Stanno tutti bene tranne me - un bel viaggio nella tua mente
Un romanzo con storie che viaggiano parallele.
Riassumendo il lavoro della scrittrice, a chi ancora non ha letto questo libro,
posso anticipare che a me sono rimasti impressi oltra a Margherita, che è la
protagonista: i vicini di casa, le bestie mansuete, lo psicanalista, la donna
delle pulizie.
Queste
le mie anticipazioni, ma con “Stanno tutti bene tranne me” Luisa Brancaccio quali
argomenti ha trattato?
“E' difficile parlare
del proprio romanzo, è difficile mettere a fuoco un solo argomento. Ma penso
che quello a cui tengo di più sia l'emancipazione dell'uomo, un processo poco
in vista, parallelo all'emancipazione della donna, altrettanto faticoso ma
spesso ignorato, valeva la pena parlarne. Ammiro il lavoro durissimo che hanno
fatto gli uomini per restare in relazione con la nuova donna, la donna
emancipata, è un lavoro eroico. Hanno smantellato vecchi modelli maschilisti
che ormai erano oppressivi non solo per noi donne ma anche per loro. E la
paternità mi sembra uno dei fulcri attorno a cui ruota il cambiamento”.
Conosciamo meglio Luisa
Brancaccio: legge sempre due libri per volta? ·
“Sì. In genere ho un libro per il giorno e uno per la notte”.
Come li sceglie?
“Li voglio bellissimi, scelgo libri da cui posso imparare”.
Adesso che sta leggendo?
“Coetzee, L'infanzia di Gesù, molto bello, lo consiglio. Di giorno
invece leggo La scientificazione dell'amore, un saggio di Michel Odent, un
medico francese che affronta temi a me molto cari, l'amore come strategia per
la sopravvivenza umana, il superamento dell'uomo aggressivo, della società
aggressiva. Consiglio anche questo”.
Ama viaggiare: ma è vero che per
lei una vacanza non dura mai meno di tre mesi?
“Sono nomade, è vero. Ma non vado mai in vacanza”.
Presentando il suo libro, in
quanti le hanno detto che hai parlato della loro vita? ·
“Quando i lettori si sentono vicini ai personaggi di cui scrivo mi
sento di aver fatto un buon lavoro. E' di persone vere che intendo parlare, non
realmente vissute ma con sentimenti veri”.
Leggendo Stanno tutti bene
tranne me mi sono convinto che la normalità apparente è sinonimo di finta tranquillità, lei va alla ricerca del
dietro le quinte: perché questa sfaccettatura?
“E' proprio un dovere della letteratura, credo, quello di scavare, di
scoprire e portare alla luce il sommerso. La narrativa deve avere un potenziale
di pericolosità per la società, se no è noiosa e non serve a niente”.
Emerge anche uno dei mali del
terzo millennio, la solitudine, colpa di una società egoista e poi cos’altro le
sprigiona questo status così malvagio?
“La solitudine la conosco bene, uno scrittore trascorre talmente tanto
tempo in solitudine. E' uno dei punti dolenti della mia vita”.
Una cosa insolita nel romanzo è
ritrovare un certo senso di partecipazione ai problemi e al dolore degli altri,
qui non crede d’essersi allontanata parecchio dal suo stile di scrittura così
reale?
“Credo che l'empatia e la compassione siano due sentimenti fondanti le
relazioni di tutti gli animali. Li sottovalutiamo ma sono lì forti e pulsanti”.
Perché il realismo viene fuori
sempre in tutto il suo lavoro che ha mandato in stampa e cosa ha prodotto
sentendo in giro i commenti?
“Il realismo di questo libro è stato forse l'aspetto più apprezzato sia
dai critici che dai lettori. L'onestà nella scrittura è uno strumento
importante, rende la lettura emozionante”.
Tornando a “Stanno tutti bene tranne me” potrei
aggiungere per incuriosirvi e passare in libreria che Margherita, la
protagonista, quando ha deciso di sposarsi pensava d’aver trovato il marito che
ha sempre cercato, ma poi si accorge d’aver fallito, di vivere accanto ad uno
sconosciuto. A questo punto l’autrice inserisce un cambio di passo alla storia
che ti porta a leggere con voglia sempre in crescendo tutto il romanzo.
©Riproduzione riservata
Rossano Scaccini
Foto gentilemente concessa da Luisa Brancaccio
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