SAETTA BUSSA ALLA PORTA DI QUELLI DEL GRUPPO B
Decisione presa.
Meglio allenarsi da soli che doversi
dannare a stare in scia a un nutrito gruppo di ciclisti moto assistiti e pure
con procedure irregolari.
Seguirò le avventure di Quelli del
Gruppo B, ma per il momento stando lontano da velocità per me proibitive.
Per uno che al momento lascia, ci
sono due arrivi. Oggi, sabato vi parlo del primo e domani, se trovo il tempo
per farlo della seconda, altrimenti appena possibile.
Stamattina al cancello di Dino il
tipografo, location dove si ritrovano Quelli del Gruppo B, si presenta un
atleta nuovo, forse qualcuno di quelli che arrivano in vacanza nei mesi estivi,
ma nessuno lo riconosce.
Ne ho interpellati anche poco fa un
paio di ciclisti nostrani per sapere il vero nome di questa nuova figura
destinata a creare scalpore nel team, ma tutti e due mi hanno saputo solo dire altre
particolarità come d’aver capito d’essere emigrato dall’hinterland milanese, residente
da poco a Castiglione della Pescaia e di soprannome da giovane per il suo
spunto in volata sopra la bicicletta lo avevano ribattezzato “Saetta”.
“Ho letto sui social dell’esistenza
di questo Campionato. La cosa mi ha incuriosito e vorrei partecipare”.
Queste sono state le prime parole di
Saetta rivolte a Attilio. L’allenatore del leader sceso dall’altopiano che è
soprattutto un gran signore, una persona educatissima, senza indugiare gli
da il benvenuto e presenta immediataemente tutto il plotone dei disperati.
Durante i convenevoli arrivo per un
saluto e pure a me viene fato conoscere come Saetta.
Con Attilio ci guardiamo per un
attimo. Sono certo che in quel momento pensavamo la stessa cosa.
Saetta contro il suo protetto, un si
smette mai di essere tranquilli.
Pensare male si fa peccato, ma
spesso ci si indovina e questa è stata una di quelle volte.
Il leader al momento indiscusso e
definistrato, da buon attore protagonista arriva all’ultimo istante prima del via
dell’allenamento e tocca ancora a Attilio il ruolo di cerimoniere.
Il nuovo arrivato e il meglio di
Quelli del Gruppo B si salutano cordialmente, ma noi che conosciamo il
carattere del ciclista maremmano sappiamo che non è così.
D’ora in poi riassumo riportando la
cronaca di chi ha preso parte all’allenamento, io da asociale e troppo grasso
me ne sono andato da solo a fare il “Giro del Maggiorani”.
Come da copione, fra l’atleta
nostrano e quello dell’hinterland milanese parte l’immancabile studio, già dai
primi metri, come se ci fosse una calamita che li attrae si sono messi uno
accanto all’altro. Per l’esattezza il castiglionese lo ha affiancato già al
ponticino sul Valle e iniziando a parlare, ovviamente di ciclismo, ma il
maremmano, da buon affabulatore lo fa senza arrivare subito al concreto con le
giuste domande, cosa che invece il lombardo non perde tempo e si fa avanti.
“Ho letto sui social che lei è il
patron del Campionato e le chiedo se mi può invitare a correrlo”.
A domanda diretta non arriva
risposta altrettanto esplicita, anzi il ciclista allenato da Attilio tira fuori
un discorso filosofico che se lo avessi sentito con le mie orecchie gli avrei
fatto pure i complimenti.
“Le nostre vite vanno troppo veloci e non c’è tempo per
riflettere come si deve. Io questo Campionato me lo sono disegnato su misura e
apro o chiudo le porte a eventuali partecipanti solo dopo che li ho studiati
attentamente” .
L’uomo della Lombardia rimane
giustamente stranito e cambia atteggiamento irrigidendosi e brandendo
motivazioni sensate.
“Amo questo sport e adesso che sono
in pensione ho il modo per affrontarlo al meglio e non ci vedo niente di male a
prendere parte a una competizione come questa».
Arrivati alla
fattoria di Pozzignoni, tre chilometri dal via, il ciclista leader stufo di
ragionamenti campati sull’astratto si presenta ufficialmente, tirando fuori il
meglio di se.
“L’ho fatto
già nel recente passato e mi sono sempre trovato bene, anche quando ho buttato
fuori squadra Rossano il comunale e non
vedo il motivo di cambiare adesso. Lei – rivolto al meneghino – è la prima
volta che la vedo. Chissà, forse potrà gareggiare, ma non le prometto nulla.
Dovrà superare un esame specifico che ha solo una particolarità, quello di
convincermi che la posso battere, solo allora potrà ambire a correre, lei per
migliorarsi, io per farla arrivare dietro”.
Da parte di
Saetta, l’ambrosiano incredulo, arrivano piccate le sue rimostranze.
“La strada è
di tutti e se sono bene accetto vengo d’ora in poi ad allenarmi con voi. Forse potrò
gareggiare a Quelli del Gruppo B, ti assicuro che non lo farò tanto per esserci,
ma per vincere e se non mi darai il numero correrò lo stesso”.
L’atleta
della collina vicino il Bozzone lo guarda sorridendo e allunga raggiungendo
Dino il tipografo.
“Quello ha
detto d’essere dell’hinterland, io so dell’Inter, ma il numero per correre il
Campionato lo avrà se è una schiappa. Potrà arrivare anche prima di me sul
traguardo, ma se non è iscritto alla gara non contta Ho ragione vero?
Non riceve
risposta, ma l’allenamento del sabato ha avuto anche una new entry femminile. A
questa storia darò il giusto spazio su questo blog con un altro post.
Rossano Scaccini
©Riproduzione riservata
I luoghi sono reali, ma il
personaggio di Saetta e le storie tutte inventate e per essere ancora più precisi stamattina in bicicletta io e Dino il tipografo non ci siano andati.
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