sabato 10 settembre 2011

UN VERO SIGNORE DEL CICLISMO: VI PRESENTO DAVIDE CIMOLAI


Realizzare un sogno, centrare un obiettivo importante nella vita. Quando una persona ci riesce prova un’immensa soddisfazione. Vedere avverarsi quanto si è sperato, ma soprattutto riuscirci in giovane età, credo che debba essere un fatto da far conoscere.
Vi presento un ciclista che in futuro farà parlare di se, Davide Cimolai. E’ un ragazzo di 22 anni, che dopo diverse stagioni di duro lavoro e sacrificio è riuscito a realizzare il proprio sogno, quello di passare professionista con una squadra importante. Oltre alla passione per il ciclismo, Davide Cimolai è un gran tifoso interista, adora le macchine sportive (Porsche 911 su tutte) e come la maggior parte dei suoi coetanei, ama il divertimento, andare in discoteca, ma facendo questo lavoro, per dieci mesi l’anno, pensa esclusivamente ad allenarmi e a fare la vita da atleta per poter rendere al 100% in bici.
Il ciclismo per lei è?
“Vita, non riuscirei ad immaginarmela senza la bici”.
Invece come pensa che la gente giudichi questo sport?
“Purtroppo il ciclismo in passato si è macchiato di problema doping, oggi dopo anni di lotta, posso confermare con piena certezza che il 99% di noi professionisti è pulito, poi è normale che i furbi ci saranno sempre (come i ladri), l’importante è che i controlli funzionino. Mi piacerebbe che la gente sapesse che ora siamo umani, e soprattutto che si fidasse di questo meraviglioso sport”.
Faticare in sella alla bicicletta per Davide Cimolai equivale a?
“Mettersi alla prova, affrontare la fatica. E’ una sfida tra e il dolore. Almeno io la interpreto cosi”.
Se le dico salita lei mi risponde?
“Mal di gambe”
Pianura?
“Limare”.
Discesa?
“Limiti”
Come è una giornata di ritiro con la squadra?
“In ritiro le giornate passano molto velocemente. Al mattino, dopo la colazione, si esce in bici, dopodiché si rientra e trascorso il momento del pranzo si svolgono diverse attività come lo streatching, massaggi oppure riunioni”.
Quanti giorni all’anno sta lontano da casa?
“In genere, tra gare e ritiri, trascorriamo più di seimesi via di casa. Infatti non facile soprattutto se hai famiglia”.
Quando attaccherà la bicicletta al fatidico chiodo ha già deciso cosa farà?
“Sinceramente non ho ancora pensato a cosa fare il giorno che smetterò di correre e per ora non voglio neanche pensarci perché per altri 15 anni voglio correre”.
Rossano Scaccini
© Riproduzione riservata
Foto gentilmente concessa da Davide Cimolai