mercoledì 8 maggio 2013

LICIA TROISI LA DONNA ITALIANA DEL FANTASY


Da un anno a questa parte Licia Troisi è sostanzialmente una scrittrice a tempo pieno. Circa dodici mesi fa ha conseguito il dottorato di ricerca, e ha iniziato a collaborare con l'università di Tor Vergata lavorando principalmente da casa. La 32enne che ha già venduto milioni di copie dei sui libri è tradotta in 18 Paesi è definita dagli addetti ai lavori come la più grande scrittrice italiana del fantasy.

Licia Troisi come si sente con questa affermazione sulle spalle?

“È sicuramente una definizione forte, non facile da sopportare. In ogni caso, si tratta di etichette, e quindi, come tali, tutto sommato abbastanza effimere; cerco di non pensarci troppo, né starmi a domandare se è vero. Preferisco concentrarmi sul far bene il mio lavoro”.

Cos’è per lei il mondo fantasy?

“L'ambientazione nella quale mi trovo meglio a narrare le mie storie, quella che è riuscita a trasformare una passione in un vero e proprio lavoro”.

Scrivere per i giovani le sta dando molto successo, ma quale dei suoi romanzi consiglierebbe agli adulti?

“L'ambizione è che tutti i miei libri possano essere letti con piacere anche dagli adulti; ho letto molta letteratura per l'infanzia che mi ha divertita anche da grande. Comunque, questo è un giudizio che non spetta a me ma ai lettori. Forse il più "adulto" dei miei libri è I Dannati di Malva, che, tra l'altro, parla anche di un tema di attualità, ossia lo smaltimento illegale dei rifiuti tossici”.

Essere una scrittrice giovane e di successo quanti nemici-colleghi pensa d’avere?

“Tra i colleghi francamente non saprei; non ne conosco tantissimi, e quelli che conosco sono tutti miei amici. Presso gli aspiranti scrittori, invece, per ovvie ragioni, moltissimi, ma direi che fa parte del gioco, ed è anche comprensibile.”

Di sicuro li avrà osservati, quali sono gli atteggiamenti più ricorrenti fra i suoi colleghi quando la incontrano?

“In un paio di occasioni ho scoperto di avere estimatori del tutto inaspettati (tra l'altro si trattava di persone che ammiravo molto), in altri casi si è trattato di incontri piacevolissimi e cordiali, spesso con persone che non sapevano chi fossi. Ricordo ad esempio una piacevolissima seppur breve chiacchierata con Terry Brooks a Lucca. Per ovvie ragioni lui non poteva sapere chi fossi (io non sono tradotta in inglese), ma è stato una persona squisita”.

A sette anni scriveva favole e dopo dodici mesi ha concluso il suo primo romanzo, ma non si sentiva in imbarazzo con i bambini della sua età per avere diversi modi di divertirsi?

“Non facevo solo quello. Giocavo con gli altri bambini, ma avevo anche i miei momenti, in cui me ne stavo da sola e inventavo storie. Diversa mi sono sentita spesso, soprattutto quand'ero più grande, ma credo questa sia una sensazione comunissima, durante l'adolescenza, e, ripensandoci, non è che fossi una sedicenne così terribilmente atipica”.

Il libro che al momento le ha dato maggiori soddisfazioni e che ha avuto conferma dai suoi lettori?

“Il più amato credo sia Cronache del Mondo Emerso, seguito subito dopo dalle Guerre. Io però sono piuttosto contenta anche de I Dannati di Malva, che mi sembra piacere anche a un pubblico che in genere non mi segue o mi apprezza più di tanto”.

Qual è il confine fra un libro per ragazzi e uno per adulti?

“Francamente, non l'ho ancora capito. Quando scrivo non mi faccio mai problemi di target; scrivo semplicemente ciò che sento e ciò che mi diverte. Certo, da quando sono un'autrice pubblicata, sono consapevole di scrivere per un pubblico giovane, ma è una cosa che ho scoperto quando ho proposto il libro alla casa editrice. Alla fine resto convinta che quello del genere e del pubblico sia un problema della casa editrice, più che dell'autore. Forse, non so, questo significa che una parte di me è rimasta ragazzina per davvero”.

Un personaggio straniero vivente che potrebbe prendere spunto per inserire in un suo prossimo libro?

 “Beh, Lady Gaga. A parte il mio essere una sua estimatrice, è già un personaggio fantasy, vista e considerata la sua estrosità. Devo dire che non sfigurerebbe tra le mie eroine”.

 

Rossano Scaccini

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