“CON IL 31 DICEMBRE TERMINA LA MIA ESPERIENZA CICLISTICA. SENTO UN AMBIENTE AVVERSO CHE MI CIRCONDA. NON HO AMICI MA GLI AVVERSARI DI ALLENAMENTO SONO DIVENTATI NEMICI E NON HA PIÙ SENSO CONTINUARE QUESTA ESPERIENZA”.
Impara
in fretta l’innominato.
Il
mondo della comunicazione ai tempi di internet è nelle sue dita e anche oggi,
venerdì 29 dicembre, giorno della settimana dispari, quanto tutti si allenano
di nascosto, lui ha occupato lo scena con una sua eclatante trovata.
Ha
usato l’autostrada virtuale (tutta pianura, altrimenti perde le ruote pure li), per arrivare ai suoi tifosi, ma anche per chi è ostico alla tecnologia, ha
potuto apprendere quanto stava accadendo al capitano del gruppo B.
Oltre
alla sua pagina Facebook, anche al parcheggio lato Tamoil, dove si ritrovano i
ciclisti nei giorni prestabiliti, l’innominato ha attaccato un cartello.
Un segnale indelebile, sia per i ciclisti internauti che per quelli veraci. Cose del genere le fa solo lui.
La “piazza” del parcheggio è stata invasa dai curiosi, anche da chi di ciclismo non ne mastica molto e proprio da loro sono arrivati i commenti peggiori, fra i pronunciabili: “Manica di rincoglioniti”.
Un segnale indelebile, sia per i ciclisti internauti che per quelli veraci. Cose del genere le fa solo lui.
La “piazza” del parcheggio è stata invasa dai curiosi, anche da chi di ciclismo non ne mastica molto e proprio da loro sono arrivati i commenti peggiori, fra i pronunciabili: “Manica di rincoglioniti”.
L’innominato di buon mattino ha diramato un suo comunicato stampa. Sicuramente si è fatto aiutare da un
esperto di immagine. Non si spiega in altro modo la novità. Infatti, oltre al testo, scritto impeccabilmente, anche una foto,
ma non in divisa da ciclista, si è fatto immortalare con tanto di giacca e cravatta. Molti, di
primo acchito, non lo hanno riconosciuto subito.
Andando avanti nella descrizione della mattinata, chi si è avventurato nell'interpretazione di quanto apprendevano, hanno pensato ad uno scherzo, anche di pessimo gusto. Sono partite subito diverse telefonate al numero dell’uomo sceso dalla collina pulsante castiglionese
per apprendere dalla viva voce dell'ipotetico firmatario del comunicato se tutto corrispondeva al vero o qualcuno aveva dato vita a una goliardata.
Lo
sconcerto, ma per alcuni anche gioia nel venire a conoscenza che tutto è vero, come accade in queste occasioni, spacca il gruppo B, mentre al resto dei castiglionesi non importa niente.
Per
chi non avesse letto il cartello al parcheggio, ve lo riassumo con parole mie,
tralasciando i virgolettati dell’innominato, che neanche il sottoscritto,
quando molto ispirato, riesce a vergare in un comunicato stampa.
“Con
il 31 dicembre termina la mia esperienza ciclistica. Sento un ambiente avverso
che mi circonda. Non ho amici ma gli avversari di allenamento sono diventati
nemici e non ha più senso continuare questa esperienza”.
Che
l’innominato avesse molti atleti contro era risaputo, pericoloso come il
ghiaccio sulle strade, e la conferma a questa mia affermazione viene da un primo sondaggio fatto fra i ciclisti del gruppo B. Sono più quelli a cui la notizia è stata ritenuta positiva che i dispiaciuti.
Danilo
Saletti, presidente di tutti i gruppi castiglionesi, oggi, venerdì, non impegnato nella caccia al
cinghiale, ha dovuto rispondere alle telefonate dei giornalisti sportivi della
zona che dovevano impaginare la notizia nel giornale. Alla terza chiamata ha cominciato a maledire: l’innominato, la sua bicicletta e la superficie riflettente che la contraddistingue. Ha staccato il cellulare dando disposizione
di dire, a chi lo avrebbe cercato dal quel momento in poi, che era partito per un pellegrinaggio in un convento Francescano nel cuore della Val di Chiana.
Il
comunicato dell’innominato dava anche altre informazioni, ma letta la prima
parte, di cosa avrebbe fatto a partire dal primo gennaio del 2018, non
importava più a nessuno.
Comunque, per dovere di cronaca vi metto a conoscenza delle sue volontà.
Comunque, per dovere di cronaca vi metto a conoscenza delle sue volontà.
“Molti
di voi non lo sanno – continua l’innominato nel suo testamento ciclistico – ma ho
anche un’altra grande passione che vi svelo, il tempo che dedicavo al ciclismo,
sarà d’ora in poi convogliato nel burraco”.
Loris
Topini, Renato Ricci, hanno letto assieme, ovviamente nel cartellone posto al centro del piazzale nel parcheggio, tutta la tiritera dell’innominato e
quando sono arrivati alla parola “burraco” si sono guardati con sguardi
interrogativi.
Tutti
e due che fosse sto burraco non lo sapevano e fra di loro se lo sono anche
confessato.
“Senti
– ha detto Renato – che l’innominato sia strano lo sapevo, ma il burraco mi sa
tanto di qualcosa da diversamente etero”.
Il
Topini è andato ancora più in confusione con questa aggiunta e il Ricci lo
riporta alla realtà con un ipotetico esempio molto esplicativo.
“Stai
a vedere che all’innominato a forza di vedere in questo parcheggio solo uomini depilati e spesso secchi come acciughe, ma ben muscolosi, voglia fare
outing?”.
Loris
comincia a scuotere la testa vistosamente. Prima la strana lettera dell’innominato
e adesso pure Renato che parlava con termini forbiti, da manager erudito, la
cosa lo infastidisce e non esita un’istante a confessarlo.
“Pure
io sono diversamente giovane – dice con tono decisamente nervoso – ma
te tutto bene con trigliceridi e colesterolo? Non è che stai sbarellando? Ma
come parli?”.
Il
Ricci allora capisce che deve scendere a trattative e per spiegare meglio il
suo pensiero, e lo fa con un paragone.
“Qualche
volta a Firenze, ci sarai stato? Le conosci le Cascine? Lo sai chi le
frequenta?”.
Il
Topini sorride, pensa di aver capito dove vuole andare a parare Renato.
“All’innominato
gli piacciono le donnine? Non ci credo è un ragazzo a modo. Ha moglie e figli.
Mi stai prendendo in giro, vero?”.
Renato
prende per un braccio Loris e gi fa cenno di fare come lui, si siedono sul
cordolo del marciapiede.
“Loris
– dice il forzuto ciclista al mingherlino amico di una vita – alle Cascine una
volta ci andavano le mignotte, ora ce ne trovi molte meno. Magari, quando sei lì e sei bravo trovi quella giusta, ma se non verifichi prima, potresti trovarti in
mano una sorpresa più o meno lunga”.
Il
Topo, capisce l’antifona e indicando la foto dell’innominato sentenzia:
“Il
Burraco, il bucaio…”. Poi si morde l’indice della mano e fa alzare Renato da
sedere.
“Andiamo
si va da Marianna. Ci vuole un’altra colazione prima di pranzo”.
Rossano
Scaccini
©Riproduzione
riservata.
L’innominato
è un personaggio della mia fantasia, gli altri sono amici ciclisti di Castiglione della Pescaia e hanno dato
forza al racconto.
Dopo
l’innominato che accadrà?
Aspettiamo
il 2018.
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