Un romanzo sul mondo del calcio: Atletico Minaccia Football Club
Appassionarsi
a un libro che parla di calcio, anche quando questo non è lo sport preferito.
E’ una frase comune che circola fra i lettori di Atletico Minaccia Football
Club scritto da Marco Marsullo. All’esordio come scrittore, il 28enne
napoletano ha piazzato immediatamente il suo romanzo in vetta alle classifiche
editoriali.
È
la storia di un allenatore un po' scalcagnato col mito di José Moruinho: prova
a imitarlo ma la cosa gli viene malissimo. Allena una squadra di giocatori
improbabili che lo faranno penare e gioire nei modi meno ortodossi del pianeta.
Di pari passo con la stagione calcistica dell'Atletico Minaccia ci saranno le
disavventure familiari del povero Cascione.
Il calcio per Marco Marsullo è
sempre una fede?
“Assolutamente
sì. Per me una fede fortissima, che non finirà mai. Una delle più grandi
passioni della mia vita, insieme alla scrittura”.
Il suo rapporto con il pallone è?
“Sono
un difensoraccio centrale, di quelli un po' palla e gamba (ma non entro mai per
far male apposta, sia chiaro!). Mi piace guardarlo, mi piace giocarlo, mi piace
andare allo stadio. Mi piace tutto, insomma”.
Lei è un napoletano che tifa
Milan, ma non è inconsueto?
“Molto
insolito, sì. La mia, come dico sempre, è "una vita in trasferta". Ma
ormai ci sono abituato. Quando posso seguo il Milan allo stadio, sia a Milano
che nelle trasferte del centro-sud Italia”.
E fra i suoi amici che ne pensano
di questo sua appartenenza ai colori rossoneri?
“Ormai
ci sono abituati, mi sopportano, mi prendono in giro, ma mi rispettano. Perché
tra appassionati veri ci si rispetta anche con colori diversi nel cuore. Il
calcio è una linea che unisce tantissime persone, non deve dividerle mai, anche
nella rivalità”.
Come nascono i personaggi del suo
libro?
“Dallo
studio e dalla passione che ho per il pallone. Unendo tutto a quella verso la
mia terra. Sono usciti fuori un po' giocando con i tic e i vezzi del mondo del
calcio. Poi, chiaro, alcuni sono più accentuati per strappare qualche risata,
ma non ho mai forzato la mano, volevo che il mio Atletico Minaccia fosse la
squadra più sgangherata sì, ma anche più sincera e vera. Spero di esserci
riuscito”.
Può
presentarceli?
Ce
ne sono alcuni che adoro. Sasi Mocciardi, il numero 10 arrogante ma scarsissimo
che ha tatuato dietro la schiena il volto del celebre Pocho Lavezzi che si
bacia appassionatamente con la Madonna. Poi c'è Ciro Pallina, l'attaccante con
la colite cronica. "Trauma" Zarrillo, lo stopper "artista del
fallo da dietro". Peppe Sogliola, il "Van Basten dei gironi
d'Eccellenza". Insomma, un'accozzaglia di gente divertente”.
Lei
come li paragona ai personaggi del grande calcio?
“Be',
sono simili in molte cose. In alcuni atteggiamenti, nella forte passione che,
comunque, quasi tutti mettono in campo. Il calcio patinato non è così diverso
da quello polveroso di provincia. Cambia l'attenzione mediatica, ma la passione
è la stessa, se non maggiore in alcuni casi”.
Man
mano che lo leggevo Atletico Minaccia Football Club, mi è sembrato d’essere un
tifoso sugli spalti: pensa d’aver centrato il suo obiettivo?
“L'Atletico
Minaccia Football Club ti conquista un po' alla volta, e Vanni Cascione diventa
quell'amico a cui vuoi davvero bene. Uno con cui ridere, scherzare, e farti
quattro chiacchiere di calcio a cuore aperto. Insomma: per ora sono felice che
l'Atletico stia piacendo molto, ma la strada è lunga”
Rossano
Scaccini
©
Riproduzione riservata
Foto:
gentilmente concessa da Marco Marsullo
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