzo moderno della storia della letteratura, con la particolarità che la sua datazione ufficiale la fa risalire a decine di secoli prima che questo genere letterario venisse alla luce. Eppure, nel personaggio di Ulisse, c’è già tutto ciò che caratterizzerà gli eroi romanzeschi: c’è il coraggio, la paura, l’amore, l’odio, la gioia, il dolore. E questo, a partire dal libro nono del poema reso ancor più vivido da una narrazione in prima persona che avvince, che commuove e che fornisce al lettore le chiavi di accesso alla controversa psicologia del protagonista”.
Il fine ultimo dello spettacolo è quello di trasformare tutto questo in emozione pura e far sentire allo spettatore (con energia e trasporto autentici) la straordinaria gamma emozionale che accompagna le avventure del poema.
“Come imbarcato tra i compagni di Ulisse – precisa Moscato -  così, lo spettatore vivrà in prima persona la spietatezza di Polifemo, la malia di Circe, la crudeltà di Scilla e Cariddi, la seduzione delle Sirene, fino a giungere, insieme allo sventurato eroe, alla bramata Itaca”.
“Il poema di Omero – conclude Giacomo Moscato -  al di là dei pur indispensabili studi scolastici, può essere letto semplicemente come la più straordinaria delle avventure e, se ciò accade, deve poter trasportare lo spettatore (…e la sua coscienza) negli angoli più remoti e arcani dell’immaginazione.
Rossano Scaccini
©Riproduzione riservata. 



"Lettere a Francesca" è un libro che ti porta in un viaggio insolito, ma che consiglio di provare

“Ho voglia, amore, di immaginarmi altrove. Di parlarti d’altro, magari di quella fantastica, magica, piccola felce che vibrava eternamente, quasi a ricordarci che tutto è vita”.
Queste poche frasi, rilette oggi, del libro di Enzo Tortora “Lettere a Francesca” scritte durante i sette mesi di detenzione in carcere alla sua compagna Francesca Scopelliti, sono quelle che sono andato subito a ricercare. Con loro nel cuore prenderò parte nella “mia” Castiglione della Pescaia, alla presentazione del libro. L’evento si terrà a pochi passi del mare, ambiente che a Enzo Tortora amava e mancava tantissimo durante il periodo di reclusione.
Ho letto, nei ritagli di tempo, che la domenica mi concesse,  queste 45 lettere che Francesca Scopelliti ha fatto conoscere, pubblicandole. Credo d’averci trovato tanti spunti di arricchimento personale.
Enzo Tortora varcò le porte del carcere il 23 giugno 1983 e ne uscì, completamente cambiato, il 17 gennaio 1984, quando il giudice dispose i domiciliari. Il presentatore di “Portobello”, me lo ricordo così, era accusato, cosa che fu smentita, di essere un camorrista. Un errore giudiziario. Il 15 settembre del 1986 i giudici d’appello stabilirono l’innocenza del giornalista, assoluzione che fu confermata dalla Cassazione l’anno successivo. Ma il 18 maggio del 1988 un tumore lo uccise.

Rossano Scaccini
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