domenica 9 gennaio 2011

LA CRESCITA PROFESSIONALE DI DIEGO ULISSI PROSEGUE INARRESTABILE


Diego Ulissi ha 22 anni, e questa che sta per iniziare sarà la seconda stagione da ciclista professionista. Vive a Donoratico con la sua ragazza Arianna, gli piace, quando non è in sella alla sua bici, andare al cinema e passeggiare per negozi.
Come è entrato il ciclismo nella sua vita?
“Avevo 6 anni, mio padre correva in mountain bike e seguendo lui mi sono appassionato a questo sport. Di li a poco mi sono iscritto alla società del paese e ho iniziato a correre”.
Il 2010 è stato l’anno in cui è diventato un ciclista professionista ci svela i suoi sogni per i prossimi 12 mesi?
“I miei obbiettivi? Quello di continuare a crescere. Lo scorso anno alla mia prima stagione ho fatto buone cose cercherò di fare un altro scalino in alto”.
Una giornata tipo di Diego Ulissi come è articolata?
“La mattina, dopo una bella colazione, mi alleno fino alle ore pomeridiane, dopo un po' di riposo, esco in giro, altrimenti rimango in casa e mi guardo un bel film”.
Siamo quasi “vicini” di casa, ma della Maremma come zona ciclistica lei che ne pensa?
“Come zona è bellissima sia come paesaggi sia come clima. Noi della Lampre nel nostro ritiro invernale a San Vincenzo ci spostiamo molto nella zona per i nostri allenamenti”.
Ci fa rivivere le sue due vittorie iridate del 2006 e 2007?
“La prima, in Belgio a Spa Francorshamps. E’ stata una grande vittoria inaspettata dopo 40 chilometri di fuga. La seconda – l’anno seguente - in Messico ad Aguascalientes. In quell’occasione ero molto più controllato, ma nel finale è stato un dominio azzurro, ed ho battuto in volata il mio connazionale Ratto”.
Il ciclismo non è uno sport molto amato dai giovani, secondo lei come bisognerebbe invogliarli a praticare questo sport?
“Iniziando dalle scuole, far capire ai bambini ed ai genitori quali sono i sani principi del ciclismo. Potrebbe essere un buon inizio”.
Spesso si sente dire che è uno sport pericoloso, lei che cosa mi risponde a riguardo?
“Diciamo che nel ciclismo i pericoli ci sono perché viene svolto nel traffico giornaliero però se guardiamo fino in fondo in tutti gli sport c'è qualcosa di pericoloso. Per i più giovani, se le squadre di appartenenza hanno una pista o un tratto di strada chiusa, sarebbe più sicuro e i genitori più tranquilli”.
Il ciclismo professionistico la vedrà impegnato per parecchi anni, ma quando dirà basta con l’agonismo ad alti livelli che lavoro vorrà fare?
“Ancora è presto per pensare cosa farò quando smetterò. Ho un diploma in lingue e in questi anni girando cercherò di perfezionare il mio sapere e da cosa nasce cosa. In alternativa sono un grande appassionato di vino la mia zona ha numerose aziende vinicole, mi piacerebbe entrare in quel settore”.
I sacrifici che le pesano di più facendo questa professione sono?
“E' stato sempre il mio sogno passare al professionismo ed al momento che è il mio lavoro lo svolgo con grande professionalità e determinazione, anche se a volte è difficile stare lontano da casa dalle persone che ti vogliono bene però il ciclismo è così è fatto anche di tanti sacrifici”.
E le gioie che si provano?
“Quelle trasmesse da questo sport sono indescrivibili, se poi arrivano ottimi risultati e magari anche la vittoria è qualcosa di unico”.
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FOTO GENTILMENTE CONCESSE DA DIEGO ULISSI