domenica 31 agosto 2014

Una storia vera che ti coinvolgerà Elvira Serra ha scritto “L’altra. Storia di un amante”

Elvira Serra è una giornalista del Corriere della Sera e ha mandato in libreria “L’altra. Storia di un amante”, racconta uno spaccato della sua vita, quando l’amore per un uomo non libero l’avvolge.
Leggendo il libro si percorrono mesi di un amore immenso, ma anche le insoddisfazioni di questa situazione.
Elvira Serra come descriverebbe il suo libro?
“Come una storia vera, sincera, di un amore importante. Un libro che induce ad abbandonare il giudizio e a cambiare prospettiva”.
“L’altra. Storia di un amante” secondo lei è un racconto per solo donne?
“E’ un racconto per mogli e per amanti: insegna a prendersi cura del proprio partner e di se stessi e ad essere più consapevoli delle scelte che si fanno. Ed è un racconto per gli uomini, perché imparino a essere meno superficiali, talvolta”.
Che le hanno detto i suoi amici uomini che l’hanno letto?
“Che ho avuto coraggio. E alcuni hanno commentato: povero Darcy. Erano preoccupati soprattutto per le conseguenze che la pubblicazione del libro avrebbe potuto avere sulla sua vita”.
Ma l’uomo ideale, una donna come lo riconosce?
“Non esiste l’uomo ideale. C’è quello nel quale intravedi un futuro insieme quando lo incontri. E lì vale sempre la pena investire, metterci il cuore”.
Ma il “fenomeno” tradimento, amanti è sempre esistito: come si è evoluto nel tempo?
“E’ sempre esistito. Si nascondeva, si faceva finta di niente. Adesso c’è una scuola di psicologi che lo considerano addirittura vitale per la coppia. Comunque resta una cosa, nell’immaginario collettivo, di cui vergognarsi, da non condividere”.
Da osservatori del mondo che ci scorre accanto come si riconosce l’altra?
“Non si può riconoscere da una caratteristica. Se è una donna che ama sarà del tutto simile a una moglie, a una compagna, a una fidanzata come le altre”.
E a un’amica/o che ti accorgi prende questa direzione cosa si sente di dire?
“Vivila finché non impari quale messaggio aveva per te, ma non allontanarti troppo da te stessa: quando il dolore che ti procura questa relazione supera il bene, allora non è più amore; è dipendenza, è paura di restare soli, è un’altra cosa”. 

Rossano Scaccini
©Riproduzione riservata

Foto gentilmente concesse da Elvira Serra.

giovedì 28 agosto 2014

Enrico Rossi e il suo Viaggio in Toscana

E’ da poco uscito il suo primo libro “Viaggio in Toscana” scritto dal presidente della Regione Toscana Enrico Rossi
Presidente di che cosa parla Viaggio in Toscana?
“Il mio vuole essere il racconto di viaggio di un testimone attento a preservare il patrimonio democratico toscano dalle minacce del tempo presente. Ho voluto evidenziare luci e ombre di un presente carico di paura e speranza e raccontare le tante eccellenze che hanno permesso alla nostra regione di attraversare la crisi economica meglio di altre. E’ stato un viaggio utile per parlare con i tanti amministratori locali, incontrare rappresentanti delle associazioni di categoria, parlare con i cittadini: un’esperienza proficua per capire quali politiche sono necessarie e cosa chiedono i toscani alle istituzioni. Nel libro ho voluto raccontare questa esperienza, scrivendo una sorta di guida turistica non convenzionale, che permetta di scoprire anche gli angoli più remoti della nostra regione”.
Enrico Rossi è presidente della Regione Toscana, dal 2010, prima di questo ha fatto per 10 anni l’assessore alla Sanità, è stato sindaco di Pontedera, e prima ancora, dopo la laurea in filosofia a Pisa, ho lavorato come giornalista presso Il Tirreno.
Presidente se le dico politica lei mi risponde?
“Per me è soprattutto passione, e sono sicuramente fortunato a fare un lavoro che mi piace e a cui mi dedico totalmente. Negli ultimi anni in Italia la politica è stata troppo spesso fatta per promozione e successo personale, e a tutto questo va invece sostituito uno spirito di servizio nei confronti dei cittadini, quando decidono di accordarci la loro fiducia”.
E se ke dico Castiglione della Pescaia?
“Credo che Castiglione sia una delle mete turistiche più belle della Toscana, e questo suo punto di forza va certamente valorizzato. In Regione stiamo lavorando sul brand toscano, già affermato e riconoscibile nel mondo, per promuovere al meglio le tante bellezze della nostra regione”.
Rossano Scaccini
©Riproduzione riservata.


