sabato 12 febbraio 2011

MAURIZIO FONDRIEST: LA SUA VITA CONTINUA AD ESSERE LEGATA AL CICLISO - OGGI E' UN IMPRENDITORE DI SUCCESSO IN QUESTO SETTORE




“Il mio nuovo telaio è il TF2. Lo sento particolarmente mio perché ci ho lavorato moltissimo con gli ingegneri per la progettazione dal disegno alle soluzioni tecniche. L'ho testato per primo e mi sono reso conto che avevamo realizzato un telaio innovativo e performante: ne sono davvero fiero”.
Intervistare Maurizio Fondriest, maglia iridata del 1998, oggi imprenditore di successo in campo ciclistico è stato davvero interessante.
Iniziamo da oggi: chi è Maurizio Fondriest?
“Non è una domanda alla quale mi piace rispondere, preferiscono siano gli altri a descrivermi. In ogni caso oggi mi definisco ex campione del mondo di ciclismo e costruttore di bici attento in ogni caso ad aiutare i più deboli soprattutto se si tratta di bambini”.
E il Maurizio Fondriest ciclista professionista era?
“Meticoloso, manico della posizione in bicicletta e dei dettagli che a livello professionistico potevano fare la differenza e sempre alla ricerca di migliorarmi dall'allenamento all'alimentazione”.
Quando ha capito che la sua vita sarebbe stata collegata al ciclismo?
“La mia vita è sempre stata legata al ciclismo, ma ho capito che sarebbe stato un lavoro da dilettante, quando vinsi due tappe al Giro d'Italia e mi piazzai quinto al mondiale del Montello”.
La sua prima gara come se la ricorda?
“Avevo nove anni e arrivai secondo. Grandissima agitazione dei giorni precedenti. la corsa la disputai a Volano, vicino Rovereto, e mi accompagnarono un dirigente dell’Unione sportiva Anaune, mia mamma e mio fratello, che correva anche lui”.
E l’ultima gara disputata da professionista?
“Il giro di Lombardia del 1998 con i colori della Cofidis, ma non sapevo che poi i problemi alla schiena oramai irrisolvibili mi avrebbero costretto a prendere la decisione di smettere di correre".
Per lei rivalità vuol dire?
“Cercare di battere lealmente gli avversari, essere contento quando superi il tuo rivale di sempre e soffrire quando è lui a vincere”,
La domanda successiva è scontata, ma non posso esimermi da fargliela: le sue sfide con Gianni Bugno come le ricorda?
“Bugno: c'è sempre stata una forte rivalità tra noi fin da dilettanti, e ora è un mio grande amico, questo dimostra che la rivalità anche se è accentuata se è positiva poi porta alla stima reciproca e a un sincero legame di amicizia”.
Se le dico cronometro lei mi risponde?
“Mi viene in mente il podio fallito alle Olimpiadi di Atlanta per pochi secondi e per la pioggia caduta per me e non per gli altri, ma questo fa parte di questo sport”.
Mi definisce, per lei, il significato della parola salita?
“Quando correvo la odiavo perché mi toccava subirla e perché i miei avversari erano più forti. Da quando ho smesso la amo, riesco a dominarla. L'affronto in maniera diversa, arrivare in cima ad una salita mi da un senso di libertà”.
Stare in gruppo: che sensazione provava?
“Nella prima parte di gara il gruppo era la tua famiglia, mentre nel finale lotta all'ultimo sangue per trovare la posizione giusta in vista dell'arrivo, quindi terreno minato”.
Maurizio Fondriest, campione del Mondo 1988, ci fa rivivere quei momenti?
“La gara diventa significativa nell'ultimo giro quando Criqueion attacca e io aspetto un attimo, scatto lo riprendo e lo supero. Percorriamo insieme l'ultimo giro, ma a 500 metri rientra Bauer, che non mi preoccupa molto visto lo sforzo fatto per rientrare. Io ero il più veloce in volata ed ero concentrato sul momento in cui avrei dovuto lanciare lo sprint. La caduta mi ha lasciato indifferente perché ero troppo concentrato su cosa dovevo fare, e quindi sono riuscito ad evitarla e a continuare il mio sprint”.
Con chi dei corridori che hanno gareggiato ha rinsaldato una grande amicizia?
“Con Bugno e Zen con il quale ho corso tanti anni, tra gli stranieri Alan Peiper perché abbiamo corso un Baracchi insieme e siamo sempre rimasti amici”,
Adesso da produttore di biciclette che cosa ha imparato di nuovo che non aveva mai preso in considerazione da ciclista?
“Che anche la vita del lavoro post professionistico richiede costanza e determinazione se si vogliono raggiungere certi obiettivi”.
Rossano Scaccini
© Riproduzione riservata
Foto: gentilmente concessa da Maurizio Fondriest