mercoledì 29 maggio 2013

Un romanzo sul mondo del calcio: Atletico Minaccia Football Club


Appassionarsi a un libro che parla di calcio, anche quando questo non è lo sport preferito. E’ una frase comune che circola fra i lettori di Atletico Minaccia Football Club scritto da Marco Marsullo. All’esordio come scrittore, il 28enne napoletano ha piazzato immediatamente il suo romanzo in vetta alle classifiche editoriali.

È la storia di un allenatore un po' scalcagnato col mito di José Moruinho: prova a imitarlo ma la cosa gli viene malissimo. Allena una squadra di giocatori improbabili che lo faranno penare e gioire nei modi meno ortodossi del pianeta. Di pari passo con la stagione calcistica dell'Atletico Minaccia ci saranno le disavventure familiari del povero Cascione.

Il calcio per Marco Marsullo è sempre una fede?

“Assolutamente sì. Per me una fede fortissima, che non finirà mai. Una delle più grandi passioni della mia vita, insieme alla scrittura”.

Il suo rapporto con il pallone è?

“Sono un difensoraccio centrale, di quelli un po' palla e gamba (ma non entro mai per far male apposta, sia chiaro!). Mi piace guardarlo, mi piace giocarlo, mi piace andare allo stadio. Mi piace tutto, insomma”.

Lei è un napoletano che tifa Milan, ma non è inconsueto?

“Molto insolito, sì. La mia, come dico sempre, è "una vita in trasferta". Ma ormai ci sono abituato. Quando posso seguo il Milan allo stadio, sia a Milano che nelle trasferte del centro-sud Italia”.

E fra i suoi amici che ne pensano di questo sua appartenenza ai colori rossoneri?

“Ormai ci sono abituati, mi sopportano, mi prendono in giro, ma mi rispettano. Perché tra appassionati veri ci si rispetta anche con colori diversi nel cuore. Il calcio è una linea che unisce tantissime persone, non deve dividerle mai, anche nella rivalità”.

Come nascono i personaggi del suo libro?

“Dallo studio e dalla passione che ho per il pallone. Unendo tutto a quella verso la mia terra. Sono usciti fuori un po' giocando con i tic e i vezzi del mondo del calcio. Poi, chiaro, alcuni sono più accentuati per strappare qualche risata, ma non ho mai forzato la mano, volevo che il mio Atletico Minaccia fosse la squadra più sgangherata sì, ma anche più sincera e vera. Spero di esserci riuscito”.

Può presentarceli?

Ce ne sono alcuni che adoro. Sasi Mocciardi, il numero 10 arrogante ma scarsissimo che ha tatuato dietro la schiena il volto del celebre Pocho Lavezzi che si bacia appassionatamente con la Madonna. Poi c'è Ciro Pallina, l'attaccante con la colite cronica. "Trauma" Zarrillo, lo stopper "artista del fallo da dietro". Peppe Sogliola, il "Van Basten dei gironi d'Eccellenza". Insomma, un'accozzaglia di gente divertente”.

Lei come li paragona ai personaggi del grande calcio?

“Be', sono simili in molte cose. In alcuni atteggiamenti, nella forte passione che, comunque, quasi tutti mettono in campo. Il calcio patinato non è così diverso da quello polveroso di provincia. Cambia l'attenzione mediatica, ma la passione è la stessa, se non maggiore in alcuni casi”.

Man mano che lo leggevo Atletico Minaccia Football Club, mi è sembrato d’essere un tifoso sugli spalti: pensa d’aver centrato il suo obiettivo?

“L'Atletico Minaccia Football Club ti conquista un po' alla volta, e Vanni Cascione diventa quell'amico a cui vuoi davvero bene. Uno con cui ridere, scherzare, e farti quattro chiacchiere di calcio a cuore aperto. Insomma: per ora sono felice che l'Atletico stia piacendo molto, ma la strada è lunga”

Rossano Scaccini

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Foto: gentilmente concessa da Marco Marsullo