Davide Dezan: "Il ciclismo è la mia vita"
Uno dei
volti storici di Studio Sport, programma giornalistico sportivo di Italia Uno è
Davide Dezan. Per chi come me ama il ciclismo da sempre, anche quando ero un
podista praticante prima di diventare un cicloamatore, sentire le sue opinioni
e i commenti durante le telecronache è sempre stato un arricchimento.
Davide Dezan come si presenterebbe ai lettori del mio
blog?
“Come una
persona semplice che ama raccontare con passione lo sport alla gente. Sono un
uomo che sente di avere il grande privilegio di svolgere una delle professioni
più belle al mondo in un ambiente, quello sportivo, assolutamente formidabile
per le avventure che ti permette di vivere e raccontare e per i grandi
personaggi che nell’arco di questi ultimi trent’anni ho avuto la fortuna di
incontrare”.
Ma lei si sente un figlio d’arte?
“Assolutamente
sì. E’ stato mio padre a farmi innamorare del ciclismo. Probabilmente senza di
lui avrei scelto altre strade ed è solo grazie al suo amore, ai suoi preziosi
insegnamenti e alla sua pazienza che sono diventato un giornalista”.
Delle cronache televisive condotte da suo padre le
capita qualche volta di ripescare qualche parola che lui usava più spesso?
“Ho nel
cuore molte delle telecronache di mio padre e la sua voce ha fatto da colonna
sonora alla mia vita… e credo anche a quella di tanti appassionati di ciclismo
che lo hanno seguito nell’arco di quasi mezzo secolo, ma il nostro modo di
raccontare lo sport era molto diverso e tranne una sola volta nella quale ho
iniziato la telecronaca con il suo classico “ Gentili signore e signori
buongiorno”. Ho sempre cercato di utilizzare un linguaggio che fosse diverso da
quello di mio padre. Lui aveva uno stile inimitabile, per chiunque”.
Ciclismo per Davide Dezan vuol dire?
“E’ la mia
vita. Un amore nato quando ancora ero molto piccolo ed avevo la fortuna di
andare alle corse con mio padre. Qui alle mie spalle, in quella foto con
Gimondi in maglia Salvarani c’è un bambino seduto sulla canna della bicicletta
che lo accompagna alla partenza di una gara, quel bambino sono io, nato e
cresciuto a pane e ciclismo. Come potrei non amare profondamente questo sport e
gli incredibili personaggi che hanno scritto la sua storia e che nell’arco di questi
ultimi quaranta anni ho avuto la fortuna di incontrare e conoscere”.
Invece guardandolo con gli occhi da addetto ai lavori
come lo vede oggi questo sport?
“Sono stati
anni molto difficili e la mia passione per le due ruote è stata più volte messa
a dura prova. Dallo scandalo Festina in avanti ho scritto forse più articoli
sul doping che sulle gare vere. E vi assicuro che ogni volta è un dolore
fortissimo. I troppi scandali legati al doping hanno minato alle fondamenta,
alla credibilità di questo sport ed il racconto televisivo che ha accompagnato
nell’ultimo decennio le dirette del ciclismo non ne ha sicuramente aiutato la
crescita”.
Il Giro d’Italia è passato qualche volta per
Castiglione della Pescaia, lei conosce questo paese?
“Sì, ma non
ho mai avuto la fortuna di fermarmi qualche giorno in quel luogo magico della
Maremma”.
Che tappa del Giro d’Italia le piacerebbe vederci
arrivare a Castiglione della Pescaia?
“C’e’ un
proverbio milanese che recita : “Ofele’ fa el to mestè “ ovvero pasticciere fai
il tuo mestiere. Quest’anno, per fortuna, il Giro d’Italia ha un nuovo
disegnatore e l’ispirazione del percorso affidata a Mauro Vegni è garanzia di
sicurezza , consegnerei quindi a lui e alla sua esperienza il compito di
tracciare un percorso con arrivo a Castiglione della Pescaia. Sicuramente Farà
molto meglio del sottoscritto”.
Le piace il tracciato disegnato per l’edizione 2012
del Giro?
“Mi piace
tantissimo. Si vede che è cambiata la mano del disegnatore e credetemi per il
Giro è un bene”.
Un corridore in attività che lei ritiene d’essere
perfetto è?
“La
perfezione purtroppo non è di questo mondo, figuriamoci poi nel ciclismo. Il
corridore perfetto non esiste. Esistono però campioni che in certe particolari
competizioni possono fare la differenza e dare spettacolo. In questo senso
direi che Gilbert è sicuramente l’atleta che ho maggiormente apprezzato sotto
il profilo sportivo: forte ed imbattibile sul suo terreno di caccia preferito,
le grandi classiche, ma capace di ritagliarsi giornate super anche al Tour e
nell’arco di tutta la stagione . un atleta moderno che corre e vince come si
faceva una volta. Sotto il profilo umano invece direi che la storia di Cadel
Evans ha toccato il cuore di tutti gli appassionati di ciclismo. La sua
vittoria al Tour, pensando anche ad Aldo Sassi, è una scintilla di speranza per
tutti quelli che assieme a me ancora amano, e credono, in questo sport
meraviglioso.
Concludiamo
con una domanda alla quale spero di non ricevere una risposta diplomatica: i
diritti televisivi per il Giro stanno per essere messi nuovamente all’asta:
pensa che Mediaset ha intenzione di partecipare concretamente a questa
opportunità?
“Non sono mai
diplomatico. Mi piacerebbe molto se Mediaset riprendesse i diritti del Giro. Ci
siamo andati molto vicini qualche anno fa. Personalmente credo che un ritorno
del Giro d’Italia a Mediaset farebbe solo bene al ciclismo e credo anche che i
nostri dirigenti non rimarranno certo insensibili se stavolta le offerte
saranno più lineari e coerenti con il mercato dei diritti sportivi.
Rossano Scaccini
Foto gentilmente concessa da Davide Dezan
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