giovedì 24 marzo 2022

ECCO COSA E’ SUCCESSO A CASA DI CARLA DI CORTONA

Via Isola Clodia, dove abita Carla di Cortona.


Una premessa.

Torno sul blog dopo giorni per me frenetici. Questo post l’avevo preparato domenica sera, ma trovo il tempo solo adesso di pubblicarlo. Grazie per la vostra continua presenza su questa pagina.

Partiamo.

Frequentandola, la Carla di Cortona, anche solo nelle uscite ciclistiche del fine settimana, ti accorgi immediatamente della sua simpatia e allo stesso tempo di quanta ironia e intelligenza sa offrirti, che assieme a una bellezza tutt’altro che rassegnata ti coinvolge in positivo.

Insomma, una che piace da subito e con la quale si può scherzare tranquillamente, quasi come se fosse un maschiaccio.

I dinieghi ricevuti all’organizzazione del suo apericena dello scorso sabato mi avevano lasciato perplesso e amareggiato.

Partendo dalla consapevolezza che forse stavo per mettere assieme una nuova figuretta di quelle da non raccontare in giro, mi organizzo dando forma a una mia idea.

Nell’ordine ho deciso di prelevareo dalla  mia riserva personale di una bottiglia di vino rosso di quelle provenienti dalla Cantina del Cristo, che secondo me è perfetto per tutte le occasioni e poi mi avventuro nell’acquisto di qualche pezzo di pizza al taglio in un negozio di tendenza e alle 19 suono al campanello che sta sul muretto estremo delimitante la proprietà di Carla di Cortona sul lungomare di via Isola Clodia.

Sono pronto per affrontare qualsiasi situazione mi si sarebbe presentata.

Dopo essermi qualificato al citofono sento scattare la molla dell’apertura elettrica del cancello e trascorsi pochi istanti lei si materializza sulla porta. La raggiungo con pochi passi e le metto davanti il vassoio di pizza fumante e la bottiglia di vino, facendo uscire dalla mia bocca quello che in quel momento mi passava per la testa.

“Credo che tu sia sola a casa, in caso contrario prendi queste cose e rientra dentro. Potresti dire ai tuoi o al tuo ospite che è la tua proposta di apericena stile maremmano consegnata dal ragazzo del negozio dove l’hai ordinata”.

Fermamente convinto d’aver fatto la classica figuretta dell’imbranato, aspetto quasi rassegnato l’epilogo della situazione.

“Ti faccio entrare perché mi piace il tuo dopobarba, ma non ti illudere. Il motivo vero è che ho  fame. Ancora non mi ero dedicata a cosa mettere sotto i denti e solo al pensare alla solita insalata potevo anche passare direttamente alla colazione di domattina”.

“La pizza salva sempre e te – dice sorridendo - non è che ti sei sforzato troppo, potevi provare con un primo di pesce a un’aragosta e una bottiglia di spumante brut. Hai solo messo davanti un po’ di faccia tosta. Ti anticipo che ho in tutti gli angoli della casa telecamere collegate con le forze dell’ordine e molti oggetti contundenti in punti strategici da usare come armi di difesa e non ti far venire film strani in mente”.

Si sposta di lato e mi fa entrare in casa con aria divertita.

Mobili moderni, arredamento quello indispensabile senza tanti fronzoli e mi accorgo, forse sarà solo un caso, ma le pareti sono prive di quadri, come piace pure a me, ma alla domanda del perché non ha messo nulla appeso al muro, viene smontata la mia ipotizzata condivisione sull’arredamento minimalista: “Ancora non ho trovato cosa metterci”.

Appoggio inavvertitamente il vassoio di pizza e la bottiglia del vino su una mensola che da su un muretto davanti a una porta finestra punto strategico per ammirare tutto il borgo medioevale castiglionese già illuminato. Un gesto forzato e compiuto perché per arrivare al tavolo dovevo aggirare un divano e soprattutto chiedere di spostarsi alla Carla di Cortona non essendoci spazio disponibile per due persone.

Fortunatamente però quel mio gesto obbligato guadagna quotazioni.

“Pure a me piace mangiare lì – dice la Carla di Cortona - dove mi perdo nelle bellezze del castello e di tutto quanto vedo da quest’angolo della casa”.

Mi porge l’apribottiglie e dopo pochi istanti servo il vino in due bicchieri di carta (non posso fare a meno di notare la finezza informale della mancanza di un calice di cristallo) e lei scarta il vassoio estraendo la pizza che poi mangiamo, stando seduti su due sgabelli di legno, con in mano due piatti di plastica.

La conversazione durante la serata e sempre molto puntuale e spazia su argomenti quasi impensabili. All’inizio rompo il ghiaccio parlando di Quelli del Gruppo B e le propongo di preparare uno scherzetto ai nostri colleghi di pedalata e ci riesce pure bene, se avete letto il post precedente a questo, sapete già di cosa si tratta. Trattiamo molti aspetti delle quotidianità e sono pochi quelli che possono essere di comune interesse, siamo due persone molte all’opposto e poi arriva il momento di entrare sul personale. Parto per primo a parlarle di me e subito dopo lei fa altrettanto raccontandomi la sua vita in terra cortonese e a turno ci riveliamo le nostre delusioni, ma anche le soddisfazioni, spostando pure l’argomento sulle incognite del futuro.

Mentre sto per elencarle le mie modeste aspettative, squilla il cellulare della Carla di Cortona, che aveva sistemato fra il vassoio di pizza e la bottiglia del vino e non posso fare a meno di leggere un nome “Irene Sanfatucchio”.

La donna assume un sorriso a tutta faccia, prende il cellulare dice un pronto così festoso come fosse la mezzanotte dell’ultimo dell’anno e sta per baciare felice quello che ha davanti, ma purtroppo con me non lo fa, anzi, si sposta in terrazza.

L’osservo un paio di minuti. Finalmente vedo quell’aria serena che di sicuro rappresenta la vera Carla di Cortona senza la sua corazza protettiva. Parla velocemente e divertita con la sua interlocutrice della provincia di Perugia, come se non ci fossi io a pochi metri di distanza. A quel punto mi sembra giusto lasciarla da sola nel suo mondo.

La serata finisce lì.

Sicuramente, se il mio amico Renato lo venisse a sapere disprezzerebbe quanto ho deciso di fare, ma su un tovagliolo di carta le scrivo un messaggio: “Ci siamo studiati con sospetto, ma pure divertiti a domattina”.

Esco in giardino, mi volto per salutarla, lei mi fa un sorriso e mima un ciao mentre sparisco dalla sua visuale.

La Carla di Cortona aveva già memorizzato il mio numero di cellulare quando era venuta in Comune a sistemare le sue posizioni tributarie (aneddoto già sviscerato qui sul blog con 846 visualizzazioni) e dopo un’ora dal mio rientro a casa, forse aveva chiuso pochi istanti prima quella interminabile telefonata con la Irene di Sanfatucchio, mi arriva un suo messaggio.

“Studiare ti fa accrescere le conoscenza, ma spesso non serve a niente”.

Questa non l’ho proprio capita.

 

Rossano Scaccini

©Riproduzione riservata

I luoghi sono reali come quasi tutti i personaggi, ma solo Saetta dell’hinterland milanese, Carla da Cortona e Irene di Sanfatucchio sono di fantasia, come le storie che leggete.