lunedì 18 luglio 2016

"Lettere a Francesca" è un libro che ti porta in un viaggio insolito, ma che consiglio di provare

“Ho voglia, amore, di immaginarmi altrove. Di parlarti d’altro, magari di quella fantastica, magica, piccola felce che vibrava eternamente, quasi a ricordarci che tutto è vita”.
Queste poche frasi, rilette oggi, del libro di Enzo Tortora “Lettere a Francesca” scritte durante i sette mesi di detenzione in carcere alla sua compagna Francesca Scopelliti, sono quelle che sono andato subito a ricercare. Con loro nel cuore prenderò parte nella “mia” Castiglione della Pescaia, alla presentazione del libro. L’evento si terrà a pochi passi del mare, ambiente che a Enzo Tortora amava e mancava tantissimo durante il periodo di reclusione.
Ho letto, nei ritagli di tempo, che la domenica mi concesse,  queste 45 lettere che Francesca Scopelliti ha fatto conoscere, pubblicandole. Credo d’averci trovato tanti spunti di arricchimento personale.
Enzo Tortora varcò le porte del carcere il 23 giugno 1983 e ne uscì, completamente cambiato, il 17 gennaio 1984, quando il giudice dispose i domiciliari. Il presentatore di “Portobello”, me lo ricordo così, era accusato, cosa che fu smentita, di essere un camorrista. Un errore giudiziario. Il 15 settembre del 1986 i giudici d’appello stabilirono l’innocenza del giornalista, assoluzione che fu confermata dalla Cassazione l’anno successivo. Ma il 18 maggio del 1988 un tumore lo uccise.

Rossano Scaccini
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