domenica 26 febbraio 2012

Donatella Scarnati parla della sua professione e di Castiglione della Pescaia

“Castiglione della Pescaia, la Maremma, la Toscana sono affascinanti. La storia, la qualità della vita, il clima, i colori, le tradizioni, tutto questo rende determinati luoghi unici|”.
Donatella Scarnati, inviato speciale della Rai, al seguito della nazionale di calcio, sintetizza così le sue opinioni su questi luoghi.
Da quanto potrete leggere, emerge limpidamente quanto Donatella Scarnati sia una persona che ama svisceratamente il suo lavoro e afferma compiaciuta di metterci sempre lo stesso entusiasmo di quando ha iniziato.
Lei è una delle prime giornaliste sportive donne, ma non vorrei parlare di questo fatto, mi sembra riduttivo, ma da addetta ai lavori mi dice come vede cambiata in meglio negli anni qualche disciplina sportiva?
“Secondo me, é interessante verificare il salto in avanti che hanno fatto tanti sport considerati un tempo minori. Con questo non voglio dire che la scherma o il canottaggio siano al livello del calcio, abbiano la stessa popolarità e siano così ricchi, questo ancora no, ma la situazione è molto cambiata rispetto a quando ho iniziato ad occuparmi di sport. Ormai ci sono atleti amati e conosciuti proprio come i calciatori e tutto questo grazie soprattutto ai loro sforzi, alle medaglie mondiali e olimpiche, ma anche grazie ai media. In Italia, la cultura sportiva lascia ancora a desiderare, ma gli sforzi non mancano e chissà che piano piano non si riesca a raggiungere quei risultati che in molti paesi stranieri sono sotto gli occhi di tutti”.
Fare giornalismo oggi è?
"Schiena dritta, entusiasmo, curiosità, educazione, tenacia, correttezza. È stato detto che il giornalismo è un virus per il quale non si è ancora scoperto un vaccino, sono assolutamente d'accordo!”.
Lei in quest’ambiente che cosa pensava di trovare?
“Nulla che non abbia trovato, nel bene e nel male. Amo questo lavoro e mi considero fortunata a prescindere dai tanti ostacoli che, inevitabilmente, bisogna superare”.
Mi riveli un suo segreto: quale è il personaggio sportivo che segue con discrezione perché le piace come atleta e soprattutto come persona?
“Ce ne sono tanti, penso alla grandezza di Roberto Baggio, alla simpatia di Francesco Totti, alla grinta di Francesca Schiavone, a Cesare Prandelli uomo di sport e di moralità. L'elenco è lungo, mi creda”.
Se non mi vuole fare il nome, mi rivela perché è stata delusa da un intervistato che pensava fosse tutt’altra persona?
“L'intervista da' soddisfazione quando il personaggio che si ha davanti accetta di aprirsi, di dire qualcosa, di essere se stesso. Non è facile, i calciatori, per esempio, sanno benissimo che una parola può dare il via ad una polemica infinita e allora preferiscono essere banali. in questo caso torni in redazione con il morale sotto i tacchi!”.
Paolo Valenti per lei è stato?
“Come un padre. Osservarlo durante Novantesimo Minuto, per me, ogni domenica era uno spettacolo. Mai persa la calma, mai alzato la voce, sempre disponibile e gentile. Lo ringrazio ogni giorno”.
Rossano Scaccini
Foto: gentilmente concessa da Donatella Scarnati
©Riproduzione riservata