mercoledì 27 agosto 2014

Stanno tutti bene tranne me - un bel viaggio nella tua mente

 Un libro che ti lascia di sicuro qualcosa dentro. Oserei dire che ti sconvolge le sicurezze maturate negli anni. Ma partiamo dai premi che “Stanno tutti bene tranne me” scritto da Luisa Brancaccio, edito da Einaudi, si è aggiudicato: la menzione speciale al premio Geiger, ha vinto il premio John Fante e il premio Volponi.
Un romanzo con storie che viaggiano parallele. Riassumendo il lavoro della scrittrice, a chi ancora non ha letto questo libro, posso anticipare che a me sono rimasti impressi oltra a Margherita, che è la protagonista: i vicini di casa, le bestie mansuete, lo psicanalista, la donna delle pulizie.
Queste le mie anticipazioni, ma con “Stanno tutti bene tranne me” Luisa Brancaccio quali argomenti ha trattato?
“E' difficile parlare del proprio romanzo, è difficile mettere a fuoco un solo argomento. Ma penso che quello a cui tengo di più sia l'emancipazione dell'uomo, un processo poco in vista, parallelo all'emancipazione della donna, altrettanto faticoso ma spesso ignorato, valeva la pena parlarne. Ammiro il lavoro durissimo che hanno fatto gli uomini per restare in relazione con la nuova donna, la donna emancipata, è un lavoro eroico. Hanno smantellato vecchi modelli maschilisti che ormai erano oppressivi non solo per noi donne ma anche per loro. E la paternità mi sembra uno dei fulcri attorno a cui ruota il cambiamento”.
Conosciamo meglio Luisa Brancaccio: legge sempre due libri per volta? ·
“Sì. In genere ho un libro per il giorno e uno per la notte”.
Come li sceglie?
“Li voglio bellissimi, scelgo libri da cui posso imparare”.
Adesso che sta leggendo?
“Coetzee, L'infanzia di Gesù, molto bello, lo consiglio. Di giorno invece leggo La scientificazione dell'amore, un saggio di Michel Odent, un medico francese che affronta temi a me molto cari, l'amore come strategia per la sopravvivenza umana, il superamento dell'uomo aggressivo, della società aggressiva. Consiglio anche questo”.
Ama viaggiare: ma è vero che per lei una vacanza non dura mai meno di tre mesi?  
“Sono nomade, è vero. Ma non vado mai in vacanza”.
Presentando il suo libro, in quanti le hanno detto che hai parlato della loro vita? ·
“Quando i lettori si sentono vicini ai personaggi di cui scrivo mi sento di aver fatto un buon lavoro. E' di persone vere che intendo parlare, non realmente vissute ma con sentimenti veri”.
Leggendo Stanno tutti bene tranne me mi sono convinto che la normalità apparente è sinonimo di finta tranquillità, lei va alla ricerca del dietro le quinte: perché questa sfaccettatura?
“E' proprio un dovere della letteratura, credo, quello di scavare, di scoprire e portare alla luce il sommerso. La narrativa deve avere un potenziale di pericolosità per la società, se no è noiosa e non serve a niente”.
Emerge anche uno dei mali del terzo millennio, la solitudine, colpa di una società egoista e poi cos’altro le sprigiona questo status così malvagio?
“La solitudine la conosco bene, uno scrittore trascorre talmente tanto tempo in solitudine. E' uno dei punti dolenti della mia vita”.
Una cosa insolita nel romanzo è ritrovare un certo senso di partecipazione ai problemi e al dolore degli altri, qui non crede d’essersi allontanata parecchio dal suo stile di scrittura così reale?
“Credo che l'empatia e la compassione siano due sentimenti fondanti le relazioni di tutti gli animali. Li sottovalutiamo ma sono lì forti e pulsanti”.
Perché il realismo viene fuori sempre in tutto il suo lavoro che ha mandato in stampa e cosa ha prodotto sentendo in giro i commenti?
“Il realismo di questo libro è stato forse l'aspetto più apprezzato sia dai critici che dai lettori. L'onestà nella scrittura è uno strumento importante, rende la lettura emozionante”.
Tornando a “Stanno tutti bene tranne me” potrei aggiungere per incuriosirvi e passare in libreria che Margherita, la protagonista, quando ha deciso di sposarsi pensava d’aver trovato il marito che ha sempre cercato, ma poi si accorge d’aver fallito, di vivere accanto ad uno sconosciuto. A questo punto l’autrice inserisce un cambio di passo alla storia che ti porta a leggere con voglia sempre in crescendo tutto il romanzo.
©Riproduzione riservata
Rossano Scaccini

