ECCO COSA E’ SUCCESSO A CASA DI CARLA DI CORTONA
Via Isola Clodia, dove abita Carla di Cortona. |
Una premessa.
Torno sul blog dopo giorni per me frenetici. Questo post l’avevo preparato domenica sera, ma trovo il tempo solo adesso di pubblicarlo. Grazie per la vostra continua presenza su questa pagina.
Partiamo.
Frequentandola, la Carla di Cortona, anche solo nelle uscite ciclistiche
del fine settimana, ti accorgi immediatamente della sua simpatia e allo stesso
tempo di quanta ironia e intelligenza sa offrirti, che assieme a una bellezza
tutt’altro che rassegnata ti coinvolge in positivo.
Insomma, una che piace da subito e con la quale si può scherzare
tranquillamente, quasi come se fosse un maschiaccio.
I dinieghi ricevuti all’organizzazione del suo apericena dello scorso
sabato mi avevano lasciato perplesso e amareggiato.
Partendo dalla consapevolezza che forse stavo per mettere assieme una nuova
figuretta di quelle da non raccontare in giro, mi organizzo dando forma a una
mia idea.
Nell’ordine ho deciso di prelevareo dalla mia riserva personale di una bottiglia di vino
rosso di quelle provenienti dalla Cantina del Cristo, che secondo me è perfetto
per tutte le occasioni e poi mi avventuro nell’acquisto di qualche pezzo di
pizza al taglio in un negozio di tendenza e alle 19 suono al campanello che sta
sul muretto estremo delimitante la proprietà di Carla di Cortona sul lungomare
di via Isola Clodia.
Sono pronto per affrontare qualsiasi situazione mi si sarebbe presentata.
Dopo essermi qualificato al citofono sento scattare la molla dell’apertura
elettrica del cancello e trascorsi pochi istanti lei si materializza sulla
porta. La raggiungo con pochi passi e le metto davanti il vassoio di pizza
fumante e la bottiglia di vino, facendo uscire dalla mia bocca quello che in
quel momento mi passava per la testa.
“Credo che tu sia sola a casa, in caso contrario prendi queste cose e
rientra dentro. Potresti dire ai tuoi o al tuo ospite che è la tua proposta di
apericena stile maremmano consegnata dal ragazzo del negozio dove l’hai
ordinata”.
Fermamente convinto d’aver fatto la classica figuretta dell’imbranato,
aspetto quasi rassegnato l’epilogo della situazione.
“Ti faccio entrare perché mi piace il tuo dopobarba, ma non ti illudere. Il
motivo vero è che ho fame. Ancora non mi
ero dedicata a cosa mettere sotto i denti e solo al pensare alla solita
insalata potevo anche passare direttamente alla colazione di domattina”.
“La pizza salva sempre e te – dice sorridendo - non è che ti sei sforzato
troppo, potevi provare con un primo di pesce a un’aragosta e una bottiglia di
spumante brut. Hai solo messo davanti un po’ di faccia tosta. Ti anticipo che ho
in tutti gli angoli della casa telecamere collegate con le forze dell’ordine e
molti oggetti contundenti in punti strategici da usare come armi di difesa e
non ti far venire film strani in mente”.
Si sposta di lato e mi fa entrare in casa con aria divertita.
Mobili moderni, arredamento quello indispensabile senza tanti fronzoli e mi
accorgo, forse sarà solo un caso, ma le pareti sono prive di quadri, come piace
pure a me, ma alla domanda del perché non ha messo nulla appeso al muro, viene
smontata la mia ipotizzata condivisione sull’arredamento minimalista: “Ancora
non ho trovato cosa metterci”.
Appoggio inavvertitamente il vassoio di pizza e la bottiglia del vino su
una mensola che da su un muretto davanti a una porta finestra punto strategico
per ammirare tutto il borgo medioevale castiglionese già illuminato. Un gesto forzato
e compiuto perché per arrivare al tavolo dovevo aggirare un divano e
soprattutto chiedere di spostarsi alla Carla di Cortona non essendoci spazio
disponibile per due persone.
Fortunatamente però quel mio gesto obbligato guadagna quotazioni.
“Pure a me piace mangiare lì – dice la Carla di Cortona - dove mi perdo
nelle bellezze del castello e di tutto quanto vedo da quest’angolo della casa”.
Mi porge l’apribottiglie e dopo pochi istanti servo il vino in due
bicchieri di carta (non posso fare a meno di notare la finezza informale della
mancanza di un calice di cristallo) e lei scarta il vassoio estraendo la pizza
che poi mangiamo, stando seduti su due sgabelli di legno, con in mano due piatti
di plastica.
La conversazione durante la serata e sempre molto puntuale e spazia su
argomenti quasi impensabili. All’inizio rompo il ghiaccio parlando di Quelli
del Gruppo B e le propongo di preparare uno scherzetto ai nostri colleghi di
pedalata e ci riesce pure bene, se avete letto il post precedente a questo,
sapete già di cosa si tratta. Trattiamo molti aspetti delle quotidianità e sono
pochi quelli che possono essere di comune interesse, siamo due persone molte
all’opposto e poi arriva il momento di entrare sul personale. Parto per primo a
parlarle di me e subito dopo lei fa altrettanto raccontandomi la sua vita in
terra cortonese e a turno ci riveliamo le nostre delusioni, ma anche le
soddisfazioni, spostando pure l’argomento sulle incognite del futuro.
Mentre sto per elencarle le mie modeste aspettative, squilla il cellulare
della Carla di Cortona, che aveva sistemato fra il vassoio di pizza e la
bottiglia del vino e non posso fare a meno di leggere un nome “Irene
Sanfatucchio”.
La donna assume un sorriso a tutta faccia, prende il cellulare dice un pronto
così festoso come fosse la mezzanotte dell’ultimo dell’anno e sta per baciare
felice quello che ha davanti, ma purtroppo con me non lo fa, anzi, si sposta in
terrazza.
L’osservo un paio di minuti. Finalmente vedo quell’aria serena che di
sicuro rappresenta la vera Carla di Cortona senza la sua corazza protettiva. Parla
velocemente e divertita con la sua interlocutrice della provincia di Perugia, come
se non ci fossi io a pochi metri di distanza. A quel punto mi sembra giusto
lasciarla da sola nel suo mondo.
La serata finisce lì.
Sicuramente, se il mio amico Renato lo venisse a sapere disprezzerebbe
quanto ho deciso di fare, ma su un tovagliolo di carta le scrivo un messaggio:
“Ci siamo studiati con sospetto, ma pure divertiti a domattina”.
Esco in giardino, mi volto per salutarla, lei mi fa un sorriso e mima un
ciao mentre sparisco dalla sua visuale.
La Carla di Cortona aveva già memorizzato il mio numero di cellulare quando
era venuta in Comune a sistemare le sue posizioni tributarie (aneddoto già
sviscerato qui sul blog con 846 visualizzazioni) e dopo un’ora dal mio rientro
a casa, forse aveva chiuso pochi istanti prima quella interminabile telefonata
con la Irene di Sanfatucchio, mi arriva un suo messaggio.
“Studiare ti fa accrescere le conoscenza, ma spesso non serve a niente”.
Questa non l’ho proprio capita.
Rossano Scaccini
©Riproduzione riservata
I luoghi sono reali come
quasi tutti i personaggi, ma solo Saetta dell’hinterland milanese, Carla da
Cortona e Irene di Sanfatucchio sono di fantasia, come le storie che leggete.
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