sabato 13 giugno 2015

"Dimmi che credi al destino" è il romanzo dell'estate che consiglio di leggere sotto l'ombrellone e in tutti i momenti alla ricerca di serenità

Uno dei libri che sta andando per la maggiore in questo inizio d’estate, secondo me, è: “Dimmi che credi al destino”, l’ha scritto Luca Bianchini, ed a me è piaciuto. 
Conosciuto dal pubblico radiofonico perché conduce la trasmissione radiofonica "Colazione da Tiffany" su Rai Radiodue, che va in onda alle prime ore del mattino. Bianchini scrive anche su «Vanity Fair», per cui tiene un blog, Pop up, e su «la Repubblica» nelle pagine di costume.
“Dimmi che credi al destino” è tratto da una storia realmente accaduta e Bianchini sta raccogliendo tanti apprezzamenti dagli addetti ai lavori, ma soprattutto dai lettori.
Disponibile all’intervista, malgrado tutti gli impegni che lo assalgono, la prendiamo larga. Prima si parla della “mia” Castiglione della Pescaia.
“Paese che conosco bene – mi rivela lo scrittore -  da adolescente ho fatto i bagni più belli alle Rocchette. Un posto magico, una baia incantevole e un mare cristallino”. 
Ma lei come presenterebbe Luca Bianchini?
“Uno scrittore sincero, una persona ironica, un amico affidabile”. 
Ha definito il destino romantico: perché lo ritiene tale?
“Chi crede nel destino ha una visione più ottimistica della vita. E chi è romantico deve per forza credere che tutto finirà bene”.
Ha abbandonato un posto di lavoro sicuro in ufficio per dedicarsi allo scrivere: quando ha capito che le è andata bene?
“Ho lasciato un lavoro fisso dopo aver scritto la biografia di Ramazzotti, che aveva venduto molte copie. Avevo un paio di anni di autonomia economica e mi sono lanciato. Scrivere con lo stress di dover vendere/guadagnare fa scrivere robe brutte”. 
E la percezione di aver svoltato, c’è un evento che la riporta a questa sensazione?
“Quando le riunioni che per anni erano solo con la mia editor, Joy Terekiev, sono diventate pranzi con 8 persone in cui io sedevo a capotavola”. 
“Dimmi che credi al destino" è ambientato a Londra, e questo per me è già un segnale che questo libro lo dovevo leggere. Tutti i romanzi ambientati in quella città mi attraggono.
Riassumendo. Ornella, la protagonista, ha deciso di iniziare una nuova vita, lasciarsi alle spalle un matrimonio e ripartire. Arriva a Londra e apre una libreria assieme a Clara: l’Italian Bookshop.
La metropoli londinese, però, la mette anche davanti tante battaglie da combattere nella quotidianità, non ultima la probabile vendita della libreria da parte del proprietario del fondo per metterci un ristorante. 
Ornella deve trovare il modo di alzare le vendite e per farsi aiutare con nuove strategie coinvolge la sua amica di sempre, la Patti, conosciuta in una clinica di disintossicazione. 
La prima decisione che prendono assieme è quella di assumere un giovane ragioniere, napoletano, che al momento è anche un barbiere.
Colpi di scena, in un romanzo come questo non possono mancare. Quello che mi piace ricordare è quando Ornella deve tornare a Verona per mettere la parola fine al suo passato e stavolta, in questa sfida sarà determinante la vicinanza di Patti.
Rossano Scaccini

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