domenica 24 aprile 2022

MEGLIO LE CORNA CHE UNA MALATTIA

 



Il test farlocco del martedì eseguito sul valico delle Strette da diversi ciclisti che oltre alla fascia cardio avevano le biciclette troppo assistite con incorporato batteria e motore, doveva essere l’argomento di discussione davanti al cancello di Dino il tipografo del sabato, dopo che giovedì per paura di bagnarsi Quelli del Gruppo B non si sono allenati e pensare che avevo preso pure un giorno di ferie per farmi la gamba con i miei compagni di squadra, ma il re dell’inchiostro su carta senza tentennamento alcuno, lungimirante, rimanda quell’allenamento.

Arrivo puntuale al ritrovo del sabato, mancano cinque minuti alle nove e mi trovo davanti a una strana situazione. In molti sono  attorno alla Carla di Cortona che sta piangendo, ma ci pensa  il mio amico Maurino detto Scheggia sceso da Buriano a ragguagliarmi.

“Anacleto l’ha lasciata. Finché stavano in Valdichiana lui amava la gallina vecchia, approdati in Maremma si è accorto che non gli dispiacciono le pollastrelle nostrane”.

Chissà perché, ma dopo quella ricostruzione con paragoni da pollaio,  sento che sto per essere coinvolto.

Percezione che si avvera trascorsi neanche dieci minuti dal via all’allenamento.

“Ho lavorato per te”, mi dice Renato affiancandomi e facendo spostare bruscamente Maurino detto Scheggia sceso da Buriano, in mezzo di strada.

Renato

“Anacleto l’ha fatta cornuta alla Carla di Cortona – mi conferma l’imprenditore della calcina – adesso vedi di fare le cose a modo, perché una così un la trovi da nessuna parte”.

Poi, senza tanti altri discorsi mi riassume, avendo seguito tutto quanto accaduto dalle 8.45 con l’arrivo della Carla di Cortona al ritrovo.

“Si è presentata – mi dice Renato - con gli occhi lucidi. Le ho chiesto cosa stava accadendo ed è scoppiata a piangere. Lui, l’Anacleto, l’ha lasciata martedì appena tornata dall’allenamento. Rientrata a casa ha trovato quel ragazzotto che metteva le valigie in macchina. Arrivederci e grazie”.

Renato torna a farmi presente che poco prima, pedalando accanto alla donna, aveva intercesso nei miei confronti e la cosa mi cominciava a preoccupare.

“Te sei un bravo cristiano, stalle accanto secondo me presto vi sposate pure”.

Detta in quel modo mi è sembrato al momento una minaccia e neanche troppo velata, ma poi mi sono immedesimato nell’animo gentile dell’imprenditore edile in pensione e capite le sue nobili intenzioni ho aspettato il momento meno peggio per avvicinarmi alla donna, vista la nostra rispettosa amicizia, sperando di trovare  le parole giuste.

Affianco la Carla di Cortona nel piazzale del bar-panificio di Ribolla dove abbiamo programmato la sosta caffè. Mettiamo le biciclette appoggiate al cordolo del giardino e la guardo. Lei mi sorride e provo a iniziare una conversazione accettabile.

“Renato è sicuro che presto noi due diventiamo marito e moglie. Vedi te”.

 “Lo sai che ha detto a me?”. Mi chiede la Carla di Cortona dopo che riacquista un’aria tranquilla, indicandomi Renato.

Non le rispondo, allargo le braccia rassegnato e lei mi sintetizza il concetto.

“Meglio le corna che una malattia, ma è stato anche pungente aggiungendo che uno giovane come l’Anacleto lo facevo invecchiare io a letto, ma quello, secondo lui, era davvero troppo ragazzotto anche per me”.

Sorridiamo entrambi e ci stiamo per unire al gruppo seduti fuori dal bar, ma Renato ci viene incontro. Metto immediatamente in allarme la Carla di Cortona.

“Preparati questo potrebbe già chiederci di fare il testimone al nostro matrimonio o addirittura di ufficiare lui le nozze se queste saranno con rito civile in Comune”.

Ci vado poco lontano.

“E’ sabato e stasera – mi dice fissandomi con  aria risoluta - la porti fuori a cena. E’ stata anche troppo sola in questi giorni a farsi male con i ricordi. Voglio sentirvi dire che uscite assieme e domattina mi raccontate cosa è successo”.

Stanco della pedalata, fino a Ribolla, non ci arrivavo da un paio d’anni, accontento pubblicamente Renato.

“Ti va?”.

Fissiamo per le 21:00.

“Ti sei vestito da appuntamento galante, ma non credo di essere dell’animo giusto”.

Mi saluta così la donna appena sale in macchina.

“Non potevo venire con il completo ciclistico aderente alle mie forme atletiche perfette”.

Le rispondo prontamente e aggiungo: “Andiamo a cena in un locale di un mio caro amico, ma dubito fortemente che conciato in quel modo mi avrebbe fatto entrare”.

Ridiamo, ma poi ci tengo a puntualizzare che quello non è altro che il mio abbigliamento ordinario per andare in ufficio.

“Ho solo messo una giacca con sotto una camicia bianca che sta sopra a un paio di jeans antichi di quelli scuri e non tutti tagliati come vanno di moda adesso”.

Lei ammette di avere un po’ voluto smorzare la situazione, ma ci penso io a pareggiare i conti.

“Dei due te sei molto più provocante”.

Le indico la gonna che ha uno spacco molto generoso sul davanti.

“Tanto le gambe vanno sotto al tavolo”.

Afferma diventando un po’ rossa in volto.

Stiamo due ore all’interno del ristorante e riesco a tenere la conversazione fuori dalla storia del recente suo ritorno alla singletudine, ma quando arrivando inaspettatamente a parlare di estate, lei abbina il discorso alla sua casa vicino alla spiaggia e quanto le piace passeggiare sulla battigia al tramonto e vira improvvisamente sul suo status di ritrovata zitellaggine, affermando sconsolata che non potrà passeggiare con lui, l’Anacleto, quello che pensava fosse il suo uomo per sempre.

A quel punto cosa dire un mi viene proprio in mente e resto in silenzio e penso che Anacleto di brutto aveva solo il nome. Giovane alla moda con barba sapientemente tenuta incolta, capelli biondi lunghi, alto più di un metro e ottanta, palaestrato e se malauguratamente avesse avuto la passione per la bicicletta di sicuro avrebbe pure vinto il Campionato di Quelli del Gruppo B, ma tutti questi miei giudizi alla Carla di Cortona li ho risparmiati e non mi cavo da quell’impiccio malinconico.

La serata finisce proprio in quel momento, sui sogni infranti della donna.

L’accompagno a casa. Ci salutiamo davanti al cancello della sua villetta.

“E domattina che gli racconto a Renato?”.

Con questo pensiero sono infilato sotto le coperte a stomaco pieno e mi sono addormentato immediatamente.   

Rossano Scaccini

©Riproduzione riservata

I luoghi sono reali come quasi tutti i personaggi castiglionesi, ma Saetta dell’hinterland milanese, Carla da Cortona, Irene di Sanfatucchio, Anacleto di Poggibonsi sono di fantasia, come le storie che leggete.