martedì 2 gennaio 2018

GLI ORGANIZZATORI DEL TOUR DE FRANCE SONO SCESI IN MAREMMA E HANNO FATTO TAPPA A TIRLI.

ASSIEME A LORO ANCHE UN CICLISTA DI CASTIGLIONE DELLA PESCAIA CHE SI SCOPRE AVERLI CONVOCATI E IN MATTINATA HANNO FIRMATO UN IMPORTANTE CONTRATTO PUBBLICITARIO DOVE QUELLI DELLA GRANDE BOUCLE SPONSORIZZERANNO LA NEONATA AZIENDA ON LINE


Una telefonata, non uno scherzo, ma la notizia è da scoop giornalistico.
“Vieni a Tirli. Quassù ci sono quelli dell’Amaury Sport Organisation, gli organizzatori del Tour de France e di altre corse molto importanti come Paris-Roubaix, Liegi-Bastogne-Liegi, Freccia-Vallone, Parigi Nizza e Criterium del Delfinato”.
La telefonata non termina con quell’annuncio, che già di suo mi doveva far scapicollare per i tornanti della frazione di Castiglione della Pescaia, ma arriva la parte più destabilizzante della conversazione via etere: “Con loro – aggiunge la mia fonte che mi ha chiesto di rimanere anonimo – c’è uno con la bicicletta, è vestito con il completo del Gruppo ciclistico castiglionese, ma non lo conosco. Potrebbe essere un infiltrato. Vieni subito a vedere se c’è del marcio o la cosa è da annuncio per domani, mercoledì 3 gennaio su tutti i giornali. Se va bene sai la pubblicità per Tirli e Castiglione?”
Sto per prendere le chiavi della macchina, ma poi decido un modo diverso di presentarmi al cospetto dei probabili organizzatori del Tour, scesi in Maremma e poi saliti a Tirli.
Mi vesto da ciclista pure io, inforco la bici, e parto in direzione del paesino dove nel cartello d’ingresso c’è stato scritto un’importante annuncio e chi conosce la frazione sa di cosa sto parlando.
Il tempo di arrivare nella piazza del paese e mi accorgo che qualcosa di straordinario, sta animando gli abitanti.
Guardo meglio e vedo quattro Peugeot station wagon, due camper, un barroccio con un ciuco pronto a partire.
La maggior parte dei curiosi era davanti la porta di uno dei due camper, mi avvicino e esco allo scoperto.
“Mi conoscete vero?”
Domanda che mi potevo risparmiare. Non sono mancati gli appellativi più disparati. Il migliore viene da una signora che mi sorride: “Te sei quello che lavora in Comune”. Suo marito aggiunge: “Lavoro è una parola grossa per chi frequenta quelle stanze”.
La ciliegina sulla torta mi arriva da un altro tirlese: “Ma te non dovresti essere in ufficio, mica ti si paga per andare in bicicletta”.
Finita questa serie di facile e qualunquistiche descrizioni, facendo finta di non aver sentito niente, mi preparo a fare una seconda domanda, che sarebbe stata più efficace della prima.
“Chi c’è dentro a questo camper?”
Il gruppo affiatato di tirlesi si guarda per decidere chi sarebbe stato il portavoce ed eleggono il più giovane, intorno agli ottanta anni, portati bene.
“Tanto per incominciare parlano francese e io, vengo dalla Valdichiana, oltre a quel dialetto e un po’ di italiano, li ho sentiti blaterare nella loro antipaticissima lingua e non ho capito una mazza di quanto hanno detto”.
Prende fiato e continua: “Sono saliti in tre. Un uomo, una donna e quello vestito da ciclista”. Sta per cambiare compagnia, ma ci ripensa e cerca di nuovo l’attenzione di tutti alzando la voce.
“Comunque – dice con tono irriverente – anche quello vestito da ciclista il francese un lo sa. Parla e poi aspetta che quella donna che lo segue passo, passo, gli traduca le parole di quell’altro”.
Concretizzando: sono gli organizzatori del Tour, sono venuti a Tirli, ma che intenzioni anno?
Con il mio francese maccheronico avvicino uno dei transalpini e chiedo informazioni. Riesco a capire che non sono autorizzati a rilasciare dichiarazioni. Mi resta solo di mettermi nuovamente davanti al camper che ha dentro il terzetto e vedere cosa ne viene fuori.
Sono fortunato. L’attesa si protrae di circa quindici minuti. Poi, si spalanca la porta del camper escono prima i due francesi e dietro di loro, impossibile ma vero, l’innominato.
Messi i piedi a terra gli uomini si stringono la mano davanti alla donna, che li immortala con una serie di foto. L’innominato non perde l’occasione per strizzargli l’occhio alla ragazza e lei per gentilezza ricambia con un sorriso.