Foto gentilemente concessa da Luisa Brancaccio

giovedì 21 agosto 2014

Uccidi il padre, un thriller avvincente

Ha deciso di lasciare la sua professione di cuoco, ed è diventato uno dei più graditi scrittori e sceneggiatori italiani, curatore di serie di successo come 'Squadra Antimafia' e 'Ris Roma'
Sandrone Dazieri, è di poche parole, ma se vi capita di leggere Uccidi il padre, sarete proiettati in  costanti e continui stravolgimenti, che ti accompagnano dalla prima all'ultima pagina.
Dazieri come promuoverebbe Uccidi il padre?
“Non so se vi piacerà, ma di sicuro vi sorprenderà”.
Non posso sottrarmi a fare questa inevitabile domanda: lei ha studiato alla scuola alberghiera ed è un cuoco, che pietanze accompagnerebbe ai suoi lavori di scrittore?
“Solo piatti vegetariani, perché lo sono. Per Uccidi il padre  le tagliatelle al caffè”.
E una portata per descrivere la scrittura?
“La pizza quattrostagioni. C'è un po' di tutto”.
In gioventù lei ha frequentato centri sociali, oggi che cosa le resta da quell’esperienza?
“La formazione sentimentale e politica, tanti ricordi belli e un pugno di amici straordinari”.
Ha preso parte attivamente alla vita politica e di questo spaccato di vita che ne ha ricavato?
“Quello che sono, credo e mi ha ampliato gli orizzonti. Poi se te la cavi in un'assemblea con gente che ti urla addosso non hai problemi poi a gestire presentazioni di alcun tipo”.
Leggendo Uccidi il padre non si può fare a meno di conoscere Colomba. Questa donna ha vissuto senza poter far nulla un fatto drammatico, che l’ha provata profondamente. Lei lo definisce un disastro, ma malgrado ciò prosegue nel suo lavoro di poliziotta.
Immaginandomi Colomba Caselli, la vedo come una donna davvero tenace, sempre in prima linea. E adesso, dopo quanto le è accaduto, spiega l’autore, rimane inghiottita da attacchi di panico, che le impediscono di tornare in servizio.
Il thriller di oltre 550 pagine, vede Colomba convocata dal suo superiore della Squadra Mobile di Roma, Alfredo Rovere, che le chiede di dirimere un caso particolare e solo alla sua portata fra il personale che lui dirige. La donna, di tornare in servizio non ne vuole proprio sapere, ma dopo tanta insistenza cederà.  
Assieme a Colomba, nel libro troveremo Dante Torre, anche lui con una storia personale alle spalle davvero unica. Da bambino e per ben 11 anni fu chiuso in un silo. Ora, immancabilmente soffre di claustrofobia. Dante è un cercatore di persone sparite fra i migliori in circolazione e assieme a Colomba indagheranno sulla scomparsa di un bambino.
Rossano Scaccini
©Riproduzione riservata
Foto gentilmente concessa da sandrone Dazieri è stata scattata da Rossella Rasulo.