GLI ORGANIZZATORI DEL TOUR DE FRANCE SONO SCESI IN MAREMMA E HANNO FATTO TAPPA A TIRLI.
ASSIEME
A LORO ANCHE UN CICLISTA DI CASTIGLIONE DELLA PESCAIA CHE SI SCOPRE AVERLI
CONVOCATI E IN MATTINATA HANNO FIRMATO UN IMPORTANTE CONTRATTO PUBBLICITARIO
DOVE QUELLI DELLA GRANDE BOUCLE SPONSORIZZERANNO LA NEONATA AZIENDA ON LINE
Una
telefonata, non uno scherzo, ma la notizia è da scoop giornalistico.
“Vieni
a Tirli. Quassù ci sono quelli dell’Amaury Sport Organisation, gli organizzatori
del Tour de France e di altre corse molto importanti come Paris-Roubaix,
Liegi-Bastogne-Liegi, Freccia-Vallone, Parigi Nizza e Criterium del Delfinato”.
La
telefonata non termina con quell’annuncio, che già di suo mi doveva far
scapicollare per i tornanti della frazione di Castiglione della Pescaia, ma arriva
la parte più destabilizzante della conversazione via etere: “Con loro –
aggiunge la mia fonte che mi ha chiesto di rimanere anonimo – c’è uno con la
bicicletta, è vestito con il completo del Gruppo ciclistico castiglionese, ma
non lo conosco. Potrebbe essere un infiltrato. Vieni subito a vedere se c’è del
marcio o la cosa è da annuncio per domani, mercoledì 3 gennaio su tutti i
giornali. Se va bene sai la pubblicità per Tirli e Castiglione?”
Sto
per prendere le chiavi della macchina, ma poi decido un modo diverso di
presentarmi al cospetto dei probabili organizzatori del Tour, scesi in Maremma
e poi saliti a Tirli.
Mi
vesto da ciclista pure io, inforco la bici, e parto in direzione del paesino
dove nel cartello d’ingresso c’è stato scritto un’importante annuncio e chi
conosce la frazione sa di cosa sto parlando.
Il
tempo di arrivare nella piazza del paese e mi accorgo che qualcosa di
straordinario, sta animando gli abitanti.
Guardo
meglio e vedo quattro Peugeot station wagon, due camper, un barroccio con un
ciuco pronto a partire.
La
maggior parte dei curiosi era davanti la porta di uno dei due camper, mi
avvicino e esco allo scoperto.
“Mi
conoscete vero?”
Domanda
che mi potevo risparmiare. Non sono mancati gli appellativi più disparati. Il
migliore viene da una signora che mi sorride: “Te sei quello che lavora in
Comune”. Suo marito aggiunge: “Lavoro è una parola grossa per chi frequenta
quelle stanze”.
La
ciliegina sulla torta mi arriva da un altro tirlese: “Ma te non dovresti essere
in ufficio, mica ti si paga per andare in bicicletta”.
Finita
questa serie di facile e qualunquistiche descrizioni, facendo finta di non aver
sentito niente, mi preparo a fare una seconda domanda, che sarebbe stata più
efficace della prima.
“Chi
c’è dentro a questo camper?”
Il
gruppo affiatato di tirlesi si guarda per decidere chi sarebbe stato il
portavoce ed eleggono il più giovane, intorno agli ottanta anni, portati bene.
“Tanto
per incominciare parlano francese e io, vengo dalla Valdichiana, oltre a quel
dialetto e un po’ di italiano, li ho sentiti blaterare nella loro
antipaticissima lingua e non ho capito una mazza di quanto hanno detto”.
Prende
fiato e continua: “Sono saliti in tre. Un uomo, una donna e quello vestito da
ciclista”. Sta per cambiare compagnia, ma ci ripensa e cerca di nuovo l’attenzione
di tutti alzando la voce.
“Comunque
– dice con tono irriverente – anche quello vestito da ciclista il francese un
lo sa. Parla e poi aspetta che quella donna che lo segue passo, passo, gli
traduca le parole di quell’altro”.
Concretizzando:
sono gli organizzatori del Tour, sono venuti a Tirli, ma che intenzioni anno?
Con
il mio francese maccheronico avvicino uno dei transalpini e chiedo
informazioni. Riesco a capire che non sono autorizzati a rilasciare dichiarazioni.
Mi resta solo di mettermi nuovamente davanti al camper che ha dentro il
terzetto e vedere cosa ne viene fuori.
Sono
fortunato. L’attesa si protrae di circa quindici minuti. Poi, si spalanca la
porta del camper escono prima i due francesi e dietro di loro, impossibile ma
vero, l’innominato.
Messi
i piedi a terra gli uomini si stringono la mano davanti alla donna, che li
immortala con una serie di foto. L’innominato non perde l’occasione per
strizzargli l’occhio alla ragazza e lei per gentilezza ricambia con un sorriso.
