sabato 2 ottobre 2010

ACQUA VIZIATA: UN ROMANZO COINVOLGENTE


Ho sempre sostenuto che per far prima a conoscere le persone bisogna farle salire su di una barca e conviverci per qualche ora. Viene subito fuori il meglio o il peggio di loro. Questa mia convinzione in questi giorni l’ho scoperta ben rappresentata anche in un libro che ho preso in prestito in biblioteca: “Acqua viziata” (edizione Tea), scritto da un romano di 44 anni che si chiama Roberto Goracci. Ho letto questo romanzo in un solo giorno che ho trascorso sul motoscafo di mio padre fra Punta Ala e l’Isola d’Elba.
Roberto Goracci dopo aver pubblicato due libri, l’ultimo, “Acqua Viziata”, che ho appena finito di leggere e mi ha incuriosito molto, a tal punto che mi sono dato da fare per realizzare questa intervista, mi tolga una curiosità, lei si definirebbe uno scrittore di che genere?
“E’ una domanda che non mi sono mai fatto. Forse potrei definirmi uno scrittore “esperienziale” dato che mi ispiro per lo più a fatti autobiografici. Non ho frequentato corsi di scrittura. Non scrivo secondo uno schema preciso. Improvviso scrivendo: non so se ci sia una definizione per questo”.
Perché, secondo lei, bisognerebbe leggere i suoi libri?
“Perché mi sforzo di raccontare storie viste da un angolazione diversa, per scardinare i luoghi comuni ed evidenziarne i paradossi. Perchè qualcuno dice che leggendolo si ride pure”.
I suoi amici che ne pensano della sua avventura letteraria?
“Mi pare che siano tutti entusiasti. Mi fido di loro come amici, ma non dei loro giudizi su ciò che scrivo”.
Secondo Roberto Goracci come sono le storie d’amore che nascono su barche come quelle che lei ha presentato sui suoi libri?
“Possono durare molto. In barca ci si conosce meglio e più in fretta rispetto al quotidiano. Le persone sono spogliate non solo dei vestiti (che comunque non è una cosa da poco), ma anche di certe abitudini e convenzioni della vita cittadina. Si sta a contatto 24 ore al giorno, in uno spazio ristretto: si ha tempo per parlare, per confrontarsi e per piacersi. O per odiarsi”.
Roberto Goracci ha lavorato, facendo mestieri davvero particolari: partiamo dallo skipper, quali sono le richieste più ripetitive, che a lei dava fastidio sentire?
“Primo: andare in una baia piena di barche “perché se ci vanno tutti vuol dire che è il posto più bello”. Questa ricerca del meglio a tutti costi mi fa incazzare. E poi il meglio non dovrebbero deciderlo gli altri.
Secondo: la doccetta subito dopo il bagno. L’acqua di mare fa benissimo alla pelle, ma tanti sentono il bisogno di sciacquarsi immediatamente come se si fossero tuffati in una fogna invece che nell’acqua cristallina di una baia incontaminata.
Terzo: scendere sempre a terra: per fare colazione, per cenare, per comprare il giornale. Certa gente in barca si sente in prigione”.
Cercando notizie su di lei ho scoperto anche che è stato un soldato, ma non era un lavoro davvero inconsueto per un amante della libertà, stare agli ordini dei superiori?

“Ho scritto scherzosamente “soldato” nella mia biografia perché una volta era obbligatorio, anche se parecchi riuscivano ad evitare il servizio militare con vari stratagemmi. Io non ci sono riuscito e mi pare giusto sottolinearlo”.
Lei ha anche “cacciato” tesori nei Caraibi, ma che cosa può svelare di questo momento della sua vita?
E’ stata un esperienza surreale. Reduce dal fallimento del mio ristorante mi sono unito ad una spedizione italiana che cercava i tesori dei galeoni nelle acque di Cuba, in società con il governo cubano. La spedizione aveva pochi mezzi e pochi soldi: pareva il gruppo TNT. In sei mesi di ricerche trovammo relitti, vecchi cannoni e ancore, ma niente di valore. Dovrò scriverci un libro prima o poi”.
Roberto Goracci ha vissuto per qualche anno a Cuba, di sicuro lei l’ha conosciuta non per come noi la vediamo in televisione o nelle riviste di viaggi: ce la presenterebbe?
“L’ho già abbondantemente presentata nel mio primo romanzo “ A est dell’Avana” , sempre edito dalla Tea, di cui sta uscendo la quarta edizione. Lo consiglio non solo a chi ama Cuba, ma anche a chi sogna di mollare tutto e andare a vivere in qualche paradiso tropicale. Io l’ho fatto: è stata un’esperienza fantastica, ma non facile”.
Concludiamo con qualche domanda sulla cucina, lei è un cuoco, che cosa le piace preparare?
“In barca mi sono abituato a creare piatti con gli ingredienti a disposizione, che di solito non sono molti. A casa apro il frigo e uso la fantasia: niente ricette, dosi, pesi e misure. Talvolta possono anche uscire fuori delle schifezze”.
Un uomo per far colpo su di una donna che cosa dovrebbe portare in tavola?
“Qualsiasi cosa, ma presentata molto bene”.
Ed una donna con quale pietanza potrebbe far subito colpo su di un uomo?
“Qualsiasi cosa, basta che lei sappia come presentarsi”.
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Nella foto Roberto Goracci