sabato 18 febbraio 2012

IL CICLISMO VISTO E VISSUTO DA MORENO MOSER


Prima di essere un ciclista è un ragazzo di 20 anni, con le passioni, i sogni e le necessità di un normale giovane della sua età. Ha frequentato il liceo tecnologico, gli piace ascoltare musica, ha una passione per le macchine e fare tardi la sera con gli amici (questo accade solo quando non è nel pieno della preparazione e durante la stagione agonistica).
Moreno Moser proviene da una famiglia che ha dato molto al ciclismo, ma nell'intervista che state per leggere potrete capire come siano già ben delineate le idee e le ambizioni di questo atleta.
Lei è un ciclista professionista, ma ci parla dei sacrifici che comporta praticare questo sport ad alti livelli?
“Correre in bici non significa solo rinunce, anzi, mi da la possibilità di allargare i miei orizzonti, conoscere gente e crescere dal punto di vista mentale, mi rendo conto che i miei coetanei hanno una vita molto più limitata e monotona, qui invece le giornate non sono quasi mai uguali, e mai niente è certo. Ogni giornata, ogni allenamento ed ogni corsa sono fondamentali per raggiungere l'obbiettivo che ci si è posti”.
Ad oggi che cosa rimpiange?
“Le prime 2 stagioni da under 23 nelle quali non mi sono impegnato per niente, sono riuscito ad arrivare comunque nel professionismo, e in una delle squadre migliori, sicuramente la migliore in Italia, ma con maggiore metodicità nelle categorie giovanili penso che sarei potuto essere qui già da l'anno scorso”.
Far parte di una famiglia che ha un nome importante nell’ambiente del ciclismo, le offre maggiori possibilità o le sta facendo faticare di più?
“Chiamarsi Moser non può essere d'ostacolo, mi rendo conto di avere alcune pressioni in più rispetto ad altri corridori come me, ma non sono il tipo che si preoccupa per queste cose. I vantaggi invece sono evidenti, ad esempio se mi chiamassi Mario Rossi non sarei qui a rilasciarle questa intervista”.
Salita per lei vuol dire?
“E' bellissima, quando si va forte e si sta bene, ma quando si fa fatica a tenere i primi è l'inferno”.
Discesa?
“Penso sia il momento della corsa in cui lo stato d'animo conta maggiormente, quando si sta bene e ci si sente sicuri le curve riescono facilmente, ma se ci si sente insicuri non si riesce a scendere”.
Volata?
“E’ adrenalina pura”.
Concludendo ma come potrebbe riassumere le sue attuali giornate?
“Girano tutte attorno all'allenamento prevista dalla tabella per quel giorno. Quindi, colazione, allenamento, se è stato pesante faccio i massaggi, riposo un po’ sul divano e dopo cena esco a fare due chiacchiere con i miei amici più fedeli”.
Rossano Scaccini
Foto gentilmente concessa da Moreno Moser
© Riproduzione rispervata

ANDRA NOE' RESTA ATTRATTO DAL MONDO DEL CICLISMO

“Castiglione della Pescaia la conosco perché ci passavo con i miei allenamenti nel periodo dei ritiri in Toscana. Ho ancora un bel ricordo agonistico che mi lega a questo luogo: una gara a cronometro del Giro d’Italia che partiva da Grosseto, attraversava Castiglione, con arrivo a Follonica. Se non sbaglio quell’anno, la maglia rosa andò definitivamente sulle spalle di Bierzin, che sconfisse Indurain. Castiglione della Pescaia è un bellissimo posto per le vacanze e per noi ciclisti, mi correggo adesso parlo da ex ciclista, è una meta ambita, anche solo passarci e ammirare le bellezze del territorio ne vale davvero la pena. Quando posso cerco sempre di farlo rientrare nei miei itinerari lavorativi e ricreativi”.
Andrea Noè, ex corridore professionista, ha una lunga carriera di cui essere fiero. In diciannove anni ha avuto la possibilità di gareggiare al fianco di grossi campioni e si è tolto molte soddisfazioni. Ha indossato due volte la maglia di leader del Giro d’Italia: la prima nel 1998 e la seconda nel 2007, all’età di trentotto anni. Oggi rimane la maglia rosa più “vecchia” nella storia del Giro.
Come sono le sue giornate da ex professionista del ciclismo?
“A dispetto di quello che si pensa, sono molto lunghe. Più di prima, quando pensavo solo l’allenamento, alle gare e alla famiglia. Ora ho tante altre cose da fare. Da quest’anno sono consulente per l'Agenza Procure Sportive, A&J, mi occupo dei giovani e sarò un collaboratore della squadra Farnese. Nello specifico avrò il compito di interagire con gli sponsor durante le competizioni. Ho anche creato un gruppo di amici, amatori, appassionati del pedale, il “Bbrontolo Bike”www.brontolobike.itcon un duplice scopo: divertimento e beneficenza (nel 2012 parte del ricavato andrà ad un ente no-profit, Hospice di Abbiategrasso, che si occupa di malati in fase terminale). Molte cose che mi tengono impegnato e poi ho sempre facebook, twitter e il mio sito personalewww.andreanoe.it ”.
Rossano Scaccini
©Riproduzione riservata
Foto: gentilmente concessa da Andrea Noè