Tutto
si sussegue velocemente. I transalpini salgono nelle macchine, i camper
riprendono la strada verso il basso. Rimane fermo il ciuco con calesse
incorporato.
I
tirlesi assediano l’innominato. Lo tempestano di domande e lui cosa fa?
Indica
me e dice: “Lui l’ho appena nominato il mio addetto stampa e di Suero. Vi darà
tutte le spiegazioni”.
“Popò
di bischero, lui ne sa quanto noi di che cosa è successo dentro quell’aggeggio
con sotto le ruote. Il gioco è bello quando dura poco. Vedi di parlare alla
svelta, se non vuoi cadere in un ballino di schiaffi”.
Si
era avvicinato un tirlese davvero giovane, e dietro a questa sua affermazione
arriva un fragoroso scrosciante applauso dei presenti.
Non
mi faccio coinvolgere, anzi, assecondo gli abitanti del luogo battendo le mani,
ma i tirlesi, popolazione saggia, capiscono che dalla bocca dell’innominato non
uscirà una parola. A turno, ma tutti quanti, gli augurano di andare a fare in
un certo posto, sempre lo stesso, ed essendo ora di pranzo, rientrano nelle
loro case.
Rimasti
soli nella piazza di Tirli a me l’innominato racconta tutto, chiedendomi prima
se voglio essere davvero l’addetto stampa suo e di Suero.
“Guarda
– gli rispondo – io la penso come i tirlesi, se non la smetti di prendermi in
giro e non mi racconti cosa stai combinando, richiamo quelli meno vecchi e ti
faccio cacciare come sanno fare loro con gli ungulati”.
Subito
dopo capisco che l’innominato sta macchinando qualcosa.
“Tutto
merito dell’azienda che ho aperto con Vincenzo – mi dice soddisfatto – la
Curcuma on-line. Questi francesi so venuti a parlare con me, ma lo abbiamo
voluto fare in un posto tranquillo e qui a Tirli poteva andare bene, ma poi la
cosa mi è sfuggita di mano. Volevo dare maggior credito alla mia azienda e
incontrare i francesi vestito da ciclista. Mi sembrava un ottimo messaggio
pubblicitario. Poi, con l’aggiunta di un po’ di persone non era malvagia l’idea,
cosa che ha avuto un effetto discutibile, ma ormai è andata”.
Devo
ammettere che l’innominato, da quando è entrato in affari con Vincenzo Suero è
cresciuto culturalmente. Il senso del business incorporato lo ha portato a fare
un salto di qualità davvero notevole.
“Prima
di Natale – mi riassume come sono andati fatti l’uomo dell’altra collina
davanti a Tirli – ho mandato una mail a questi francesi descrivendogli l’azienda
che abbiamo fondato e che saremmo stati lieti di presentarla durante gli
appuntamenti del tour”.
Ascoltata
questa frase, sono tornato a pensare che l’innominato mi stesse prendendo in
giro e chissà cosa mi stava nascondendo. Mi auguravo allo stesso tempo che ne
avesse combinata una talmente grossa da arresto, ma ho retto il gioco e l’ho
lasciato continuare a parlare.
“Te
la faccio corta – dice gongolandosi – io e Suero a Luglio faremo parte della
carovana del Tour de France e poi nei prossimi giorni prenderemo parte come
giurati alla scelta delle miss per le varie maglie che saranno assegnate tutti
i giorni al traguardo di ogni tappa, con l’aggiunta quest’anno di di miss
maglietta bagnata che tutti i giorni saremo noi a fare indossare alla tifosa
più bella che scoveremo nei pressi del traguardo”.
Per
un attimo ho provato invidia, ma poi guardando la faccia incupita dell’innominato,
capto che tutto non è rosa e fiori.
“Abbiamo
un problema – dice rassegnato – forse lo avrò solo io, e mi dovrò consultare
con il mio socio Vincenzo. Credo che forse sono stato troppo tempestivo e mi
sono esposto anche per lui”.
Mi
sta incominciando a parlare di penali e altre cose che al giornalista
interessano meno del giusto, e lo richiamo all’ordine.
“Vai
al Tour come ospite, pubblicizzi l’azienda e sei preoccupato? Ma davvero oggi hai
intenzione di prendermi in giro?”
L’innominato
è costretto ad arrivare al nocciolo del problema.
“Che
scusa gli trovo a mia moglie per dirle che devo andare a scegliere miss
maglietta bagnata per tre settimane nel mese di luglio? Lei non mi lascia
andare da solo neanche alla Coop? Dovrò mettere in guardia anche Suero, anzi
gli devo dire di reggermi il gioco e di prendersi lui tutte le colpe. Cosa che
faccio io con sua moglie”.
L’innominato
alla Grande Booucle? Da non crederci.
Rossano
Scaccini
L’innominato
è un personaggio di fantasia. Gli altri e i luoghi sono veri e li utilizzo per
dare forza alla storia.
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