"Capo Scirocco " tante emozioni in questo romanzo
Capo
Scirocco è un libro sugli esiti (non sempre felici) dell'amore da melodramma,
del lasciarsi travolgere dal demone dell'amore, ma è anche un libro che parla
di musica e di ombre con personaggi che oscillano, come spesso avviene a tutti
noi, tra ciò che vorrebbero essere e ciò che la società vuole che siano. Le
convenzioni sociali spesso ci impongono ruoli dentro i quali ci sentiamo
stretti o che poi vengono sconvolti dalla passione. La passione in questo
romanzo è rappresentata attraverso la musica e il vento entrambi capaci di
insinuarsi nelle pieghe della mente dei protagonisti e sconvolgerli nel
profondo.
Ersilia
Emanuela Abbadessa ha mando in libreria un buon prodotto che sta riscuotendo
successo sia dalla critica, sia dal pubblico e nel raccontare la sua isola ha creato un bel prodotto letterario.
Che Sicilia ha descritto?
“Ho
scelto di descrivere la Sicilia attraverso un luogo immaginario, Capo Scirocco,
perché volevo far convergere lì tutte le diverse identità isolane che sono
differenti l'una dall'altra, a seconda dei popoli che le hanno dominate. Dunque,
a Capo Scirocco è possibile ritrovare la mondanità spagnola che è tipica di
Catania, i miti arcaici che sono propri di Siracusa, la raffinatezza dei
salotti arabi che è di Palermo, lo spirito cattolico particolarmente vivo in
certe zone dell'entroterra, l'eleganza sabauda del periodo piemontese e così
via. Per questo non ho descritto direttamente Palermo nemmeno quando i miei
protagonisti ci si recano ma l'ho fatta assaporare solo attraverso i loro
racconti per collocare in un altrove tutti i luoghi siciliani che sono reali.
D'altra parte il mio romanzo gioca con le strutture tramiche del melodramma e i
melodrammi, anche quando hanno ambientazioni precise, rimandano sempre
l'impressione di essere collocati in uno spazio senza tempo e non
identificabile”.
Oggi la “sua” isola come la vede?
“Manco
dalla Sicilia da molto e l'immagine che ne ho è quella che avrebbe una
nostalgica innamorata che rivede l'amante solo di rado. Per questo non riesco
più a vedere della Sicilia i difetti che pure mi hanno fatto soffrire e che, in
qualche modo, mi hanno costretta a lasciarla. La Sicilia è una regione piena di
problemi, questo è sotto gli occhi di tutti, ma con enormi potenzialità con un
popolo fiero, intelligente e di una forza stupefacente. Io mi sento
profondamente siciliana”.
Leggendo Capo Scirocco ho trovato
passione, amore e molto altro ancora, come sono andato?
“Direi
molto bene. La passione in senso lato è protagonista del mio romanzo e l'amore,
naturalmente, è il filo principale della storia. Ma, oltre, si potrebbe fare
una riflessione sulla predestinazione - l'ombra che copre Luigi, il
protagonista, appena sbarcato in Sicilia, in fondo può essere letta come un
presagio negativo - sulla spiritualità e, senza voler rivelare nulla ai lettori
futuri, anche sul rapporto tra vittima e carnefice, ovvero sui giochi di forze
che si innescano all'interno dei rapporti di coppia”.
In questo libro si respira la
bellezza della musica, ma per lei questa parola cosa sprigiona e come la
vorrebbe far capire ai lettori?
“La
musica per me è un linguaggio. Ha grammatica e sintassi e, soprattutto, si
esprime attraverso la forma. A dirla così sembra che il bello in musica non mi
colpisca ma non è vero: il bello è per me il perfetto equilibrio della forma,
l'invenzione nello svolgimento armonico. Ecco, se dovessi decidere di
parteggiare per una delle mie due protagoniste, donna Rita amante del
melodramma o per Anna sostenitrice della musica wagneriana, direi che il rigore
scientifico di Anna mi appartiene di più. Questo non esclude però che ogni
volta che sento La traviata (e l'avrò ascoltata più di 200 volte), quando
Violetta al secondo atto intona "Dite alla giovine" io scoppi in
lacrime. E sono certa che continuerò a farlo anche al millesimo ascolto.
Lo scirocco per lei è un vento di
passione?
“Sì,
senza alcun dubbio. Il caldo accende le passioni. Se penso alla carnalità penso
alla pelle accaldata, lucida e leggermente imperlata di sudore. E quale vento
saprebbe suscitare meglio questa seduzione se non lo scirocco?”.
Rossano Scaccini
© Riproduzione riservata
Foto: gentilmente concessa da
Emanuela Ersilia Abbadessa
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