I ciclisti del Villini II – Rodolfo Gentilini
La Carmela diceva sempre meno convinta che non amava i ciclisti, ma a loro la cosa non importava e quando si ritrovavano anche nei pomeriggi d’inverno, nella panchine davanti al “Villini” perfettamente sigillato dai bandoni di ferro e si accorgevano di qualche danno causato dal vento o dalla pioggia non esitavano a chiamarla e non lo faceva uno soltanto per tutto il gruppo, ma nell’arco della giornata di nascolo le arrivavano sempre molte chiamate e messaggi su Watsapp, un attaccamento affettivo senza secondo fini nato subito che a lei piaceva.
La donna a Castiglione della Pescaia viveva nella casa dei genitori in una delle traverse di Poggio alle Trincee e raggiungeva il mare con lo scooter color fucsia che anticipava il suo arrivo, appena si distingueva il colore Finita la stagione la Carmela rimase in paese fino a novembre e ci fece ritorno già a febbraio, la città da sempre non la sentiva sua ed amava la vita di provincia dive riusciva a rigenerarsi in attesa di
riprendere le giornate, spesso molto nebbiose di Milano.
La mezza estate di lavoro con il bagnino assunto
fra quelli che non avevano trovato lavoro e come aiutanti al bar molto
approssimativi, uno che venne subito soprannominato “simpatia” per quanto fosse
poco sociale e una ragazza, non castiglionese, ma sempre con il broncio in
viso, che già dopo un paio di mesi nessuno si ricordava il suo nome, ma la
stagione si concluse senza intoppi.
Il notaio Giacomo
Bazzetti, padre della titolare, arrivò a Castiglione della Pescaia nella tarda serata del primo
venerdì d’agosto e dal mattino seguente si piazzò di vedetta sulla piattaforma
del “Villini” sistemandosi in un angolo dietro il bar da dove con una scaletta
in legno si poteva raggiungere la spiaggia. Un punto talmente risicato dove
entrava a fatica un piccolo tavolo ed una sedia che lui fece sua, dove al
mattino leggeva i giornali e nel tardo pomeriggio lasciava asciugamano e
ricambi prima di avventurarsi nelle acque del mare. Carmela aveva la situazione
sotto controllo e di questo il genitore rimase pienamente soddisfatto.
I ciclisti arrivarono a
frequentare il “Bagno Villini” dopo che Rodolfo Gintini, aretino di nascita, ciclista
per passione, si era insediato, come faceva da alcuni anni in un campeggio
vicino al mare nei pressi delle Rocchette. Da lì al mattino inforcava la sua bici
e raggiungeva l’ex punto di ritrovo in un parcheggio vicino al cantiere
comunale all’ingresso nord del paese.
Il Gintini, un 40enne che si sentiva un uomo decisamente piacente ma nella media, nella vita di tutti giorni lavorava come infermiere al pronto soccorso dell’ospedale della sua città. Sua moglie, Giovanna Denzini, figlia di un commercialista che aveva scelto di continuare la dinastia del padre, prendendo la stessa laurea e affiancare il genitore nello studio, teneva sotto controllo in modo maniacale il marito e la cosa al Gintini lo rendeva soddisfatto affermandolo tranquillamente sia nell’ambiente di lavoro che fra i ciclisti della zona.
La Giovanna, donna decisamente più
concreta, si dedicava al lavoro, ai figli, teneva i cordoni della cassa familiare
e si ritagliava del tempo da trascorrere con il suo amante, un medico che le aveva
presentato il marito in occasione di una festa in ospedale.
Quel primo sabato mattina
d’agosto la Carmela Bazzetti, come tutti i giorni della settimana era già dalle
7:00 sulla pedana del “Villini”. Vide che il bagnino era già a buon punto con
il vaglio della spiaggia, il barista “simpatia” stava parlando con il
pasticcere che gli aveva appena consegnato un cartone di bomboloni, e brioche, tutto stava procedendo normalmente. Decise di spostarsi a spazzare la parte esterna dello stabilimento
dove aveva visto poco prima, appena parcheggiato lo scooter alcune lattine sotto
una panchina, ma ancora gli operatori ecologici non avevano tolto in quanto
non raggiunto quel punto e a lei dava noia visivamente quell'inciviltà.
Il Giuntini, arrivato al
bivio della panoramica sud, svoltò a destra ed imboccò il lungomare di via Roma e vide la Carmela
che senza rendersene conto aveva alzato lo sguardo dall’asfalto dopo aver messo
nella paletta la spazzatura raccattata. Con gli occhi guardava davanti a se
dove il Gentini stava giungendo e lui pensò immediatamente di essere stato
notato, rimanendo piacevolmente sorpreso da quella visione. Lui, che aveva sposato
Giovanna, donna mora, un metro e sessantaa con dci seni prepotenti, si trovava
davanti la Carmela, alta cenotonovanta centrimetri longilinea e bionda, la sua donna ideale
di sempre e come arrivò al ritrovo chiese immediatamente informazioni.
La maggior parte dei ciclisti in genere si allena al
mattino, dedicano molte ore a questo sport. e d'estate i castiglionesi vanno in
spiaggia o al pomeriggio, se in ferie, ma la maggior parte di quelli interpellati da Rodolfo Gentilini per avere notizie sulla donna del “Vilini” nessuno sapeva più di tanto, ma per farlo contento decisero che al rientro dal giro di Massa Marittima si
sarebbero fermati lì per una bibita di gruppo, della serie si comprano un paio
di bottiglie da un litro e mezzo e con una decina di bicchieri di plastica si
disseta tutto il plotone.
Alle 11:30 si presentarono al bar davanti a Carmela. Il Gentilini apriva il raggruppamento degli atleti molto sudati che si fecero subito spazio fra gli avventori anche grazie al cattivo odore.
La titolare fissò Rodolfo
aggrottando la fronte e già con quell’espressione lo smontò a tal punto che non
pronunciò neanche un monosillabo. In suo aiuto arrivò Paride Dettacci, il
ciclista più anziano di castiglione che con le sue 80 primavere sulle spalle involontariamente
tolse dall’imbarazzo l’infermiere di Arezzo. “Devo tornare a casa presto, oggi
tocca a me preparare il pranzo. Se voglio venire in bicicletta alle 13:00 in
punto mia moglie aspetta sotto l’ombrellone l’insalata di pomodori, che come la
faccio io non ci sono paragoni”. Ai commenti ironici di alcuni ciclisti entrò in
sua difesa Carmela: “Un uomo d’oro” affermo sorridendogli mettendo in mostra uno
sguardo luminoso e tenero.
“Oggi pomeriggio tutti
qui a prendere il caffè” sentenzio Paride e alle 17:00, stavolta con abbigliamento
in borghese si ritrovarono sia i ciclisti locali e quelli vacanzieri, ma il
Rodolfo non trovò la scusa per lasciare moglie e i due figli che lo coinvolsero
ai giochi che l’animazione del campeggio avevano in programma.
® Riproduzione riservata.
I luoghi sono veri ma presi in prestito per dare continuità alla storia che è
completamente di fantasia come i personaggi.
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