Tutto si sussegue velocemente. I transalpini salgono nelle macchine, i camper riprendono la strada verso il basso. Rimane fermo il ciuco con calesse incorporato.
I tirlesi assediano l’innominato. Lo tempestano di domande e lui cosa fa?
Indica me e dice: “Lui l’ho appena nominato il mio addetto stampa e di Suero. Vi darà tutte le spiegazioni”.
“Popò di bischero, lui ne sa quanto noi di che cosa è successo dentro quell’aggeggio con sotto le ruote. Il gioco è bello quando dura poco. Vedi di parlare alla svelta, se non vuoi cadere in un ballino di schiaffi”.
Si era avvicinato un tirlese davvero giovane, e dietro a questa sua affermazione arriva un fragoroso scrosciante applauso dei presenti.
Non mi faccio coinvolgere, anzi, assecondo gli abitanti del luogo battendo le mani, ma i tirlesi, popolazione saggia, capiscono che dalla bocca dell’innominato non uscirà una parola. A turno, ma tutti quanti, gli augurano di andare a fare in un certo posto, sempre lo stesso, ed essendo ora di pranzo, rientrano nelle loro case.
Rimasti soli nella piazza di Tirli a me l’innominato racconta tutto, chiedendomi prima se voglio essere davvero l’addetto stampa suo e di Suero.
“Guarda – gli rispondo – io la penso come i tirlesi, se non la smetti di prendermi in giro e non mi racconti cosa stai combinando, richiamo quelli meno vecchi e ti faccio cacciare come sanno fare loro con gli ungulati”.
Subito dopo capisco che l’innominato sta macchinando qualcosa.
“Tutto merito dell’azienda che ho aperto con Vincenzo – mi dice soddisfatto – la Curcuma on-line. Questi francesi so venuti a parlare con me, ma lo abbiamo voluto fare in un posto tranquillo e qui a Tirli poteva andare bene, ma poi la cosa mi è sfuggita di mano. Volevo dare maggior credito alla mia azienda e incontrare i francesi vestito da ciclista. Mi sembrava un ottimo messaggio pubblicitario. Poi, con l’aggiunta di un po’ di persone non era malvagia l’idea, cosa che ha avuto un effetto discutibile, ma ormai è andata”.
Devo ammettere che l’innominato, da quando è entrato in affari con Vincenzo Suero è cresciuto culturalmente. Il senso del business incorporato lo ha portato a fare un salto di qualità davvero notevole.
“Prima di Natale – mi riassume come sono andati fatti l’uomo dell’altra collina davanti a Tirli – ho mandato una mail a questi francesi descrivendogli l’azienda che abbiamo fondato e che saremmo stati lieti di presentarla durante gli appuntamenti del tour”.
Ascoltata questa frase, sono tornato a pensare che l’innominato mi stesse prendendo in giro e chissà cosa mi stava nascondendo. Mi auguravo allo stesso tempo che ne avesse combinata una talmente grossa da arresto, ma ho retto il gioco e l’ho lasciato continuare a parlare.
“Te la faccio corta – dice gongolandosi – io e Suero a Luglio faremo parte della carovana del Tour de France e poi nei prossimi giorni prenderemo parte come giurati alla scelta delle miss per le varie maglie che saranno assegnate tutti i giorni al traguardo di ogni tappa, con l’aggiunta quest’anno di di miss maglietta bagnata che tutti i giorni saremo noi a fare indossare alla tifosa più bella che scoveremo nei pressi del traguardo”.
Per un attimo ho provato invidia, ma poi guardando la faccia incupita dell’innominato, capto che tutto non è rosa e fiori.
“Abbiamo un problema – dice rassegnato – forse lo avrò solo io, e mi dovrò consultare con il mio socio Vincenzo. Credo che forse sono stato troppo tempestivo e mi sono esposto anche per lui”.
Mi sta incominciando a parlare di penali e altre cose che al giornalista interessano meno del giusto, e lo richiamo all’ordine.
“Vai al Tour come ospite, pubblicizzi l’azienda e sei preoccupato? Ma davvero oggi hai intenzione di prendermi in giro?”
L’innominato è costretto ad arrivare al nocciolo del problema.
“Che scusa gli trovo a mia moglie per dirle che devo andare a scegliere miss maglietta bagnata per tre settimane nel mese di luglio? Lei non mi lascia andare da solo neanche alla Coop? Dovrò mettere in guardia anche Suero, anzi gli devo dire di reggermi il gioco e di prendersi lui tutte le colpe. Cosa che faccio io con sua moglie”.
L’innominato alla Grande Booucle? Da non crederci.
Rossano Scaccini
L’innominato è un personaggio di fantasia. Gli altri e i luoghi sono veri e li utilizzo per dare forza alla storia.