sabato 26 gennaio 2019

OGGI SCHEGGIA CONSIGLIA DI GIOCARE ALL’OTTO I SEGUENTI NUMERI: 11, 12 E 28

Scheggia

Era meglio il 12 o l’11 e a quando lo metto il 28?
Queste sono le domande che si sta ponendo Scheggia nella sua stanzetta al buio.
L’ultimo sabato di gennaio lo hanno  funestato di dubbi e anche di bestemmie in dialetto, dove l’io e il rospo imperversavano.
La cruda cronaca. 
Oltrepassato il “Bozzone” il velocista-scalatore si è trovato davanti ma ha contato fino a “uno” e magicamente, come sa fare solo lui, guadagna la seconda ruota. Fin qui nella norma, ma nel rettilineo che porta al bivio per Giuncarco con il braccio sinistro fa ampi gesti, come un vigile quando vuole far scorrere il traffico velocemente e si porta nella sua postazione ideale, ultima ruota a scrocco.
Alla rotonda del Lupo sparisce. Il gruppetto si ferma per aspettarlo. Non arriva. Vincenzo Suero lo chiama al telefono, sembra sia vicino a noi, ma non arriva mai. 
Ripartiamo a passo merenda per aspettarlo e ci raggiunge poco prima l’ingresso di Ribolla. Al bar compie un gesto nobile, offre il caffè, ma poi gli arriva la batosta finale.
Prima di ripartire arriva un gruppo di ciclisti grossetani e si decide di accompagnarli nel capoluogo maremmano e rientrare per la “Castiglionese”.
Sapendolo amante dell’ultima ruota non mi curo molto di Scheggia ma nella dritta del Madonnino, conoscendo le “trofee” che di solito prende, mi ero avvantaggiato e ho deciso di fermarmi per aspettare il plotoncino. Mi sfrecciano davanti e non mi è sembrato di vederlo. Vincenzo Suero si sacrifica, rallenta e rientriamo a Braccagni, ma il nostro velocista-scalatore era assente. Di chiedere informazioni non ce la facevo. Per me si andava troppo forte e ho stretto i denti. I 47 km/h sull’Aurelia mi mancavano.
Rientriamo a Castiglione con il mio computerino che mi segnala un nuovo record. Cotto a puntino sono rientrato a casa stanco, ma se avessi avuto l’11 avrei staccato Suero oggi. Scheggia ha perso un’occasione. A Macchiascandona il campione di piazza Lampedusa era visibilmente provato.
Rossano Scaccini
©Riproduzione riservata.
I personaggi sono veri, come i luoghi. Le storie non si allontanano dalla verità, ma c’è un po’ di sana ironia e tanta fantasia.